L'incrociatore corazzato

San Giorgio

a Tobruk

1940 - 1941

 

Il San Giorgio

    Varato il 27 luglio 1908 presso il Regio Cantiere di Castellammare di Stabia, l'allestimento terminò nell'ottobre 1909, l'unità venne infine consegnata alla Regia Marina nel 1911.

Caratteristiche San Giorgio

Il San Giorgio, con il suo gemello San Marco, venne utilizzato senza correre rischio durante la guerra Italo - Turca nel 1912 lungo le coste della Libia, e durante la Prima Guerra Mondiale non si ebbero scontri con il nemico.  Durante tutto il primo conflitto mondiale la nave compì in tutto dodici missioni in Adriatico.

Dopo la guerra gli incrociatori corazzati vennero considerati superati in quasi tutte le marine del mondo, e quella italiana non fece differenza, così il San Giorgio venne destinato a compiere missioni in Estremo Oriente e in Spagna, durante la guerra civile.   Nel 1936 venne adattato a nave scuola e venne ammodernato, con modifiche estese alle sovrastrutture ed all'apparato motore.   Al termine dei lavori venne impiegato in tale ruolo per due anni.

Durante la guerra

Con lo scoppio delle ostilità venne deciso che la nave avrebbe contribuito alla difesa della piazzaforte di Tobruk, grazie alle sue artiglierie di grosso calibro con una gittata di oltre venti chilometri ed alla sua contraerea rinforzata, essendo le difese della base piuttosto carenti.  Funzione principale sarebbe dovuta essere la difesa nei confronti di attacchi provenienti dal mare, cosa che avvenne in una sola occasione, il 12 giugno 1940, in risposta al tentato attacco da parte di due incrociatori leggeri inglesi.   In ogni caso le artiglierie di grosso calibro, da 254 mm  e da 190 mm, seppur datate, erano di efficacia tutt'altro che trascurabile.

Per il tiro contraerei la nave disponeva di cinque impianti da 100/47, per un totale di dieci armi, e di tre impianti da 20 mm e quattro da 13.2 mm.  Fu proprio per la sua intensa attività contraerea che il San Giorgio divenne famoso durante la sua breve permanenza in Nord Africa.

L'attività


Il San Giorgio al suo posto a Tobruk tra le reti parasiluri

Il San Giorgio giunse a Tobruk il 13 maggio 1940, ed immediatamente si provvide a ricoprire il ponte di sacchetti di sabbia, in modo di supplire alla scarsa corazzatura orizzontale della nave.   Il San Giorgio era stato infatti costruito in un'epoca in cui le bombe d'aereo ancora non rappresentavano una minaccia, quindi la protezione era stata studiata per resistere a proietti di cannone che avrebbero colpito la nave lungo la murata, sulla protezione verticale.   Curiosamente, durante la sua permanenza a Tobruk l'unico serio pericolo per l'unità fu proprio rappresentato dagli aerei inglesi.

Il 12 giugno 1940 il San Giorgio aprì il fuoco per respingere uno dei pochi attacchi portati dal mare, contro due incrociatori leggeri britannici, il 19 giugno ed il 6 novembre fece lo stesso contro due attacchi portati da sommergibili, che non ottennero successo.  

Il 28 giugno 1940, le armi dell'incrociatore, dopo aver fatto fuoco contro una formazione di dodici bombardieri britannici, dirigevano il fuoco contro uno dei due aerei in volo sopra la rada che, senza aver fatto segnali di riconoscimento, puntava dritto verso la nave.   Purtroppo, si trattava di un aereo italiano, un bombardiere S.M.79, pilotato dal Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, governatore della Libia, il quale perì nell'abbattimento dell'aereo.   La morte di Balbo è una vicenda che ancora oggi, a distanza di oltre 60 anni, presenta molti lati oscuri.


Il complesso antiaerei binato di prora da 100/47

Il 16, il 19 ed il 20 luglio la rada e l'incrociatore vennero attaccati da aerosiluranti nemici, che non riuscirono a danneggiare il San Giorgio ma provocarono l'affondamento dei cacciatorpediniere Ostro e Zeffiro.

Infruttuosi furono invece i bombardamenti in quota del 15 ottobre e del 19 novembre, e lo stesso dicasi per il cannoneggiamento del 19 e del 21 gennaio 1941 da parte di una batteria britannica piazzata a ridosso di Tobruk, prima della caduta della piazzaforte.   Solo il 21 gennaio la nave fu colpita da tre proiettili che misero fuori uso uno dei complessi antiaerei da 100 mm.

         

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