La Festa della Libertà

Io, figlio di un disertore
 

Festeggerò il 25 aprile con gioia e commozione, come fosse il mio secondo compleanno.

Mio padre l'8 settembre 1943 era militare a Cremona. La sua caserma venne accerchiata dai tedeschi.

Fu catturato. Stava per rassegnarsi a finire in campo di concentramento. Poi la fuga: una svista della sentinella

tedesca e via di corsa, a perdifiato. Bollato, come migliaia di altri italiani, come "disertore" dai fascisti della

Repubblica Sociale di Salò, sfugge ai rastrellamenti nazifascisti. Ogni notte: l'incubo di essere scoperto e

arrestato nel sonno, di sorpresa, e fucilato. Non c'è: partigiano. Per difendere la propria vita e la libertà di tutti.

Per liberare l'Italia dalle SS e dai repubblichini. Il 25 aprile 1945: la fine di un incubo. Alla fine di quell'incubo devo

ovviamente la salvezza di mio padre e la mia nascita, la mia vita, la possibilità di essere qui con voi e di poter

festeggiare - con la felicità di chi è libero - questo 25 aprile. Come si può dimenticare?

Alessandro

I tuoi occhi rischiarano la mia cella


Sandra carissima,

dopo appena sette giorni dal mio arresto mi hanno condannato a morte, stamani. Ho agito in piena coscienza di

ciò che mi aspettava. Il tuo ricordo è stato per me di grande conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la

soddisfazione di veder un attimo di debolezza da parte mia. Non mi sarei mai aspettato di scrivere la prima lettera

ad una ragazza in queste condizioni. Perché tu sei la prima ragazza che abbia detto qualcosa al mio cuore. Mi è

occorso molto tempo per capire cosa eri per me. Io ti amo, ti amo disperatamente. In questi giorni ho avuto

sempre un nome in mente: Sandra; due occhi luminosi - i tuoi - che hanno rischiarato la mia cella.

Sandra, non lasciarmi mai. Perdonami questa mia debolezza, sii forte come voglio e saprò esserlo io. Sii felice, è

il mio grande desiderio.

Bruno

Sta vicina a mia madre, ne ha tanto bisogno. Sandra, Sandra.


22 gennaio 1945, Carceri Giudiziarie di Torino

Ultima lettera di un partigiano, Brigata Garibaldi, condannato a morte.


 

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