Nato nel 1844 in una famiglia agiata della piccola borghesia
provinciale di Metz cominciò
fin da ragazzo a
scrivere poesie ed entrò in contatto con i circoli poetici
contemporanei.
Si rivelarono
in quegli anni alcuni tratti della sua complessa personalità,
manifestando
una sorta di
dualismo che lo spinse ora verso delicate effusioni del
sentimento, ora
verso
improvvise brutalità.
Il matrimonio
con Mathilde Mauté de Fleurville, combinato dalla madre nel
tentativo di
sottrarlo
alla “bohème”, gli ispirò i versi di "La bonne chanson"
(1870); tuttavia il
matrimonio
non durò, minato dagli eccessi del poeta e infine travolto
dalla sua
tormentata
relazione con il giovane poeta Rimbaud.
Nella
raccolta La bonne chanson Verlaine cantò, illuso, l’equilibrio
e la pace raggiunti
con l’amore e
il matrimonio.
La tempestosa
relazione con Rimbaud si concluse tre anni dopo in Belgio con
il colpo di
pistola che
Verlaine sparò al giovane poeta quando questi decise di
rompere il legame.
Le
conseguenze non furono tragiche, ma Verlaine venne incarcerato
a Bruxelles e
successivamente a Mons.
Queste
circostanze contribuirono a una profonda crisi religiosa
espressa dall’autore in
"Romances
sans paroles" (Romanze senza parole, 1874).
Scontata la
pena insegnò per qualche anno all’estero e diventò agricoltore
manifestando
pentimento e buoni propositi (Sagesse – Saggezza, 1881).
Ricadde
tuttavia in disordini di ogni tipo, cedendo anche
all’alcoolismo.
Tornò a
Parigi, dove la raccolta "Sagesse" gli stava procurando fama e
un posto di
rilievo nel
dibattito culturale di fine secolo. Collaborò a varie riviste;
nel 1844 pubblicò la
raccolta di
saggi "Les poètes maudits" (I poeti maledetti) in cui esaltò i
poeti oscuri e
irregolari,
decisi a confinarsi tra rivolta ed emarginazione: Rimbaud,
Mallarmé, Corbière,
Villiers de
l'Isle-Adam e se stesso (dietro l'anagramma di Pauvre Lelian),
e una serie di
poesie in cui
si alternano la vena religiosa (Liturgies intimes – Liturgie
intime, 1892;
Elégies -
Elegìe, 1893) e quella crudamente erotica (Parallèlement–Parallelamente,1889;
Chair –
Carne, 1896); versi squisitamente spirituali (Bonheur–Felicità,
1891) e versi
diabolicamente ambigui (Chansons pour elle – Canzoni per lei,
1891).
Trascinò gli
ultimi anni della sua vita da un ospedale all'altro, tra
miseria e relativo
benessere, a
seconda della fortuna del momento.
Morì povero,
in un ospedale di Parigi.
Preludendo a
certe tendenze del simbolismo, Verlaine lavorò sulla
musicalità del
linguaggio,
cercando di evocare invece che descrivere, di tradurre le
sensazioni in puro
suono, di
dissolvere la realtà in una sensibilità morbosa e
suggestivamente sfocata, in
un respiro
febbrile e vibrante e, come afferma nella sua "Art poétique",
la sua poesia
è musica... |