La vicenda dei Pisano a Pistoia cominciò nel 1273 con Nicola, incaricato dagli Operai di san Jacopo dell'altare del Santo patrono, e si concluse con il pulpito che Giovanni consegnò alla pieve di S.Andrea nel 1301. Poche sono le notizie documentarie concernenti l'opera, ed una soltanto la testimonianza diretta: l'iscrizione in bei caratteri gotici ed in lingua latina che corre tra le arcatelle e i parapetti.
I versi nominano il committente, il pievano Arnoldo , i tesorieri Andrea Vitelli e Tino di Vitale, e l'artista Giovanni Pisano, lodatissimo artefice che qui, come si legge, seppe superare il padre in sapienza. Per ultimare il pulpito occorsero a Giovanni, stando agli scritti del Vasari, quattro anni per cui essendo stato ultimato nel 1301 si deduce che l'artista vi dovette attendere dal 1297, quando a cinquant'anni era nel pieno della sua apprezzatissima attività.
In quegli anni Giovanni risiedeva a Pisa dove era impegnato sia con gli scandagli sulle strutture del campanile sia nell'esecuzione di un'opera in avorio da porsi sull'altare maggiore della cattedrale, di questa oggi rimane la bellissima Madonna. E' quindi probabile che egli abbia eseguito le sculture per il pulpito nell'officina che egli aveva a Pisa già ai tempi della collaborazione con il padre Nicola. Terzo in ordine di tempo tra i grandi pulpiti dei Pisano, il pergamo pistoiese giunge ad altissimi risultati nel comporsi armonioso di scultura ed architettura.

Il vasto programma iconografico illustra la dottrina della Redenzione secondo un impianto che vede il registro inferiore dedicato alle Allegorie, il mediano alle Profezie e il superiore alla manifestazione di Cristo nella storia, dalla Nascita alla Crocifissione e al Giudizio Finale. Il parapetto esagonale è sostenuto da sette colonne di cui la centrale poggia su tre grifoni alati e tre delle esterne su di un leone, una leonessa e un telamone che benché ispirato alle analoghe raffigurazioni simboliche di età romanica è di originale impostazione. Questo raffigura Adamo e prima della scomposizione seicentesca del pulpito sorreggeva il parapetto dedicato alla Natività di Cristo. Il registro mediano che si dipana negli spazi lasciati liberi dai pennacchi degli archi polilobi è dedicato alla profezia e raffigura i profeti del mondo giudaico e le sibille del mondo classico. Il registro superiore articolato nei cinque parapetti che costituiscono il recinto del pulpito illustra:
nel primo rilievo l'Annunciazione, la Natività, il Bagno di Gesù e l'Annuncio ai pastori; nel secondo il sogno dei Magi; nel terzo la strage degli Innocenti, nel quarto la Crocifissione e nel quinto il Giudizio Universale.
Il pulpito ai tempi della sua esecuzione era posto dinanzi al presbiterio, oggi si trova lungo la navata destra ed è prossimo alla penultima colonna. Fu rimosso dalla sua primitiva collocazione nel 1619 dal pievano Bartolomeo Cellesi quando, oramai perduta la sua funzione, non veniva più utilizzato per la Messa ma soltanto per la predicazione, venne scomposto e privato di qualche sua parte. Furono rimossi i due leggii; quello dell'Evangelo con l'Aquila di san Giovanni completava il Tetramorfo ed è oggi tra le collezioni del Metropolitan Museum di New York, mentre quello dell'Epistola con Cristo in Pietà tra due angeli completava il gruppo dei tre Apostoli e si trova oggi nei Musei statali di Berlino.

 

Scrisse Giorgio Vasari nelle Vite del 1568: E perché i pistolesi avevano in venerazione il nome di Nicola padre di Giovanni ... fecion fare ad esso Giovanni un pergamo di marmo per la chiesa di S.Andrea, simile a quello che egli aveva fatto nel Duomo di Siena. Giovanni diede dunque finito il suo in quattro anni, avendo l'opera di quello divisa in cinque storie della vita di gesù Cristo, e fattovi oltre ciò un giudizio universale con quella maggior diligenza che seppe, (...). E intorno ad esso pergamo sopra alcune colonne che lo reggono, intagliò nell'architrave, parendogli, come fu in vero, per quanto sapeva quell'età, aver fatto una grande ebell'opera, questi versi: Hoc opus sculpsit Joannes, qui res non egit inanes, Nicoli natus (...) meliora beatus, quem genuit Pisa, doctum super omnia visa.