Finalmente a casa nostra

 

Ed eccoci, finalmente, alla casa attuale. E’ la casa di Marisa, da noi ristrutturata come volevamo, con un impianto di riscaldamento a gasolio per avere un caldo costante ovunque (per la prima volta nella nostra vita), arredata come volevamo, gradevole, accogliente, funzionale. E’ qui che ci siamo posati, dopo tanto girare, oltre trentasette anni fa. E’ qui che siamo invecchiati piano piano, ed è qui che ci sentiamo a nostro agio, sicuri e protetti. E felici tutte le volte che ne varchiamo la soglia quando rientriamo in casa. Sarà un grande piacere descriverla, parlare di tutte le cose che contiene e di tutto il tempo che ci passiamo dentro contenti.

L’ingresso

Diciamo subito che la struttura della casa non è mutata, anche se, di fatto, della vecchia casa sono rimasti soltanto i muri e la travatura del tetto. Perciò, entrando, vediamo le solite quattro porte, che sono rimaste le stesse ma riportate a legno e dipinte col solo coppale trasparente che non nasconde le belle venature del chiaro legno di abete. A destra la porta che da accesso alla nostra bella e grande sala, a sinistra la prima porta è quella della cucina e la seconda è quella della cantina, che non è più cantina anche se continuiamo a chiamarla così, ma stanza del deposito di gasolio, del bruciatore e stanza di sgombero. Proprio di fronte a questa porta, appoggiato al muro che sostiene la scala, c’è il radiatore del termosifone

E la porta più piccola che vediamo di fronte e a sinistra della scala è la porta del sottoscala, entro cui sono stati montati i servizi igienici del piano terra.

 Lo zoccolo, alto circa un metro e venti, è di perlinato chiaro e prosegue anche lungo le scale fino al pianerottolo compreso. La tinteggiatura è bianca per dare più luce che, comunque, è garantita da un bel lampadario formato da un prisma ottagonale con i lati di vetro, sospeso nel mezzo del soffitto con una bella catena dorata ed entro il quale brilla la luce chiarissima di un “Girolux” della Osram. Si accende insieme a quello, identico, sospeso al soffitto dell’andito di sopra, cosicchè non solo i due anditi ma anche le scale sono perfettamente illuminate, Sulla ringhiera delle scale, che è sempre la solita ma riverniciata di grigio chiaro, è stato montato un bel corrimano di legno chiaro. Subito a sinistra entrando, appoggiato al muro prima della porta della cucina c’è un mobile attaccapanni che ha, sulla sinistra l’attaccapanni chiuso da una porta scorrevole e, sulla destra, un vano con uno specchio e un ripiano su cui sta il telefono, la rubrica telefonica, un notes, un lapis e una penna a sfera. Sotto di esso un vano porta oggetti e, sotto a tutto, due ampi cassetti entro cui trovano posto gli elenchi telefonici ma anche tante altre cose. Fra la porta e questo mobile c’è un attaccapanni a piantana di legno scuro che garantisce spazio per tutti i nostri indumenti che debbono stare lì.  Nel muro dietro di esso c’è uno sportello di legno dipinto come la parete per cui si accede al vano dei contatori. Ancora prima di questo, subito dietro la porta, c’è un comodo portaombrelli cilindrico di rame lavorato. Sulla destra, subito dopo la porta della sala, c’è un grosso vaso di rame entro cui Marisa tiene quattro grandi girasoli finti e un fascello di verdura pure finta. Più avanti ci sono due sedie di legno scuro che appartenevano alla vecchia sala che ora è alla Casetta. Servono quando siamo in tanti e le sedie di cucina non bastano. Sul muro a destra, fra la porta della sala e le scale, sono appesi due artistici piatti dipinti da Cinzia che rappresentano i segni zodiacali di Marisa (Acquario) e mio (Leone). Sullo stesso muro, lungo le scale, sono appesi quadretti con foto di panorami o di edifici dei dintorni. Subito dopo la porta della sala, a una certa altezza, c’è il termostato del termosifone che teniamo sempre sui 19 gradi. Sul muro a sinistra ci sono due quadretti incorniciati rappresentanti due auto d’epoca: uno fra la porta della cucina e quella della cantina e uno dopo la porta della cantina.

