“ROMA 1971”
 

 

 

 

  Paolo Bonifazi (Roma).

"...Certamente Stefano, debbo dire che quel concerto è stato forse la più grande emozione della mia vita, ero molto giovane ...ma ho ancora negli occhi e nelle orecchie l'apertura di "Atom hearth mother", unica nota negativa è stata alla fine del concerto quando un gruppo di scalmanati voleva entrare senza pagare il biglietto ed è dovuta intervenire la Polizia lanciando lacrimogeni, ricordo che allora avevo un Italjet ed abitavo ai Parioli, esattamente dall'altra parte di Roma. Se ti occorrono altre testimonianze cerchero' di trovarle..." "...Quello che ricordo ancora è anche che a quel concerto ci sono andato assieme ad una mia amica dell'epoca, della quale ho perso le tracce, ...ciò che ricordo maggiormente di quel memorabile concerto è l'inizio della suite di "Atom hearth mother", ricordo il buio totale nella sala e si sentiva soltanto l'orchestra, dopodichè un faro si accese ed illuminò la batteria di Nick Mason, la quale mi sembra che fosse la stessa che appare nel film di "Pompei", il concerto fu tutto con le luci del Palaeur, ...i miei ricordi per ora di esauriscono ma se mi dovessero tornare in mente altri flash te ne renderò partecipe...". (Paolo Bonifazi; intervista via email, 2018).

"...Ricordo che fu la più grande emozione della mia vita, era il 20 giugno del 1971 ricordo che il concerto fu funestato alla fine da gruppi di estrema sinistra che volevano entrare gratis e tutti i vetri andarono in frantumi, onestamente la qualità del suono di allora non era neanche paragonabile a quella di ora. Ho avuto dei biglietti per entrare da uno zio allora molto importante di una mia amica, non ricordo come sia venuto a conoscenza del concerto. Ricordo il buio all'inizio del concerto che, se non ricordo male, fu annunciato da Carlo Massarini, mi sembra di ricordare che Gilmour suonasse anche con una Stratocaster rossa, naturalmente la parte più emozionante fu la suite di "Atom heart mother"...". (Paolo Bonifazi; intervista via email, 2017).

© 2017 Stefano Tarquini

 

 

 

  Marco Sersale (Roma).

"...Credo che tutto quello che mi ricordavo di quel bellissimo ed incredibile pomeriggio al Piper te l'ho descritto nel resoconto che ti mandai. Ti ricordo che ero presente anche al concerto del 20 giugno al Palazzo dello Sport (tre anni dopo), dove le luci bianche rimasero accese credo per uno sciopero dei pompieri o una cosa del genere, o almeno così ci fu detto. In quella occasione, fecero tutta la suite di "Meddle", ti potrei anche raccontare i miei ricordi di quella serata come per esempio l'effetto quadrifonico (Azimuth) ed il fatto che con i miei amici al bis urlammo a squarcia gola "Astronomy Dominè Astronomy Dominè" ...e la fecero...". (Marco Sersale; intervista, 2017).

© 2017 Stefano Tarquini

 

 

 

  Andrea Sinico (Roma).

"...Ho riletto ma con attenzione la parte di Brescia dell'articolo di Armando Gallo e ora capisco meglio dei dettagli di mio papà. All'epoca li conosceva ma non da vero fans, preferiva Jettro Tull, Vanilla Fudge e altri. Ma quella sera cambiò tutto. Prima aveva solo "Atom Heart Mother" e "Ummagumma", poi diventò un appassionato dei Pink Floyd. Senza rancori, ma mio papà preferì i Pink Floyd da "A saucerfull of secrets" in poi, anche se sa che tutto è grazie ad Syd Barrett. Tornando a Brescia una cosa che mi ha colpito di mio papà che disse che i suoni ti circondavano ed a quel epoca era una novità. Poi il palco, ma soprattutto il posto non era il massimo, ma usavano da quello che ho capito un telo dietro al palco. Questo me lo ricordò anche in "Pulse", che fecero lo stesso sul disco e lui subito mi disse che è lo stesso effetto fatto a Brescia. Ma i ricordi possono essere distorti dal tempo, certo. Ultima cosa: mio papà rimase ammirato dai vestiti semplici che indossavano come normali persone..."

