LE PRIME CONSIDERAZIONI.

 

 

 

 

Leggendo l'intervento di Marco sul concerto del Piper del 18 aprile, possiamo subito fare delle piccole considerazioni. I punti fondamentali mi sembrano questi.

 

  1) I Pink Floyd hanno suonato il pomeriggio del 18 aprile e Marco era presente insieme al suo amico Lanfranco.

 

  2) Lo spettacolo di "suoni e luci psichedelici" era stato pubblicizzato non solo con gli inserti sulla stampa di Roma, ma anche con dei manifesti 1,5x1 metro, di cui non avevamo mai sentito parlare prima. E' anche probabile che siano stati stampati dei manifesti più piccoli, quelli che solitamente vanno a finire all'interno delle attività commerciali o sulle vetrine dei negozi specializzati. Sul libro di Bonanno-Bornigia del Piper si può vedere la riproduzione di un manifesto di Pippo Baudo al Piper del 30 gennaio 1969 e la tipografia è indicata come "Tipogr. TIP - ROMA". Probabile che fosse la tipografia di riferimento. Un piccolo particolare evidenziato da Nino Gatti: non tutte le tipografie stampano un formato così grande, un metro per un metro e mezzo, di solito sono quelle che lavorano per i manifesti del circo, del cinema, degli spettacoli in genere.

 

  3) Il presentatore era Eddie Ponti. Sul libro di Bonanno, si dice che al Piper "...Presentava sul palco Eddie Ponti che, complice Pietro Vivarelli, cominciò a trasmettere e a registrare a Radio Montecarlo". Forse Vivarelli potrebbe ricordare qualcosa, ma bisognerebbe cercarlo. Tra quelli che erano sempre presenti al Piper dell'epoca e che magari potevano essersi fermati ad ascoltare i Pink Floyd (non erano famosi, ma erano un gruppo inglese e per cui un ottimo richiamo per tutti i musicisti o aspiranti tali italiani) c'erano Mita Medici, Loredana Bertè, Renato Zero, Giampiero Scalamogna (era il cantante dei Gepy&Gepy), Caterina Caselli, Mal dei Primitives, I Rokes, The Pipers, Wess, i Piranas, i Senate, gli Airedales, Marcello Rosa, Cicci Cantucci, Carletto Loffredo, Giovanni Tommaso, Gianni Munari, Bruno Biriaco, Gianni Saint Just, Dora Musumeci Four Kents, Le Orme, perfino i Pooh.

 

  4) I teli bianchi davanti alle casse e gli effetti di luce. Forse si notano poco, ma nelle foto di Piero si nota "uno sfondo bianco", sicuramente sono i teli. Può darsi che lo spettacolo della sera fosse quello che costava di più, visto che era destinato a quelli più grandi e non ai ragazzi, e che gli effetti speciali, come il loro famoso light show e le proiezioni, venisse utilizzato solo in uno spettacolo. Ma Marco ricorda con precisione di aver visto lo spettacolo del pomeriggio del 18 aprile e gli effetti. I teli bianchi si vedono pure sulle foto di Alessandro Dionisi Vici (che abbiamo visionato solo ultimamente).

 

 

Alcune considerazioni e approfondimenti possiamo farli per quanto riguarda la scaletta dei brani che eseguirono in quesi quattro concerti; certamente non abbiamo prove in tal senso, ma solo vaghi ricordi di coloro che assistettero ai concerti, sicuramente i due pomeridiani, visto che erano quelli aperti ai "giovani" (oggi settantenni). Dunque, analizzando i ricordi delle persone e le scalette in voga in quel periodo, possiamo agevolmente fare delle ipotesi, almeno per il concerto del 18 aprile pomeriggio, pur senza dimenticare che i Floyd potevano benissimo aver variato le scalette per gli altri concerti..

La scaletta. "Astronomy Domine" e "Interstellar Overdrive" sono di sicuro le probabili, abbiamo dubbi sulle altre, come "Remember a day". Con il libro di Povey-Russell alla mano, dei primi 6 mesi del 1968 non ci sono molte scalette, ma quella di Roma del Palaeur del Festival di maggio indica "Astronomy Domine", "Interstellar Overdrive", "Set the controls..." e "Pow r toc h". A Brighton l'11 maggio fecero anche "It would be so nice" e "Let there be more light".

Interessanti come metodo di paragone, sono invece i due concerti di Amsterdam. Il primo aveva come scaletta "Let there be more light", "Interstellar Overdrive", Set the controls...", "A Saucerful of secrets", mentre il secondo aveva "Keep smiling people", "Let there be more light", "Set the controls...", "Flaming" e "A Saucerful of secrets". E' probabilissimo che i Floyd cambiassero le scalette quando facevano due show nello stesso giorno, per non annoiarsi o forse per proporre due brani diversi e per testare dal vivo i loro brani che magari non erano ancora stati incisi. Sappiamo che sarebbe stato un loro punto di forza negli anni successivi.

Secondo noi è tra questi brani che vanno cercati anche quelli suonati nei quattro show del Piper. Il ricordo di Marco Sersale è che hanno suonato due pezzi dall'album "A saucerful of secrets", Mason usando le bacchette con i feltri. Il primo è con ogni probabilità "Set the Controls for the heart of the sun", il secondo potrebbe essere "Let there be more light". Ma anche "Flaming" veniva suonata così e nel tour americano del 1968 la suonavano spesso. Non ci risulta che esistano notizie di esecuzioni dal vivo di "Remember a day" (anche se qualcuno la mette nella scaletta del Palasport del 6 maggio 1968); del resto, solitamente, Wright veniva sempre un po' ignorato dai compagni). Poco probabile anche "The gnome". Mason suona le "mazze" in diversi brani che suonava dal vivo in quel periodo: "Pow R toc H", "Flaming", "Set the controls...", "A saucerful of secrets". Dunque la scelta può essere vasta e se escludiamo "A saucerful of secrets", secondo quanto affermato da Marco Sersale, le altre sono abbastanza probabili. Certo è che "The Gnome", come detto, è improbabile che l'abbiano fatta, così come per "The Scarecrow", ma non si può escludere del tutto, come anche troviamo non impossibile "Matilda Mother". Invece, "Let there be more light" sembra piuttosto frequente nelle scalette di cui siamo a conoscenza di quel periodo, così come "Flaming". Solo una persona (Danilo Stolzi) ricorda anche una "See Emily Play", ma non abbiamo prove in tal senso, anche se poteva benissimo far parte della scaletta, così come "Matilda Mother", entrambi pezzi molto gettonati in quel periodo post-Barrett.

Insieme alle citate "Astronomy Domine", "Interstellar Overdrive" e "Pow R. Toc H" (...se a Marco è rimasto in mente il "..c-c-c-c...", non vedo cosa possa essere se non "Pow R. Toc H"...) fanno 5 pezzi, aggiungendo anche "Set the Controls for the heart of the sun" (forse riconoscibile dalle foto di Piero Poletti), e la scaletta del concerto del 18 aprile 1968 (pomeriggio) poteva essere sicuramente questa:

- "Astronomy Dominè", "Pow R. Toc H" (confermate)

- "Flaming", "Let there be more light"

- "Set the controls for the heart of the sun", "Interstellar Overdrive" (confermate)

 

Certo è che nessuna setlist può basarsi su una memoria cinquantennale, già ci sono errori sulle setlists basate sulla memoria dei giornalisti che hanno azzardato citare pezzi su recensioni buttate giù la sera stessa o a pochi giorni dai concerti, a volte... Impossibile anche sapere, o persino intuire, se nei quattro concerti siano stati eseguiti gli stessi pezzi o meno, ...esempi di concerti pomeridiani e serali ce ne sono pochi (...tra cui quello di Amsterdam, sempre nel 1968...) e rivela poche variazioni l'uno dall'altro, ma chi mai può dire cosa fecero in quei quattro concerti? L'unico modo per avere una setlist accurata è trovare documenti SIAE in effetti, abbastanza improbabile...

Un fatto importante (ed in questo siamo stati fortunati...) è che tutti i particolari su strumenti ed amplificazione li poteva ricordare solo un appassionato che suona o suonava. E sottolineo che siamo stati fortunati, perchè molte persone del pubblico dell'epoca, se di età media di 20 anni, adesso hanno abbondantemente superato i sessant'anni e per cui non devono avere molta dimestichezza con internet, ...dunque trovarli online è un miracolo. Il miracolo che abbiamo avuto con Marco. Dunque, non credo abbiamo molta scelta. Se si vuole arrivare in fondo al mistero delle quattro date del Piper (...foto, locandine, altri ricordi o, addirittura, registrazioni...), non dobbiamo smettere di tempestare internet, giornali musicali e simili con richieste di materiale e, naturalmente, farci guidare dal nostro buon fiuto, trovare la gente che all'epoca era presente, per raccogliere informazioni su chi, musicista o meno, era presente al Piper in quei giorni. Non credo riusciremo a trovare la scaletta ufficiale, a meno che non frughiamo tra le carte della SIAE con la distinta dei brani e degli autori suonati in quelle occasioni.

 

 

Un esempio di biglietto "anonimo" usato al Piper Club

 

Aggiungo solo, per dovere di cronaca, alcuni particolari:

a) i biglietti di quelle serate non portavano nessun tipo di indicazione del concerto, secondo la testimonianza di Marco Sersale, ma erano i soliti biglietti bianchi "anonimi" del Piper Club in uso in quei tempi (vedi sopra);

 

b) il poster rosso a cui accennava Marco Sersale era effettivamente un manifesto usato per pubblicizzare l'evento sui muri di Roma, un poster ormai divenuto leggenda (in circolazione ne esistono 2 o 3, di cui uno esposto in una bacheca nelle scale del Piper Club);

c) con le foto di Piero Poletti ed il racconto di Marco Sersale si capisce che la disposizione della band sul palco era al "contrario" (ovvero, da SN: Wright, Waters, Mason, Gilmour), poco frequente - ma comunque usata in talune occasioni - rispetto a quella classica che tutti conosciamo (da SN: Gilmour, Mason, Waters, Wright).

 

(considerazioni di Stefano Tarquini, Nino Gatti, Sara Vidoni-Guidoni, Danilo Steffanina).

 

 

 

prosegui (9)