La cucina

Entrando nell’ingresso, la prima porta a sinistra da accesso alla cucina. Appena si entra si nota subito, nel muro di fronte, nell’angolo a destra, un caminetto di una certa dimensione (come quelli di una volta). Ha una base piuttosto alta di mattoni vermiciati di rosso e anche le due spalliere laterali sono di mattoni. In alto c’è la cappa, a forma di piramide irregolare che arriva fino alla parete di destra. E’ ricoperta di perlinato chiaro e, sul davanti, ci sono appesi cinque piatti lavorati che riproducono, in rilievo, ciascuna delle Cinque Terre. La cappa è sorretta da grosse mensole di legno. Sulla scaffa a “L” che sta intorno alla base trovano posto diversi oggetti di uso comune fra cui un candeliere e alcuni oggettini decorativi. All’estrema destra di questa scaffa è applicata una lampada piuttosto forte che consente una ottima illuminazione per chi legge o lavora vicino al camino. Attualmente il camino è chiuso da un pannello pure di perlinato e non viene usato. La stanza è tinteggiata di un verdino chiaro e al soffitto è appeso un lampadario con una lampada Girolux che fa una bella luce chiara. (Ora è stata sostituita con una grossa lampada a led che fa ancora più luce) Nel muro a sinistra di chi entra si apre una grande finestra protetta da un’inferriata, che da sulla Via del Forno. Ma non porta molta luce essendo la via stretta ed essendoci davanti la casa della Stelvia. I doppi vetri sono a specchio in modo che da fuori non si può vedere dentro. Sotto la finestra c’è il radiatore del termosifone. Il pavimento è nuovo, fatto di mattonelle resistenti di una specie di ceramica, dipinte. E veniamo agli arredi: Subito a destra di chi entra c’è una base di legno massello di colore marrone che nell’angolo vicino alla porta è più larga mentre all’altra estremità, vicino al caminetto, è arrotondata. Nella parte più larga c’è uno spazio aperto e profondo che contiene libri e videocassette. Subito dopo c’è un capace spazio con due scaffe, chiuso da un’anta. Ancora dopo c’è una cassettiera con quattro cassetti sovrapposti e, poi, un altro spazio con due scaffe pure chiuso da un’anta e, infine, un ultimo spazio nella parte arrotondata chiuso da un’anta pure arrotondata. Sopra la parte più larga (tutto il piano è di marmo) trova posto il televisore con il videoregistratore, un piccolo cestino dove teniamo gli occhiali e altre cianfrusaglie. Più in là c’è il telefonino di Marisa sull’apposito sostegno,un minuscolo cestino, la scatola delle caramelle, la bilancia, un vasetto di ceramica color arancione dove sta la chiave della cassetta della posta e, infine, un porta carte dove Marisa tiene i suoi indirizzi, le sue rubrichette e i suoi appunti. Sopra a questa base ci sono i pensili, lunghi quanto la base, formati da tre spazi e cinque ante, di cui l’ultima arrotondata e a vetri. Sopra al pensile che sta sopra il televisore c’è il decoder per la ricezione del digitale satellitare.

Appoggiato al muro di sinistra, proprio nell’angolo in fondo, c’è l’acquaio con due pozzetti e una superficie piana sulla destra, proprio nell’angolo. Nella parte inferiore, chiuso da tre ante di cui una più stretta, c’è un ampio spazio ove trovano posto fiaschi e bottiglie. A sinistra dell’acquaio c’è la cucina a gas col forno elettrico che arriva fino alla finestra. Sopra all’acquaio c’è un ampio scolapiatti chiuso da due ante e che, sopra ai piatti, ha altre due scaffe per riporvi tazze, bicchieri e altro. A destra di questo c’è un altro piccolo pensile con tre scaffe, chiuso da una stretta anta. Sopra alla cucina a gas c’è la cappa aspirante che ha anche un ampio vano chiuso da un’anta. Subito al di là della cucina, nello sguancio della finestra, c’è uno sportellino di legno che chiude il piccolo vano dove sta il contatore dell’acqua. Sopra a questi pensili c’è, sopra la cappa, una luce d’emergenza e, più a destra, due bollitori: uno di alluminio e uno di smalto che hanno solo una funzione decorativa. Tutto l’angolo dell’acquaio e fino alla finestra il muro è piastrellato fino ad un’altezza di circa un metro e mezzo.

 Nell’angolo a sinistra, appoggiato allo stesso muro della porta d’ingresso, c’è l’alto mobile che contiene frigorifero (in alto) e congelatore (in basso). Sopra al frigorifero c’è un ampio vano per contenere scatolette e vasetti. Subito a sinistra c’è. in basso, una base che termina arrotondata, con due scaffe chiuse da due ante di cui una arrotondata. Sul piano, di marmo, trovano porto dei vasi o dei cestini con vari contenuti. Sopra c’è un pensile formato da un vano a due scaffe chiuso da due ante di cui una arrotondata e a vetri. Sopra a questi mobili stanno, a scopo decorativo, due vecchi e preziosi bricchi di porcellana. Sui muri ci sono alcune cose appese. Sul muro di destra, fra i pensili e il caminetto, c’è il calendario. Nel muro di fronte, fra la zona piastrellata e il camino, c’è appeso un appendichiavi di legno che ha anche un piccolo spazio per contenere fogli per appunti, penne e matite. Inserito in esso, in alto, ha un quadretto in ceramica rappresentante un  insieme di frutta,. Un po’ più in là e più in alto è appeso un piatto di ceramica decorato donatoci da Cinzia. Sotto di esso è appeso un piccolo crocifisso ortodosso. Ancora più in là, vicino all’acquaio, c’è un apposito gancetto cui sono appesi asciugamano e asciugapiatti. Sul muro dove si apre la porta di ingresso c’è, proprio sopra il vano della porta, un orologio a pile donatoci da Olga tanti anni fa. Vicino all’angolo e sopra al televisore sono appesi un vecchio calendario di seta che riporta l’effige della madonna conservata sotto protezione nella nostra chiesa e un quadretto con la Madonna di Montenero. Un po’ più in basso, a destra del televisore, è appeso un termometro che dovrebbe registrare le temperature massime e minime dell’ambiente. Sopra di esso un piccolo quadretto in ceramica rappresentante la Sacra Famiglia.

 

 

LA CUCINA rid

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La cantina

Dal corridoio d’ingresso, attraverso la seconda porta a sinistra, si accede alla “cantina”. Questa stanza ha il soffitto non intonacato, per cui si vedono i travi in cemento precompresso e le “pignatte” (grosse strutture di “cotto” poste fra un trave e l’altro). E le pareti sono intonacate sommariamente. Il pavimento, invece, è piatrellato con piastrelle di ceramica forte di diverso tipo. Lo feci io a suo tempo con le piastrelle residuate. Sul muro di destra ha una finestra larga ma bassa, protetta da un’inferriata e da un retino, che non da molta luce perché è quasi al livello della strada (la “scariottola”) ed ha un edificio al di là della stretta stradina. Subito a destra di chi entra, appoggiato allo stesso muro della porta c’è il deposito del gasolio largo un metro e lungo due (va da circa trenta centimetri oltre il vano della porta fin in fondo all’angolo. Esso è protetto da una parete di mattoni intonacati che lo nascondono alla vista. Sopra ti esso ho fatto un tavolato sul quale trovano posto alcuni oggetti che altrove sarebbero ingombranti: gli alari del camino che non usiamo più, una vecchia poltroncina pieghevole, una cornice e un foglio di compensato. Nel muro a destra di chi entra, sotto la finestra e proprio nel vano di essa c’è un lavatoio con acqua calda e fredda, intorno al quale a suo tempo murai piastrelle di ceramica fin sopra il rubinetto. Sopra di esso, fissato al muro, c’è un lungo tubo al neon che illumina convenientemente il lavatorio e chi lo usa. Subito a sinistra di esso e fino all’angolo, c’è un’alta scaffalatura sotto la quale c’è un vecchio bancone da negozio con due grandi cassetti e un ampio vano sotto di essi. Sia la scaffalatura che il bancone erano nella bottega del padre di Marisa, il Dino. La scaffalatura è angolare e occupa, quindi, oltre un metro del muro di fronte alla porta d’ingresso. Appoggiato alla parete a sinistra di chi entra, nell’angolo in fondo, c’è il bruciatore del termosifone. Sopra di esso si innalzano il tubo di scarico dei fumi, di color argenteo, che va ad immettersi nell’apposita canna fumaria e il fascio dei tubi che vanno ai radiatori del piano di sopra. Alla sinistra di esso c’è un’altra scaffalatura, essa pure proveniente dalla bottega del Dino, alta come la precedente. Sotto di essa c’è una cassa di legno un tempo usata per contenere la legna da ardere ed ora, appoggiata su un fianco, è diventata un vano utile per tenere i recipienti di detersivo e altre cose, nonché una scaffa su cui appoggiare di tutto (generalmente in via provvisoria).

 Le due scaffalature descritte hanno cinque scaffe per cui sono molto capienti e contengono una quantità di cose. Quella sopra il bancone contiene anzitutto le attrezzature per il “fai da te”, ma anche bottiglie vuote, vecchi piccoli elettrodomestici e altre cose varie. L’altra contiene, in basso, le scarpe di uso quotidiano e le attrezzature per lucidarle e, più in alto, tutti i detersivi di Marisa, accessori dell’aspirapolvere Folletto, scarponi da montagna e stivali.