"...Comunque, ora so che devo escludere il telone dietro il palco, lo hanno usato sino al 1968, sia Brescia che Roma erano Palasport, ma ho visto sul vostro libro che in quell'occasione i Floyd non avevano nemmeno le loro luci normali, poichè ebbero dei ritardi nei trasporti, e per cui le luci furono semplicemente quelle del Palasport ...Sai, il mio papà ha visto molti concerti ed in quel epoca di tanti gruppi. Non vorrei che abbia confuso un live da qualche parte con il telo dietro del 1968 ed il concerto del 1971..."

"...A Roma mi disse che era rimasto per via dei suoni delle moto di "Atom heart mother" che rimbombavano ovunque da un lato all'altro. So che è andato all' estero anche per altri gruppi e li non vorrei che abbia sbagliato. Mio zio, invece, per lavoro era sempre in giro ed alle volte portava anche mio papà. Mio zio è un hippie a quel epoca faceva braccialetti anche con ambra, ora è uno dei venditori più conosciuti di ambra. Con questa scusa era sempre a concerti. Difatti stiamo parlando di ricordi di tanti anni fa e per come mi ha parlato di sto telo di sicuro da qualche parte l'ha visto perché era molto dettagliato..."

"...Sul palco che aveva poco questo me lo ha sempre detto, sia lui che lo zio. Ho trovato mio zio questa mattina alle bancarelle di Lazize. Mi ha confermato che il telo dietro non c'era, ma il concerto era a Roma. Mi ha detto che il palco era simile a Pompei con delle casse grandi dietro di loro e nei lati. Delle luci colorate e altre casse sparse in giro. Una cosa che ricorda, che in "Atom Heart Mother", quando Nick inizia a suonare rullando, gli si rompe la bacchetta e subito sono stati pronti a sostituire senza far notare la differenza nel suono. Un po' come in Pompei. Lui se lo ricorda perché notò e rimase colpito dalla bravura a rimediare.". (Andrea Sinico; intervista via email, 2016).

© 2016 Stefano Tarquini

 

 

 

  Francesco De Luca (Roma).

"...Si, ero al Palaeur nel 1971. A me pare di ricordare di aver già mandato dei miei ricordi a qualcuno, non sono sicuro fossi tu ...comunque, che dirti? Avevo 16 anni nel 1971 e l'anno precedente un amico mi fece conoscere i Pink Floyd di "Ummagumma". Rimasi affascinato dal loro suono spaziale e da allora li seguii disco dopo disco, fino a "The final cut", che secondo me segnò la conclusione della storia del gruppo in quanto gruppo. Ho continuato ad ascoltare su disco e dal vivo Roger Waters, vera anima del gruppo. Gilmour, Mason e Wright hanno continuato la loro strada, ma per me non erano più i Pink Floyd che avevo amato da ragazzo. ...Il concerto del Palaeur fu fantastico, non ero abituato ad ascoltare musica dal vivo di quel livello e con mezzi tecnici davvero all'avanguardia. Quando lo racconto ai miei due figli loro sgranano gli occhi e sono un po' invidiosi ...Ricordo un po' la serata, ero con due amici che mi raggiunsero a Roma dalla provincia di Frosinone, dove avevo vissuto fino all'anno precedente. Uno dei due, Mario, fu lui a farmi conoscere la musica dei Pink Floyd e non solo, gli devo moltissimo in questo senso. Me lo ricordo al Palaeur in religioso silenzio concentrarsi su ogni singola nota del repertorio. Il buio iniziale sul palco lacerato da lampi che seguivano le note dei brani storici dei primi album e poi la suite recente di "Atom Heart Mother"..."
"...Che dire di più? Massarini non me lo ricordo proprio, lo avrei seguito dal 1972 tutti i pomeriggi alla radio con "Per voi giovani", per il furto dei borselli mi ricordo che circolò questa voce, ma ci si riferiva a un furto di strumentazione e non di documenti, o all'epoco così ci dissero ...Certo, ricordo un po' i brani fatti, legati ai primi dischi, "Ummagumma" soprattutto, ...è vero effetti luce zero, ma non ne sentivo la mancanza, mi interessava la musica non la scena. Ero al secondo anello del Palaeur, di fronte al palco, buona visibilità, l'audio un po' meno purtroppo.... il Palaeur rimbombava a quei tempi ...e poi con un impianto come quello...! A memoria, per finire. L'atmosfera era "romana". Come passaggio musicale in particolare ricordo l'attacco di "Atom Heart Mother"...".
(Francesco De Luca; intervista via email, 2017).

