"Né asserviti, né qualunquistici"

(Schema dell'intervento introduttivo di Mons. Alfredo Luberto al convegno su "Politica, cristiani e territorio" - Rende 16 febbraio 2002)

 

1)     Diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa attraverso:

a.      trasmissione di principi, concetti alla base delle esperienze;

b.     attività, iniziative, opere che siano il riflesso della dottrina sociale della Chiesa. Le opere, infatti, non sono eticamente neutrali.

Queste due istanze si intersecano e generano “percorsi” fatti di approfondimenti, analisi, concretizzazioni, confronto di esperienze.

Temi come la globalizzazione, il libero mercato, la guerra giusta affascinano e turbano; come credenti sembriamo impreparati ad affrontarli.

 

2)     La dottrina sociale è la proposta del magistero a tutta la Chiesa. Naturalmente, occorre chiedersi come coniugare l’universalità del messaggio e dei principi con l’immediatezza della realtà, con la rapidità delle trasformazioni sociali, con la particolarità culturale di un popolo, di una comunità parrocchiale, di una città.

 

3)     In questa dialettica tra universale e particolare si saldano fede e vita e si offrono segni culturali alternativi sia nel campo teorico dei principi che in quello concreto delle opere. Così l’annuncio può fecondare il territorio, come una grande semina. Su una idea simile si muove oggi il cosiddetto “progetto culturale” della Chiesa italiana.

 

4)     Occorre ribadire la dignità di essere cittadini, il diritto alla cittadinanza attiva, responsabile, partecipata. Ma occorre anche capire e combattere gli attentati alla partecipazione democratica.

 

5)     Sono molti i cattolici che vivono smarrimento o confusione da quando la Democrazia Cristiana ha concluso il suo ruolo storico. Nell’Italia del bipolarismo, che appare ancora imperfetto, c’è maggiore bisogno di discernimento, di creare modelli di partecipazione che non siano alternativi ai partiti, ma irrobustiscano la società civile, la coscienza del popolo democratico. Per ottenere ciò occorre evitare di essere asserviti a partiti o a candidati, ma occorre anche evitare posizioni qualunquistiche che vedono solo il marcio nella politica e, così facendo, inducono a rifiutare la responsabilità, a sotterrare i talenti ed a crogiolarsi nel proprio egoismo.

 

6)     La Diocesi intende dare un contributo in questa direzione attraverso una serie di iniziative denominate “Percorsi Ecclesiali di Dottrina Sociale”. L’impegno è stato chiesto particolarmente – ma non esclusivamente - all’Azione Cattolica, in quanto caratterizzata da un forte radicamento nelle parrocchie, da una chiara scelta di popolarità e da una dimensione di sana laicità. Proprio questa sembra essere la vera sfida della Chiesa di oggi: vivere una sana laicità. Non dibattere inutilmente, con l’atteggiamento quasi della rivendicazione sindacale, sul ruolo o sul posto che i laici devono occupare, bensì unitariamente, ciascuno con la propria vocazione di laico, di prete, di religioso, collaborare a che la Chiesa mostri il suo vero volto evangelicamente laico. La sana laicità si distingue dal laicismo frutto del putrefatto anticlericalismo ottocentesco, si distanzia pure dal tentativo di mettere insieme, in modo sincretico, Vangelo e massoneria, lobbie affaristiche e dottrina sociale. La sana laicità mostra la Chiesa attenta a tutti, ma privilegiatamene ai più umili e semplici, così da incoraggiare, dare speranza, senza opporre il culto alla missionarietà, l’azione sociale alla preghiera. La dottrina sociale è una scuola formidabile per le coscienze, perché i credenti sappiano uscire dall’ipocrisia dell’intimismo e mettersi saggiamente al servizio del territorio.

 

7)     Qual è l’obiettivo finale dei “Percorsi”? Non lo sappiamo. Certamente cittadini più maturi, giovani più coraggiosi e creativi che sappiano creare opportunità maggiormente attente all’uomo e così contribuire a costruire il regno di Dio. Crediamo nella stabilizzazione di opere già esistenti, nella creazione di nuove iniziative a favore dei deboli, anziani, svantaggiati. Per cui diventerà quasi naturale entrare di slancio nel variegato mondo del no-profit, del volontariato, della cooperazione sociale; emergerà la sostanziale ispirazione evangelica delle opere, che agiranno senza aver paura del confronto, ma con dignità, senza padroni, capaci anche di autocritica, fiduciosi nelle proprie forze e nella capacità del popolo calabrese. E’ il principale obiettivo: formarsi per agire.

 

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