 A sinistra di quest’ultimo c’è uno scaffale “svedese” che è la nostra scarpiera. Dentro le rispettive scatole, infatti, contiene tutte le nostre scarpe. In alto, sopra a tutto, c’è la scorta di carta igienica e di carta da cucina. Ancora più a sinistra, quindi vicinissimo alla porta, c’è lo scaleo del piano di sotto, appeso a un gancio fissato alla parete. L’illuminazione è assicurata da un “Girolux” appeso a un filo che scende dal soffitto proprio in mezzo alla stanza, sotto un semplice piatto riflettore.

La sala

La porta subito a destra di chi entra in casa da accesso alla sala. La sala è un’ampia stanza rettangolare che occupa lo spazio di due stanze: la ex bottega e il retrobottega (che è stato anche affittato alla Zara che ci esercitava alla meglio il mestiere di parrucchiera). Le pareti e il soffitto sono tinteggiati di un giallo tenue. Il pavimento è fatto di grandi mattonelle di un cotto particolarmente robusto e trattato come ceramica di cui ha l’aspetto. Esse sono state composte in un certo disegno piuttosto gradevole. Sul muro a destra di chi entra si apre una finestra che da sulla Via del Forno ed è protetta da una inferriata di disegno semplice. Sotto la finestra c’è un radiatore del termosifone.

 Sul muro di fronte a chi entra ci sono due aperture: nella parte destra, proprio di fronte alla porta d’ingresso, si apre una finestra che da sulla Via Bertolini. Anche questa è protetta da una inferriata lavorata con un bel disegno. Tutto lo sguancio di questa finestra è chiuso da una porta a vetri per cui tra questa porta e la finestra si crea uno spazio isolato dallo spazio riscaldato della sala e, quindi, più fresco. Esso è utilizzato per conservare al fresco frutta e verdura e anche per contenere altre cose (vino e birra). In fondo a sinistra, invece, si apre una porta, sempre sulla via Bertolini. E’ una bella porta nuova che abbiamo fatto fare dal Ferruccio dopo un po’ che stavamo qui. Qui  c’era la porta della bottega del Dino. L’uso di questa porta è molto limitato. In genere la usiamo quando dobbiamo scaricare qualcosa dalla macchina che fermiamo proprio lì davanti. D’inverno la proteggiamo dagli schizzi di acqua e fango con un pannello di legno ricoperto da una lastra di plastica, anche questo fatto dal Ferruccio Fiorani falegname. Sul muro a sinistra di chi entra c’è un’altra finestra che si apre su la “scariottola”. Anche questa è protetta da un’inferriata. E sotto questa c’è l’altro radiatore del termosifone. Tutte le finestre e la porta esterna hanno i doppi vetri, come tutte le aperture della casa. E tutte e quattro hanno delle tende scorrevoli, lunghe fino a terra. Appena si entra in sala ci si trova nella zona soggiorno. Sulla destra ci sono due poltrone imbottite ricoperte da pelle marrone. Di fronte ad esse c’è un divano a tre posti ricoperto dalla stessa pelle. Nel mezzo c’è un ampio tappeto e, sopra, un basso tavolinetto con sopra un piccolo vassoio e dei ninnoli. Nell’angolo dietro la porta ci sta nascosta la valigetta che ogni tanto usiamo per fare elettro o magneto-terapia. Nel muro di fronte, fra la finestra  e l’angolo di destra c’è il nostro complesso stereo ( radio, giradischi, lettore di cassette e registratore, lettore di CD) mentre fra finestra e la porta esterna che danno su via Bertolini ci sono: a fianco del divano una grande lampada a stelo con un grande paralume di seta o similseta, subito dopo, dietro il divano, c’è un piccolo mobiletto bar che, però, usiamo per tenere cassette, CD e strumenti medici. Appoggiata al muro interno, subito a sinistra della porta, c’è una stufa a gas che si usa in caso di bisogno e che sparisce d’estate.

