Il panettone tradizionale milanese, sulla cui nascita la fantasia popolare
ha creato
affascinanti leggende, era originariamente nient'altro che un grosso pane,
alla preparazione del quale doveva sovrintendere il padrone di casa, che
prima della cottura
vi incideva col coltello una croce in segno di benedizione.
Il grosso pane veniva poi consumato dalla famiglia solennemente riunita per la tradizionale
cerimonia natalizia "del ciocco".
Il padre, o il capo di casa, fattosi il segno della croce, prendeva un
grosso ceppo,
solitamente di quercia , lo adagiava nel camino, vi poneva sotto un
fascetto
di ginepro ed attizzava il fuoco.
Versava il vino in un calice, lo spruzzava sulle fiamme, ne sorseggiava
egli per primo
poi lo passava agli altri membri della famiglia che, a turno,
l'assaggiavano.
Il padre gettava poi una moneta sul ceppo che divampava e successivamente
distribuiva altre monete agli astanti.
Infine gli venivano presentati tre grandi pani di frumento ed egli, con
gesto solenne,
ne tagliava solo una piccola parte, che veniva riposta e conservata sino
al Natale successivo.
Il ceppo simboleggiava l'albero del bene e del male, il fuoco l'opera di
redenzione di Gesù Cristo;
i pani, progenitori del panettone, simboleggiavano il mistero della Divina
Trinità.
Di quest'antica e suggestiva tradizione a noi sono giunti due elementi: la
credenza del "potere taumaturgico"
dei resti del "pangrande" consumato a Natale, e lo stesso "pangrande" in
veste di panettone.
.
il pan de toni
Si
narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Duca Ludovico,
si teneva un gran pranzo di gala.
Per quell’occasione il capo della cucina ducale aveva predisposto un
dolce particolare,
degno di chiudere con successo il fastoso banchetto.
Il dolce era però bruciato durante la cottura. Nella cucina si
vivevano istanti di panico:
si temeva la collera del Duca, nel momento in cui avesse saputo
dell’impossibilità
di presentare ai commensali il dolce tanto atteso.
Per rimediare, uno sguattero della cucina, che si chiamava Toni,
propose un dolce che aveva preparato
per i suoi amici con gli avanzi di quello precedentemente bruciato.
Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di servire
l’insolito pane dolce offerto dallo sguattero.
Il dolce inconsueto, che si presentava come una cupola racchiusa da
una crosta bruna,
quando fu presentato agli invitati del Duca, fu accolto da fragorosi
applausi e, in un istante, andò a ruba.
Un coro di lodi si levò da tutta la tavolata; nasceva un dolce
nuovo: