INTRODUZIONE

            L'anno 1651 per Ciminna, piccola cittadina di provincia, è data di rilievo, una pietra miliare nella storia della vita religiosa del suo popolo semplice e pio per lunga tradizione di secoli.

           Nel presente anno 1951 cade la ricorrenza tricentenaria di quella memorabile data,che segna l'inizio della solennità del culto alla "Miraculosa Immagine del Crocifisso della Chiesa di S. Giovanni", da quell'epoca divenuto centro vitale della viva religiosità dei Ciminnesi. ccorre quindi commemorare la ricorrenza con decorosa sontuosità esteriore. Ma sopratutto con ravvisata pietà interiore, che in definitiva essa sola può rendere degni del passato e può dare la misura della vera religiosità di un popolo. La sola esteriorità, senza una viva e profonda fede che la sorregga, è apparenza ingannevole, orpello senza valore, vacua e chiassosa esteriorità di popolo festaiolo, pervaso di paganesimo più che di genuino cristianesimo. Rifacciamoci brevemente agli elementi storici tramandataci. Elementi essenziali di quelli avvenimenti,contesti di prodigio e di intensa religiosità che ebbero il loro svolgimento in Ciminna nel sec.XVII, secolo così pieno di contrasti ,di vivide luci e di ombre profonde, di orrendi delitti  e di affermazione di grandi Santi, e di epidemie, carestie e di sommosse. Come di feste, giuochi, e di spavalderie. In una notte buia, e propizia agli agguati, del 1623 "morì di morte violenta e repentina, colpito da una scopettata"presso la sua abitazione tal Bartolo Cajazza. Come di consueto, alla mattina seguente,convennero per le eseguie in quel luogo(vicino all'odierna Cappelletta di Santa Croce), il Clero e le Confraternite religiose con le loro "Insegne" cioè con le Croci processionali, stendardi e gonfaloni. Iniziatosi lo sfilamento del corteo funebre, diretto alla vicina Chiesa di San Giovanni, anche il giovane addetto a reggere l'insegna della Confraternita omonima fece l'atto di prendere la croce che aveva appoggiato al muro,ma egli non riuscì a staccarla per quanto si adoperasse con tutte le sue forze. Soltanto quando il funebre corteo col cadavere del Cajazza pervenne all'interno del tempio, la Croce potè esser presa e riportata nella Chiesa della Confraternita. Da quel giorno non mancarono ai piedi di quel Crocifisso, già sistemato sull'altare dell'abside sinistra, anime pie e devote. Le freguenti grazie di guarigioni sorprendenti ottenute dai fedeli, ne accrebbero sempre più il numero. Era trascorso oltre un ventennio dall'inizio di quel mistico pellegrinaggio di popolo, quando il 3 del maggio 1651, ricorrendo(secondo la liturgia romana), la festività dell'Invenzione della S. Croce, per iniziativa di alcuni privati cittadini: Zaccaria Santino e Francesco Merlino, si voleva solennizzare la sacra festività anche nella chiesa di San Giovanni all'altare della Miraculosa Imagine. Tale lodevole intenzione rimase inattuata quel giorno per deficienza di sacerdoti poichè quasi tutti erano occupati nelle altre chiese allora di magior importanza. Si rimandò quindi di altri due giorni, al 5 maggio. In tale occasione accorsero molti devoti ed essendo state operate subitanee  guarigioni, in seguito alle invocazioni fatte al SS.mo Crocifisso, l'animo dei presenti, che si accalcavano nella piccola chiesa, fu preso da così grande commozione che fu reclamata a gran voce una solenne processione di ringraziamento per le vie del paese. L'Arcivescovo del tempo: Fra Martino Leon e Cardenas ed il suo Vicario Generale Don Francesco Salerno concessero regolare licenza.E', d'accordo col Vicario di Ciminna, fu determinata la prossima domenica del 14 Maggio 1651 per quella prima solenne processione di ringraziamento al Crocifisso di San Giovanni. I particolari di questa appassionata glorificazione il lettore potrà apprenderli dalla "Historia della Miraculosa Imagine" redatta da Don Santo Gigante(1601 - 1673) che per la prima volta pubblichiamo integralmente nelle pagine seguenti. Qui soltanto notiamo che, come è da immaginare, a quella grandiosa manifestazione accorse numeroso popolo di Ciminna e dei paesi vicinitori. La generale commozione raggiunse momenti di alta drammaticità, che non fu il risultato di un improvvisato entusiasmo,di un efimero sentimento di fede, ma l'epilogo di una costante, intensa devozione,resa più gagliarda e vibrante per lo svolgersi di vari prodigiosi avvenimenti “segni più evidenti della Divina Misericordia”. Gli elementi essenziali di quella prima processione, con poche varianti,si ripetono costantemente ogni anno, per tre secoli, ed il popolo di Ciminna che ben li ha visti e vissuti non ha di bisogno di soverchi