 Voltando a sinistra, entrando, ci si dirige verso la zona pranzo e, subito dopo la stufa, appoggiato allo stesso muro interno, si trova un carrello portavivande coi due piani di vetro. In genere contiene delle fruttiere con frutta fresca o cestini con noci. Subito dopo, sempre appoggiato allo stesso muro, c’è il grande mobile-vetrina a sei ante che chiudono tre grandi spazi, sia nella parte bassa che nella parte alta vetrinata. Nelle vetrine di sinistra e di destra ci sono servizi di bicchieri di vario tipo. Nella vetrina di mezzo in basso c’è il bar con un assortimento di liquori, di vini spumanti e liquorosi. Nella scaffa superiore c’è una collezione di bricchi e tazze di ceramica. Sotto alle vetrine laterali ci sono due cassetti – uno a destra e uno a sinistra – che contengono posate quello a sinistra e tovaglie e simili quello di destra. Nei tre vani che si trovano nella parte bassa del mobile e sono chiusi da ante di legno non vetrate si trovano: in quello di mezzo la nostra riserva di vini più una riserva di alimenti, soprattutto latte, pasta e riso; in quelli laterali piatti, vassoi e attrezzatura da cucina di uso non quotidiano. Il mobile va, da subito dopo il carrello porta vivande a meno di mezzo metro dal muro. In questo piccolo spazio trova posto, d’estate, la stufa a gas che ha, quasi sempre, un paniere appoggiato sopra con qualcosa dentro. Nel muro a sinistra di chi entra (con la finestra che da sulla “scariottola”) dopo la finestra e vicino all’altro angolo, c’è un “etagè  con tre scaffe sulle quali trovano posto piccoli oggetti ornamentali, in genere regali o cose del passato. Davanti all’ampia porta esterna a vetri, che è il luogo più luminoso della casa, stanno sempre dei fiori in vaso: una aspidistra che abbiamo da oltre trent’anni (le altre due sono nell’andito di sopra ma tutte e tre d’estate stanno sul terrazzo) un’altra pianta senza nome che mi fu regalata oltre venti anni fa da una bidella della scuola materna di Cogna e, in genere, qualcos’altro (a volte una stella di Natale, a volte un’azalea o altro).

 Nel mezzo c’è un bel tavolo massiccio con sei robustissime ed eleganti sedie dall’alto schienale e con la seduta impagliata con cura. Sul tavolo c’è un grande centro di stoffa ricamata e, sopra di esso, un ampio vassoio centrotavola e altri oggetti fra cui dei piccoli vasi con piccole piante grasse.

 La zona pranzo è illuminata da un lampadario con cerchio al neon, che ha la foggia di un grande lume a petrolio di ottone, col tubo di vetro entro cui una lampada imita lo stoppino acceso e una cupola di vetro opaco con un foro nel centro, che copre tutto e fa da riflettore. Il lampadario è appeso al soffitto con tre catene di ottone. La zona soggiorno, invece, è illuminata da un lampadario più semplice. E’ formato da tre globi di vetro zigrinato aperti in basso (per introdurre le lampadine) di colore giallo scuro, sospesi al soffitto da corde nere, con un triangolo di legno che tiene lontani uno dall’altro i globi, che pendono ad altezze diverse.

 

LA SALA rid

 

LA SALA 2 rid

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I servizi igienici

A fianco delle scale, di fronte alla porta d’ingresso, subito oltre la porta della cantina, c’è una porta simile alle altre ma più bassa e più stretta che consente di entrare nel piccolo bagnetto del piano-terra. Esso è, sostanzialmente, il sottoscala. Il piccolo bagno si trova nella parte sottostante il pianerottolo. E’ illuminato da una finestra uguale a quella della cantina, protetta da un’inferriata e, le sera, l’illuminazione è garantita da una “applique” fissata al muro a destra di chi entra nonché dalla luce dell’armadietto a specchio collocato sotto la finestra e sopra il lavandino. Il piccolo locale è piastrellato fino a un’altezza di circa u  metro e ottanta, con piastrelle su cui spicca una grande margherita. La parte superiore non piastrellata è tinteggiata di bianco. Il lavandino, come ho detto, è nello sguancio della finestrina, mentre il water è appoggiato al muro a destra di chi entra. Al muro di sinistra è applicato un porta asciugamani e, dietro la porta, trova ricovero il “Folletto”. Il resto del sottoscala che si trova sotto la prima rampa, chiuso con una tenda, serve da sgombero e contiene la bombola del gas di scorta, recipienti per la raccolta differenziata e barattoli di tinta residuata. Qui è anche la botola, ben sigillata,  del pozzo biologico che occupa parte del sottoscala e parte dell’andito.

