La disdetta dell'inquilino In questa pagina affrontiamo il problema della disdetta o risoluzione del contratto di affitto da parte dell'inquilino. Se l'inquilino intende risolvere il contratto di affitto e andarsene prima della sua naturale scadenza o non intende rinnovarlo, deve dare al proprietario una disdetta scritta i cui termini sono regolati dal contratto e dalla Legge. La Legge stabilisce che la disdetta deve essere data con un anticipo di almeno sei mesi. Questo al fine di dare il tempo al proprietario di cercarsi un nuovo inquilino disposto a subentrare ed evitare così di ritrovarsi dall'oggi al domani scoperto nella riscossione della pigione. Questa è la teoria. La realtà è molto più amara per il proprietario. Spesso e volentieri l'inquilino non rispetta il termine dei sei mesi di preavviso e quando intende andarsene, se ne va, senza nemmeno disdetta scritta, qualche proprietario più fortunato riesce ad ottenere una disdetta scritta con un preavviso al massimo di due o tre mesi, non di più. E' chiaro che durante il periodo di preavviso l'inquilino deve continuare a pagare la pigione e le spese al vecchio proprietario e contemporaneamente, se ha stipulato un nuovo contratto di affitto, deve pagare la pigione anche al nuovo proprietario, trovandosi così nell'antipatica e onerosa situazione di pagare due pigioni per cinque o sei mesi. Meglio tagliare la corda senza dire niente a nessuno. Un nostro aderente ci ha fatto pervenire la disdetta di un suo inquilino che dimostra quanto sia amara per un proprietario la realtà delle cose. La lettera, scritta il 14 settembre '00, disdice per fine novembre, con un preavviso di soli due mesi e mezzo, malgrado i sei mesi come da contratto. Inoltre l'inquilino nella lettera chiede al suo proprietario di non dover più pagare la pigione dei tre mesi successivi, usufruendo della cauzione a suo tempo versata. In questo modo l'inquilino vanifica lo scopo della cauzione che è quello di garanzia a copertura di eventuali danni sull'immobile e nello stesso tempo si rende moroso nel pagamento delle pigioni e delle spese. Che bel mal di pancia per il proprietario! Che fare ? Lo Stato di queste situazioni se ne infischia. E' compito del proprietario, se vuole tutelare i suoi interessi, rivolgersi ad un avvocato e promuovere un'azione legale, il che comporta un notevole esborso di spese, il cui esito è incerto viste le condizioni economiche in cui versa l'inquilino. Ne vale la pena? E se poi alla fine l'inquilino non se ne va più via come già successo? Come se non bastasse, in questi casi occorre fare una pratica burocratica presso l'Ufficio del Registro, la cosiddetta "risoluzione anticipata" e pagare la relativa tassa di lire 100.000. Si tratta di un bel pesce in faccia da parte dello Stato sia per il proprietario che per l'inquilino. Tanto se l'inquilino non paga, tocca al proprietario pagare. Lui è sempre solvibile, ha la casa su cui lo Stato si può rivalere. L'inquilino invece, libero uccel di bosco, si può permettere questo ed altro.
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