© 2017 Stefano Tarquini

 

 

 

  Mauro Del Nero (Roma).

"...Ciao Stefano , magari potessi... sono 18 anni che il mio amico non c'è più ...Era una condivisione di un ricordo con un bel po' di amarezza per il fatto che poi svariato materiale in 8mm spari in un furto a casa insieme ad altro. Ricordo con una certa emozione che, nonostante una corta scaletta, fu colpito molto dall'atmosfera silenziosa ed ipnotica che si era creata all'interno, gli fece pensare con molta convinzione che i quattro Floyd non fossero terrestri ...il sound di "Fat old sun" e "Cymbaline lo definii poesia per le orecchie e per il cuore e la perfetta esecuzione di "The return of the sons of nothing", che poi diventò "Echoes", fu " 'na botta de cannone" cosi potente che all'ascolto gli era caduta per pochi secondi la cinepresa dalle mani senza rendersene conto, tanto era coinvolgente ...il filmato super8 ricordo che era molto amatoriale, ma prezioso ...lo ricordo in due bobine da un'ora fino al punto che gli cade durante "Echoes" ...A me piacque moltissimo "Atom Heart Mother" senza orchestra, solo la "vocetta" fine di Gilmour ...peccato non averlo più...". (Mauro Del Nero; intervista via email, 2017).

© 2017 Stefano Tarquini

 

 

 

  Roberto Rossi (Roma).

"...Per me fu il vero battesimo dei concerti! Non conoscevo niente di quella musica (che allora si chiamava pop) se non alcune cose che ascoltavo alla radio in trasmissioni tipo "Popoff" o simili. Sapevo solo che i Pink Floyd erano famosi per il loro "light show" e mi entusiasmava l'idea di uno spettacolo - oggi si direbbe - "multimediale". La delusione fu enorme quando, entrati nel "Palaeur" venimmo a sapere che per uno sciopero dei dipendenti CONI (o per un furto dei tir) il famoso spettacolo di luci non ci sarebbe stato: "solo" musica. Mentre attendevamo l'inizio del concerto molte "strane sigarette" venivano accese intorno a noi ....ingenui giovani e puri atleti commentammo: “lo senti che profumo di incenso?” pensando che servisse per creare meglio l'ambiente! Poi, quasi all'improvviso le fredde luci di servizio si attenuarono fin quasi a spegnersi ed il viaggio iniziò! Mi vedo su quelle gradinate ad ascoltare quei suoni che sono rimasti scolpiti per sempre nel mio dna; conservo il biglietto in un quadernone dove ho raccolto tutti i ritagli di giornali tipo "Ciao 2001" da quel momento in poi”.". (dal libro "Pink Floyd. Storie e Segreti", Giunti, 2012).

© 2012 Stefano Tarquini

 

 

 

  Antonio Fiorletta (Roma).