Le scale

Come ho già detto le scale sono di pietra grigia. La ringhiera è di ferro battuto con un corrimano di legno chiaro. La prima rampa, che arriva al pianerottolo è più lunga della successiva (12 scalini), onde consentire maggior spazio in altezza al sottoscala. Lo zoccolo di perlinato prosegue ininterrottamente lungo tutta la prima rampa e lungo il muro esterno del pianerottolo. Lungo la scala, al muro di destra sono appesi, come ho già detto, quadretti con foto a colori di paesaggi dei dintorni, che sono appesi anche lungo la seconda rampa. Nel muro esterno di fronte a chi sale si apre una finestra simile alle altre, che si apre in alto, allo stesso livello delle altre. La finestra illumina (con poca luce a causa delle case di fronte) sia le scale che l’andito di sopra. Lo sguancio è chiuso da una parete a filo del muro alta circa un metro e mezzo e sopra di essa c’è un piano largo una quarantina di centimetri, ricoperto da una lastra di linoleum con motivi floreali. Su tale piano si può accedere, con uno scaleo, per accedere alla finestra. Da qui, lungo la seconda rampa, più breve della prima (6 scalini), si arriva all’andito del secondo piano.

L’andito di sopra

Appena giunti in cima alla scala ci si trova nell’andito di sopra. Esso è dipinto di bianco ed ha, come tutte le stanze ed anche le scale, lo zoccoletto lucido incollato alto 6 o 7 centimetri. Di fronte si apre una finestra sulla via del forno, in esatta corrispondenza con quella che si apre, alta, sopra il pianerottolo e che da sulla “scariottola”. Sotto la prima c’è il radiatore del termosifone. Nel muro di destra si aprono due porte e altrettante nel muro di sinistra. Appoggiato al muro di destra, fra le due porte, c’è una cassapanca che contiene indumenti di lana e altre cose. Prima di essa, vicinissima alla prima porta, c’è un grosso vaso che contiene una lussureggiante aspidistra.

Appoggiate al muro di sinistra, fra le due porte, ci sono due poltroncine di vimini con un cuscino. Fra le due poltroncine c’è l’altra pianta di aspidristra che, con quella che sta in sala, sono le tre piante che ci accompagnano da oltre cinquant’anni, quasi sessanta. Appesi al muro di destra, ad altezze diverse, ci sono, fra le due porte, tre ritratti dipinti in cornice dei due nonni materni e di una zia di Marisa. Oltre la seconda porta, vicino all’angolo, c’è un quadretto con il disegno di un Cristo in croce donatomi da un alunno della maestra Poli. Sull’altro muro, a sinistra, sempre fra le due porte, c’è una grande foto incorniciata fatta a Lourdes durante un pellegrinaggio al quale abbiamo partecipato. Quindi un quadretto di soggetto antico-egiziano fatto con tecnica particolare e, infine, un bel ritratto fotografico incorniciato di Marisa bambina, inviatoci un po’ avventurosamente dall’Australia da Elena, la zia materna di Marisa. Nel muro di fronte, a lato della finestra a sinistra, c’è una serie di tre quadretti con antiche stampe, sovrapposti, che acquistammo una volta a Lucca. Davanti alla finestra, guarnita di una tenda di trina alta soltanto quanto la finestra, c’è un tavolinetto quadrato, con le gambe lavorate al tornio, sopra il quale sta un centrino e un vaso quadrato di porcellana dipinta con dentro una pianta verde finta. Il tavolino ha un cassetto che contiene tutti i ricordi delle persone scomparse. Appeso al soffitto c’è un bel lampadario identico a quello dell’andito di sotto e che si accende contemporaneamente a quello sia dal basso che dall’alto.

Il guardaroba avanti-bagno

Entrando dalla prima porta a destra, subito in cima alle scale, si accede a un locale stretto circa un metro e lungo poco più di tre. E’ dipinto di bianco e non ha aperture verso l’esterno. L’unica apertura, oltre la porta di accesso, è la porta a vetri che si trova subito a destra entrando e che da nel bagno. In fondo, proprio di fronte alla porta, c’è appeso il bell’attaccapagni di legno che avevamo comperato per la casa del Grilli.

Appoggiati alla parete di sinistra ci sono: 1)  un armadietto di tipo “svedese” con un un vano superiore chiuso da due ante scorrevoli dove teniamo medicinali e oggetti per l’igiene personale e un vano inferiore più alto e chiuso da due ante apribili entro cui trova posto l’aspirapolvere che Marisa usa a questo piano più altri materiali per la pulizia. Sopra la scaffa in alto trova posto la bilancia pesa-persone; 2) un armadio a tre ante senza specchi (quello che era nella vecchia camera dei ragazzi) entro cui di conservano indumenti che si usano raramente, vecchie coperte e altro. Dietro di esso c’è un retino coi piedi ripiegabili da usarsi per eventuali emergenze. Sopra l’armadio c’è l’asta che serva ad aprile la botola del soffitto e oltre l’armadio trova posto uno scaleo necessario per raggiungere le parti alte degli armadi delle camere e anche i libri delle scaffe più alte dello studio. Sotto l’attaccapanni c’è una vecchia stufa a gas che non usiamo più e che serve come piano di appoggio nelle necessità.  Dal soffitto pendono due due lampade con un piatto di porcellana decorato: una vicina alla porta del bagno e una verso la fine del locale, per un’illuminazione perfetta.

