Aberrazione cromatica

 


 

L’aberrazione cromatica può manifestarsi in tutti quegli schemi ottici che contengono uno o più elementi a rifrazione (lenti, menischi, correttori ecc.); pertanto le configurazioni formate esclusivamente da specchi non possono soffrire di aberrazione cromatica.

Alla base dell’aberrazione cromatica c’è l’attitudine di una lente a scomporre lo spettro della luce visibile (da 400 a 700nm all’incirca), in parole assai povere se un fronte di luce bianca attraversasse una lente, essa produrrebbe una serie di fuochi lungo il suo asse ottico, con i fuochi di colore blu e rosso (il blu cade più vicino all’ottica) agli estremi opposti.

 

 

 

 

I rifrattori acromatici risolvono in parte questo problema impiegando 2 vetri con differenti curvature e indici di rifrazione, in modo da far cadere tutto lo spettro in un unico punto (fuoco acromatico).

Purtroppo lo stratagemma funziona egregiamente solo se la focale vale almeno 14,4 volte il diametro dell’ottica; un obiettivo da 100mm dovrebbe avere una focale prossima al metro e mezzo per dare immagini acromatiche. Qualora il rifrattore avesse un rapporto di apertura più grande di f/15 (ossia una focale più corta) come lo sono attualmente molti rifrattori entry-level che lavorano a f/8 e oltre, l’insorgere dell’aberrazione cromatica è avvertibilissimo, talvolta anche fastidioso.

 

La figura sottostante riprende un diagramma che riassume a grandi linee il comportamento di una lente singola (cromatismo inaccettabile), un rifrattore acromatico corto (cromatismo evidente), un rifrattore acromatico a lungo fuoco (cromatismo molto contenuto) e un rifrattore apocromatico (cromatismo pressoché nullo).

 

 


 

L'aberrazione cromatica nello star test

 

 

L’aberrazione cromatica si manifesta bordando di luce colorata (solitamente blu scuro o viola) le stelle luminose e i bordi dei pianeti più luminosi (Venere, Giove) e naturalmente della Luna.

Le immagini in intra ed extrafocale si tingono di dominante cromatica, precisamente blu per l’intrafocale e magenta per l’extrafocale, come indicato dalla figura sottostante.

 

 

Se l’aberrazione cromatica non è di grave entità (rapporti f/10 o inferiori) è sufficiente inserire lungo il cammino ottico un comune filtro fotografico Skylight (1A o 1B) che pur “tagliando” la trasmissione della luce all’altezza del blu scuro, mantiene abbastanza equilibrati i colori naturali delle superfici planetarie.

Con telescopi f/9 e oltre è di rigore l’uso di filtri gialli durante le osservazioni lunari e planetarie.

 

I rifrattori che – a prescindere dal rapporto apertura – dovrebbero essere scevri da cromatismo sono gli apocromatici, che annoverano nel loro schema ottico una o più lenti realizzate con vetri speciali a bassa dispersione (fluorite, ED, LD ecc.).

 


 

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