Prima battaglia della Sirte

17 dicembre 1941

 

Verso lo scontro

 

Le prime a prendere il mare furono le unità inglesi, che lasciarono Alessandria alle 22.00 del 15 dicembre, e navigarono verso ovest tranquillamente per tutta la notte e la mattinata del 16.

Le unità italiane lasciarono invece gli approdi il giorno 16.

Alle 14.50 del 16 dicembre la formazione di Vian fu avvistata da un ricognitore tedesco a sud di Creta, il quale commise l'errore di identificare la petroliera come una nave da battaglia, errore che fu reiterato altre volte durante la giornata.   
Alle 13.40 infatti un ricognitore del Littorio trasmise l'avvistamento di una nave da battaglia.

La formazione inglese fu seguita durante il giorno anche dai ricognitori del Littorio e del Trento, che continuarono a dichiarare la presenza della fantomatica nave da battaglia, e alle 15.43 il cacciatorpediniere Oriani segnalò erroneamente l'avvistamento di fumi all'orizzonte.

Finalmente, erano le 17.23, il gruppo delle corazzate, che in quel momento procedevano in linea di fila verso sud con la Littorio in testa, avvistò all'orizzonte il fuoco contraereo delle unità britanniche, in quel momento sotto attacco da parte dell'aviazione.

 

La battaglia

 

Avvistate le navi nemiche Iachino ordinò di virare verso di esse alla velocità di 24 nodi e alle 17.53, circa un quarto d'ora dopo il tramonto del sole, il Littorio aprì il fuoco dalla considerevole distanza di 29.000 metri, seguito dapprima dal Doria e dal Cesare, poi anche dal Trento.


La Littorio, vista dal Cesare, mentre fa fuoco durante un'esercitazione

Vian inviò subito verso sud il Breconshire con la scorta dei caccia Decoy e Havock, mentre con i suoi incrociatori e  i caccia residui diresse incontro alla formazione italiana, simulando un attacco.   
Intanto le navi inglesi si dovettero difendere da un ulteriore attacco aereo.

Calata infine l'oscurità il contatto venne rotto e le due formazioni tornarono ai rispettivi compiti.

Le navi da battaglia italiane cessarono il fuoco alle 17.59, dopo soli sei minuti di tiro, mentre le unità inferiori le imitarono alla 18.10.


L'incrociatore pesante Trento

La Flotta Italiana mise a segno su un caccia inglese un colpo da 203  sparato dal Trento.   Tutto qui.

Infine va detto che la Forza K, uscita da Malta, fu inviata da Vian a caccia del convoglio italiano con l'intenzione di distruggerlo, approfittando del fatto che le navi italiane, prive di radar, non avrebbero potuto affrontare un combattimento di notte, ma ciò costò molto caro agli inglesi, infatti nella notte tra il 18 e il 19 le unità inglesi incapparono in un campo minato posato dagli incrociatori italiani, con conseguenze tragiche : l'incrociatore Neptune, urtate tre mine, si capovolse ed affondò con un solo superstite, l'incrociatore Aurora fu danneggiato molto gravemente e il Penelope solo lievemente.   Affondò anche il cacciatorpediniere Kandahar.   

La Forza K, che tanti grattacapi aveva dato ai comandi italiani con la sua azione contro il traffico, si veda ad esempio la storia del convoglio Duisburg, aveva cessato definitivamente di esistere, con immediati vantaggi per le comunicazioni italiane con la Quarta Sponda.

Inoltre non va dimenticato che pochi giorni dopo gli uomini della X flottiglia MAS, trasportati dal sommergibile Scirè, penetrarono nella base di Alessandria ed affondarono le due navi da battaglia Queen Elizabeth e Valiant, danneggiarono il caccia Jervis e la petroliera Sagona.

Infine gli inglesi persero nelle acque orientali, ad opera degli aerei giapponesi, le corazzate Prince of Wales e Repulse.

Il 1941 non si concludeva certo bene per la Marina britannica.

 

Conclusioni

 

L'operazione M. 42 si concluse felicemente, il convoglio giunse sano e salvo a destinazione e la Marina non subì perdite.


L'incrociatore pesante Gorizia

La petroliera Breconshire giunse felicemente a Malta con il suo prezioso carico.

Si vede bene come questa sia stata per la Regia Marina un'occasione mancata, infatti pur avendo una superiorità indiscutibilmente schiacciante, Iachino non portò a fondo l'offesa contro le navi nemiche ma preferì ritirarsi quando calò la notte, evidentemente timoroso del radar che già tanto male gli aveva fatto a Matapan.

Egli si giustificò anche dicendo che aveva avuto informazioni della presenza di una corazzata nemica, ma lui, sempre pronto a criticare il suo predecessore Campioni per scarso spirito offensivo, di navi da battaglia ne aveva ben tre, più eventualmente una, ed inoltre il Littorio era un'unità moderna e decisamente superiore a quelle inglesi, e già da sola sarebbe stata sufficiente a giustificare un attacco ben più deciso!

Quindi?

Quindi la Marina italiana aveva visto sfumare una importantissima opportunità, ma anche in questo caso, contrariamente a quanto accadeva nella Royal Navy, non fu avviata in merito nessuna inchiesta, né si giudicò negativamente l'accaduto.   Pareva che a Supermarina fosse considerata una vittoria ogniqualvolta si riuscivano a riportare a casa le navi intatte.

 

 

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