Il bagno

Il bagno rappresenta il cambiamento più innovativo fatto durante i lavori di ristrutturazione della casa. Volevamo avere finalmente un bagno ampio e comodo, tanto che, all’inizio, pensavamo dovesse occupare tutta la stanza che una volta era una camera. Poi convenimmo coi muratori che sarebbe stato eccessivo e che  con la porta che si apriva direttamente sull’andito sarebbe stato poco riservato. Così decidemmo di tirare su la piccola parete creando il sopra descritto

avanti-bagno. Al bagno, quindi, si accede dall’avanti-bagno attraverso la porta a vetri che si apre, come già detto, subito a destra.

 Il bagno, piuttosto ampio (circa tre metri per due abbondanti) è piastrellato con le stesse piastrelle di ceramica marrone un po’ lavorate del pavimento fino ad un’altezza di oltre 180 cm. Il resto delle pareti e il soffitto sono tinteggiati di bianco. Nel muro esterno davanti alla porta c’è la finestra, grande come tutte le altre, che si apre sulla “scarriottola”, coi doppi vetri lavorati in modo che non si veda attraverso. All’esterno di essa c’è una veneziana di plastica marrone.

 Appoggiati alla parete a destra di chi entra ci sono prima il bidet e dopo, vicino all’angolo, il water. Vicino al bidet, subito a destra per chi vi si pone di fronte, c’è un anello di metallo color argento porta-asciugamani. Vicino al water, ma fissato al muro esterno (quello della finestra) c’è un porta-rotolo del medesimo metallo argentato. Appoggiato al muro della finestra, alla sinistra di essa, c’è il lavandino, sovrastato da uno specchio abbastanza grande con una mensola per i pettini e poco altro. Ai lato dello specchio ci sono due piccoli globi di vetro con dentro una lampadina. Al lavandino è affiancato sulla destra  un porta-asciugamani a piantana con tre aste e, sulla sinistra,  un anello metallico pure di metallo argentato e fissato al muro, che sostiene un bicchiere di vetro porta spazzolini e dentifricio. A destra dello specchio, sul muro, c’è l’interruttore delle luci dello specchio e una presa di corrente. Sul muro sulla sinistra di chi entra, è appeso un armadietto bianco chiuso da due antine e con una scaffetta sotto entro cui stanno saponi, pomate e creme nonché il necessario per la barba. Sotto di esso stanno le due valvole che in caso di bisogno possono chiudere sia l’acqua fredda che quella calda in tutto il bagno.

 Appoggiata alla parete della porta, proprio vicino all’angolo, c’è la vasca da bagno bianca con la rubinetteria color argento e, in alto, la doccia con i due rubinetti appositi. Attualmente, però, per fare la doccia usiamo la “doccetta” della vasca munita di un lungo tubo, che fissiamo in alto ad un apposito sostegno che abbiamo fissato a fianco della vecchia doccia che non funzionava più tanto bene (veniva poca acqua calda). Nell’angolo c’è una scaffetta di plastica a tre piani ove stanno spugne, saponi e shampoo.

 Fra la vasca e la porta c’è, in alto, un attaccapanni cui appendere gli abiti quando si fa la doccia e anche gli accappatoi. Sotto di esso, vicino alla vasca, c’è il grosso cesto per la biancheria sporca e, al suo fianco, una seggiolina. Nella parete vicino alla porta c’è a portata di mano, l’interruttore della luce centrale e, in basso, un’altra presa di corrente. Nel mezzo del soffitto pende un lampadario di vetro, formato da tre grossi “petali” che si allargano formando una specie di grosso fiore in messo al quale si accende una lampada a risparmio energetico (ma non un girolux, che farebbe più luce, ma che non ci sta per la poca larghezza del “fiore”).