chiarimenti. La continuità trisecolare di atteggiamenti similari, lungo il percorso del mistico pellegrinaggio penitenziale, anche se misti ad elementi umani, talvolta troppo umani, danno garanzia della costanza del sentimento religioso e della sua intensità del popolo di Ciminna. Dopo il primo avvenimento, quello del 1623, Don Santo Gigante nota, nella sua Historia, con molta saggezza: Non tocca a me l'andare investigando, essendo li giudicij di Dio occulti ed investigabili le sue vie. Anche noi concludiamo allo stesso modo perchè non vogliamo presumere di giudicare avvenimenti complessi che anche se misti ad elementi deteriori, sono sempre apprezzabili nel loro insieme. Essi, come l'oro commisto alla terra,contengono fermenti di vita probativi di una costante fede religiosa del popolo. Prima di chiudere questa rapida sintesi posta ad introduzione dell'Historia, ci preme notare che la commemorazione tricentenaria della prima processione solenne del Crocifisso della Chiesa di San Giovanni e del complesso degli avvenimenti che iniziarono quella particolare devozione, è intimamente legata alla spiritualità figura di Don Santo Gigante, (Dottore in Sacra Teologia e Vicario Foraneo di Ciminna dal 1640 al 1655 e dal 1668 al 1673, cioè per oltre un ventennio). Egli fu parte integrante degli avvenimenti, quale anima e guida della vita cristiana del suo tempo in Ciminna. Don Santo aveva scritto Sacre Rappresentazioni (una di esse, la Tragedia di santa Barbara, fu il 5 febbraio del 1668 rappresentata nella chiesa di San Domenico) e La vita della monaca oblata benedettina Suor Elisabetta Trippedi. In seguito scrisse pure “con felice stile” la Historia della Miraculosa Imagine, che pubblichiamo nel testo originale. Pur non essendo edite tali sue composizioni (di talune non resta più il testo) la fama della sua autorevole personalità giunse fino al Mongitore, accurato storico ed erudito del tempo, in Palermo, che nella sua Bibliografia Sicula ebbe a ricordare il Gigante con lusinghieri apprezzamenti. Egli infatti scrisse di lui le seguenti lapidarie parole: Doctrina ornatus vixit, amoeniores litera coluit,ac morum integritate conspicuus,animarum alutemprocuravit, easque ad salutis semitas sancte direxit. Don Santo Gigante non va dunque obliato. Inoltre sono ammirevoli le sue singolari attiduni disegnative, che, se continuamente fossero state impiegate, ci avrebbero dato più chiare prove della sua vera statura d'artista. Nella Matrice Chiesa di Ciminna si conservano da tre secoli i preziosi "Corali"da lui miniati in età giovanile, che illustriamo in un saggio critico a parte, affinchè sia ben nota la sua capacità artistica ed il suo fine gusto in un genere d'arte decaduto ed in abbandono, nel sec.XVII, per il divulgarsi delle opere a stampa ornate da silografie e da incisioni in rame, più che da caratteri e da ornamenti policromi manuali. In quel secolo Don Santo Gigante in Ciminna fu centro di sana cultura letteraria ed artistica.Prima maestro di Grammatica e poi moderatore di coscienza, fu largo di consigli in arte verso il fratello Don Francesco, che,addottoratosi all'Università di Catania fu avviato da lui all'esercizio della pittura in Palermo, dove lasciò suoi dipinti nella distrutta Chiesa di San Nicolò La Kalsa e poi, nella Chiesa del Purgatorio di Ciminna, il Martirio dei SS.Crispino e Crispiniano (1663) e verso Don Paolo Amato (1634 - 1714), architetto di gran fama in Sicilia, suo nipote per parte materna, che fu sicuramente istradato allo studio dell'arte, dai suoi consigli. Nella seconda metà del sec.XVII Don Santo aveva, per sue alte qualità intellettuali e morali, acquistato tale autorevolezza che tutti ricorrevano a lui per consigli,non solo nel campo prettamente spirituale, ma anche in quello artistico(1). Abbinare alla ricorrenza tricentenaria della festività del Crocifisso di San Giovanni il ricordo di Don Santo Gigante, che dal 1623 al 1651, e negli anni seguenti, ancora fu centro spirituale di quegli avvenimenti (che poi raccolse nella sua Historia) per noi posteri è un preciso dovere di cittadini memori delle glorie del passato. Ad altri il compito di dedicargli una “Via” od una “Piazza”(2) nella toponomastica civica, segno tangibile di riconoscente memoria. A noi quello di trarre dall'oblio il nome di Don Santo Gigante, che può dare lustro e decoro alla cittadinanza che gli ha dato i natali e nella quale egli visse ed operò per oltre settanta anni con animo candidamente cristiano e co raro gusto d'arte. Prima di chiudere la nostra  “Introduzione” dichiariamo, a scopo informativo, che all'Historia di Don Santo Gigante abbiamo creduto opportuno far seguire :