"...sono un appassionato dei Pink Floid da quando hanno iniziato la loro carriera, posso confermarVi che il concerto del maggio 1968 si è tenuto al palazzetto dello sport di Roma, io e mio fratello siamo stati due dei fortunati ad assistere a tale evento. Siamo musicisti anche noi, e vorrei precisare che la strumentazione dei Pink era WEM e non vox come ho letto dai vari articoli. Mi ricordo benissimo l'evento, perchè io e mio fratello, dopo il concerto al Palaeur ce la siamo fatta a piedi fino a Stazione Termini, ed abbiamo poi raggiunto le nostre case, ad Alatri, il giorno successivo. Spero che queste mie righe confermino di più il concerto al Palaeur e non al Piper. ciao a tutti w la musica.
Purtroppo non ho niente di cartaceo, sono passati quasi 40 anni, allora io 18 e Cettino 16(mio fratello) lui batterista, ha suonato sulla Costa crociere molto tempo, anche con la Rita Forte. Mi ricordo il particolare che dopo la mezzanotte la metro ha chiuso e per tornare a Termini st. i tassisti ci chiedevano mi sembra 10.000 lire,quasi il doppio di quello che pagammo per il concerto. E allora a piedi, sai a quelle età non si fa caso ai tanti chilometri.
Un ricordo che ho di quella nottata/mattina... è un piccolo vinile (mio disco) che registrammo di ritorno, sempre a piedi, dal Palaeur. Mi ricordo che era una macchina per registrare dentro le arcate del Colosseo. Penso però che non faccia testo in quanto non diciamo niente del concerto. Solo delle parole sdolcinate che io dicevo alla allora fidanzata ed oggi moglie.
Vedo il Gilmour che ricordavo mentalmente,e l interno del Palaeur abbastanza buio, non credo che ci siano dubbi, dopo quel concerto scioccato dai suoni della chitarra,pregai mia nonna, che mi regalò una bella Fender Stratocaster(made in USA) che ho ancora."

"Avevano disposto intorno al palazzetto delle casse della WEM e durante Cymbaline tutti alzammo la testa e sembrava proprio che stessero camminando sotto la volta del palazzetto… durò diverso tempo, oltre alle porte che venivano aperte e chiuse l’effetto era anche quello di chi scendeva le scale. Ci furono momenti di silenzio tra il pubblico, anche di panico. Molti di questi effetti affascinavano il pubblico ma c’erano anche molti ‘capelloni’ distratti dal loro fumo…"

"IL 20 GIUGNO 1971, PARTIAMO IL POMERIGGIO DA ALATRI CON LA MIA FIAT 500. FACENDO LA CASILINA SIAMO ARRIVATI A CENTOCELLE DOVE HO PARCHEGGIATO IN P.ZZA S.FELICE. PRENDIAMO IL TRENINO CHE CI HA PORTATO A ST. TERMINI. DA QUI' LA METRO FINO ALL EUR. RICORDI: SI TORNA INDIETRO DI OLTRE 35 ANNI, PUOI CAPIRE CHE DA QUEL CONCERTO SIAMO RIMASTI SCIOCCATI. QUEL TIPO DI MUSICA E QUEGLI EFFETTI SONORI SOLO DAI PINK....
APPROPOSITO DELLA CAMMINATA SULLE NS. TESTE, CREDO CHE AVESSERO DISPOSTO CASSE DELLA AMPLI WEM, IN MODO TALE DA FARCI ALZARE LA TESTA A TUTTI I PRESENTI, SEMBRAVA PROPRIO CHE STESSERO CAMMINANDO SOTTO LA VOLTA DEL PALAZZETTO. E' DURATA UN PO' DI TEMPO OLTRE A PORTE CHE VENIVANO APERTE E RICHIUSE, MI SEMBRA ANCHE CHE SCENDEVANO DELLE SCALE!!!!!!!
RICORDIAMO PURE CHE SONO STATI DEI MOMENTI DI SILENZIO, FORSE ANCHE UN PO' DI PANICO.....RICORDIAMO TANTI EFFETTI CHE CI AFFASCINAVANO,E COME DICE CETTINO, MOLTI DEI CAPELLONI CHE ERANO ATTORNO A NOI ERANO MENO ATTENTI PERCHE' FUMAVANO TUTTI. AVRANNO CAPITO L'IMPORTANZA DEL MOMENTO? ESPERIENZA BELLISSIMA DOPO IL BIS FINALE, SIAMO QUASI SCAPPATI PER RAGGIUNGERE LA METRO, MA GIA' ERA CHIUSA. A PIEDI FINO A ST. TERMINI, POI TRENINO E 500 PER ALATRI.".
(Antonio Fiorletta; varie interviste, 2011/2014).

© 2011/2014 Stefano Tarquini

 

 

 

 

 

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