Papà,
fermati un momento.
Voglio parlarti.
Sai che cosa in cuore sento?
Sento d'amarti.
Sai perché ti voglio bene?
Perché tu vuoi bene a me.
Le giornate tue son piene
e non pensi mai a te.
Quando ho la mano nella tua,
provo un senso di riposo,
nulla più mi fa paura,
mi sento forte e coraggioso.
Papà, fermati un momento.
Pensa a quello che t'ho detto.
Il tuo cuor godrà contento
al calore del mio affetto.
Ti
ringrazio papà
Ti ringrazio
papà,
per avermi dato la vita,
per avere scelto me
anche se eri così giovane,
per avere rinunciato
ai tuoi sogni
per diventare padre.
Per avermi insegnato
ad andare in bici,
per avermi consolata
ogni volta che ero triste.
Per avermi rimproverata
quando sbagliavo,
per avermi insegnato
la differenza tra il bene e il male.
Ti ringrazio per avermi insegnato
cos'è il rispetto e la gratitudine,
l'amore e l'altruismo.
Al
padre
Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna.
Salvatore Quasimodo
Mio
padre
Parlate di mio padre,
fate il suo nome.
Fate che lo ricordi
prima che muoia.
Come ieri e domani,
perché egli è, né mai era.
Che vuoto attorno.
Mi è rimasto nel cuore
un senso di pena,
un lavoro incompiuto.
Ho perso per sempre
ciò che non capivo di avere.
Paolo Carbonaio
Padre
anche se...
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso, egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella, mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando.
(la caparbia avea fatto non so che)
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura, ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata,
tu vacillante l'attiravi al petto
e con carezze dentro le tue braccia
avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch'era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
C.
Sbarbaro
Papà…
Papà...
se sapessi…
il tuo orologio mi funziona…
come dirtelo piano
all’orecchio
da vecchie foto aeree
sorreggendoti le palpebre…
trascinarti a me
nella pianura dell’oro
e lentamente
togliere le ossa
all’ora
rimanendo figlio
dentro
e al polso la tua voce
F.Manzoni
Babbino
caro
Aiutami
A non piangere
Adesso siamo soli
La rabbia ormai
E’ cenere
Mio eterno dittatore
Stai qui
Stai qui
E dammi il buon esempio
Non devi far vedere al cielo
Che hai paura oh oh
Babbo non l’avevi detto
Che finiva tutto
E mi lasciavi qui
Babbo dammi ancora addosso
La vita e’ un gioco rotto
Se non ci sei più
Stai giù
Stai giù
Fermiamo questo tempo
Ed io con la forza che ho di te
Non ti abbandono oh oh
Babbo non l’avevi detto
Che finiva tutto
E mi lasciavi qui
Babbo stammi ancora addosso
La vita mi fa freddo
Se non mi copri più
E vai via dalle mani
Babbino caro
Accendo il sole per te
E non ti perderò
E la vita non è
Come un angelo che
Si alza e danza sulla punta dei piedi
E la vita che hai
E che vedi andar via
Io vorrei ridartela come se fosse mia.
Babbo non l’avevi detto
Che finiva tutto
E mi lasciavi qui
Babbo stammi ancora addosso
La vita mi fa freddo
Se non mi copri più
E vai via dalle mani
Babbino caro
Accendo il sole per te
E non ti perderò...
G.Nannini
A
mio padre
Caro Papà,
ora che la tua casa
è il Regno dei Cieli dubito
che sarà un eterno riposo perché
mille e mille preghiere
ti giungeranno dai nostri cuori
e avrai un gran daffare
ad ascoltarci tutti.
Era una tiepida sera di fine giugno
quando in silenzio te ne andasti...
la morte è dei giusti, si dice...
Chissà come muore un uomo giusto,
...tu lo eri e lo hai dimostrato
soprattutto nell'affrontare
la dura malattia, giunta inaspettata,
accettata in religioso silenzio,
vissuta in pace con Dio...
eri buono, generoso, altruista,
amavi il tuo prossimo,
eri semplice e amavi la vita!
Ho visto i tuoi amici piangere e tanta,
tantissima gente ai tuoi funerali.
Adesso mi piace immaginarti
lassù tra i frutti di un giardino fiorito,
quello che amavi quaggiù e di cui
ti prendevi cura, mi piace pensare
che ancora sorridi davanti
a una pesca matura e alle arance
succose del tuo giardino!!
Mi piace pensare che
tu abbia una serena vita eterna
e che un giorno potremmo
di nuovo incontrarci,
lassù, da qualche parte...
Penelope
Scrivetemi e pubblicherò con immenso
piacere le vostre Poesie, i vostri Pensieri, i vostri Racconti...