             I ) Una sommaria esposizione degli elementi storici e tradizionali sull'origine di Ciminna ed un Prospetto dei Baroni e Duchi che ne ebbero il dominio feudale fino al 1812.

             II ) Una valutazione critica delle opere d'arte più importanti, che si conservano nelle Chiese.

            La pubblicazione del compianto Dr. Vito Graziano su :

Ciminna - Memorie e documenti ( edita circa quarant'anni fa ) tanto interessante dal lato storico, va integrata con adeguati apprezzamenti estetici, più aggiornati e più approfonditi, per una maggiore comprensione delle opere d'arte, delle quali generalmente si ha conoscenza sommaria e superficiale, mancando in molti, sicuri elementi di orientamento stilistico ed estetico. Infine facciamo presente il nostro rincrescimento di non potere allegare al nostro studio un congruo numero di ILLUSTRAZIONI riproducenti le opere più significative, delle quali nel testo si è fatta parola; poichè l'alto costo delle fotoincisioni non può esser raggiunto dalle modeste risorse finanziarie a disposizione.

  FILIPPO MELI

(1)Oltre Don Paolo Amato, architetto per 42 anni del Senato di Palermo, segnaliamo altri Ciminnesi distinti, in seguito, nelle arti figurative. Essi sono: Melchiorre di Bella, pittore ed incisore del sec.XVIII, allievo di Vito D'Anna,(di lui sono in Ciminna i dipinti nella chiese di San Domenico:La Circoncisione(1767);di San Francesco:Sant'Antonio(1773):del Carmine:La Trinità(1785);Pasquale Sarullo (1828 -1893),pittore sacro e ritrattista di merito. Anche di lui si conservano due affreschi nella Chiesa di san Francesco e diversi ritratti nelle famiglie:Calcagno, Caeti, Piraino, Saso e nella sacrestia della Matrice. Dipinti di argomento religioso si trovano a Caccamo, Assisi ad in altre città d'Italia e dell'Estero, eseguiti in seguito a commissione del proprio Ordine, quello dei PP.Conventuali. La Chiesa di San Francesco di Palermo era stata in gran parte decorata da suoi affreschi che, poi(nel 1943)sonoandati distrutti dai bombardamenti della recente guerra                                                                    

(2) Al Commissario Prefettizio ci permettiamo segnalare l'attuale toponomastica di Ciminna alquanto in abbandono. Essa va accuratamente riveduta da una Commissione appositamente eletta che tenga in gusto conto non solo i valori nazionali; ma anche, e soprattutto, quelli del proprio paese, i più significativi. A riguardo di Don Santo Gigante, poichè la sua abitazione da lui stesso è indicata nella località tra la Chiesa di San Giuseppe e quella di San Francesco d'Assisi, si può assegnare la Via attualmente detta Salita di san Francesco fino alla Casa Fiumefreddo.