 

IL BAGNO rid

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Lo studio

Per la seconda porta, sempre sul muro di destra, si accede allo studio. E’ la stanza dove, un tempo, c’era la “cucina di sopra”. E’ esattamente sopra alla cucina attuale, infatti nell’angolo in fondo a destra per chi entra si può notare la canna fumaria che sale dal camino di sotto. La stanza è tinteggiata di rosa, con lo zoccoletto rossiccio screziato. Il pavimento è di mattonelle rosse, del solito tipo di cotto robusto lavorate tipo ceramica.  Sul muro a sinistra di chi entra si apre la finestra sulla via del forno. Di fronte c’è la casa Cardosi ma subito dopo la via svolta verso sud quindi si apre uno spazio libero da cui si vede il cielo e il Colle Aprico. Per questo motivo la finestra porta abbastanza luce. La finestra è guarnita da una tenda leggera ricamata appesa a un moderno bastone di legno ed è lunga fin quasi a terra.  Dal soffitto, proprio in mezzo alla stanza, pende un lampadario di discreta fattura con un circolo al neon che da molta luce. Recentemente è stato sostituito da un nuovo lampadario semplice e di forma moderna con una grossa lampada a led come quella della cucina.

 Appoggiata allo stesso muro della porta d’ingresso c’è una grande scaffalatura che occupa quasi tutta la parete anche sopra e ai lati della porta. In tale scaffalatura trovano posto tutti i libri di Geografia, i Saggi, diverse cartelle di documenti, gli album di fotografie e altro. Subito a destra, entrando, si nota che la libreria in basso ha un ampio piano su cui trovamo posto il computer che uso normalmente, la stampante e il vecchio computer Amiga con la relativa attrezzatura. C’è anche il telefono di Clouditalia che non usiamo quasi mai. Sotto le tre scaffe dei libri e davanti ai computer c’è uno spazio di poco meno di un metro di altezza alla metà del quale sono state inserite due strette scaffette. Quella di destra ha due vecchie foto in piccole cornici e una statuetta della Madonna di Fatima. Sopra di essa, appese al muro, ci sono le foto di Davide e Simone all’età di due anni. Quelle di Michele e Gabriele sono appese alla parete fra la scaffalatura e la grande libreria. Quelle di Jacopo e Valentino sono appese nel breve spazio di muro fra la scaffalatura e il vano della porta, sopra all’interruttore della luce. Tutte le foto rappresentano i nipoti all’età di due anni. Nella scaffetta di sinistra, invece, abbiamo recentemente montato il vecchio televisore con un decoder per ricevere il digitale terrestre. A sinistra, invece, sempre sulla scaffetta, ci sono tre contenitori di CD con i vari programmi dei computer. Sotto la scaffetta e dietro la stampante c’è anche il cordless. A sinistra della porta per chi entra le scaffe sono strette ma scendono fino in basso e sono 6. Contengono libri (in alto), raccolte di schede varie e, soprattutto, oltre venti album di foto. Fissata alla scaffetta che è dietro il computer c’è una lampada da tavolo che illumina il piano davanti al computer stesso.

Appoggiato alla parete a destra di chi entra c’è una grande libreria con una parte alta che ha quattro scaffe, chiusa da quattro grandi ante a vetri e una parte bassa con due scaffe chiusa da quattro ante di legno. E’ alta tre metri, lunga due metri e mezzo e profonda una trentina di centimetri. La parte alta continene libri di narrativa, di religione,pedagogia e filosofia, di letteratura italiana. La parte bassa di destra contiene documenti, la parte sinistra strumenti per l’uso di tutte le nostre attrezzature elettroniche e non. Al lato della libreria che sta vicino alla canna fumaria è appeso un piccolo attaccapanni al quale è sospeso un vecchio borsello che contiene la vecchia videocamera che non usiamo più perché ingombrante e perché non si trova più una batteria nuova essendo quella vecchia esaurita. Appoggiato al muro esterno di fronte alla porta c’è un divano-letto (usato solo come divano) con un tappeto variopinto davanti e, ai lati,  due sgabelli di legno che il Ferruccio volle fare per accompagnare le librerie di sapore antico. Sullo sgabello di destra di solito sta la scatola con il Tablet. Su quello di sinistra sta il computer portatile di recente acquisto.

 Appoggiata al muro esterno a sinistra di chi entra, fra la finestra e l’angolo in fondo c’è l’altra libreria simile alla precedente ma più piccola. Essa, infatti, è alta tre metri ma lunga un metro e mezzo o poco più. La parte superiore, chiusa da due grandi ante a vetri, ha quattro scaffe e contiene libri di storia. La parte bassa, chiusa da due ante di legno, contiene ancora volumi di storia, raccolte di giornali, vecchi documenti e documenti recenti relativi ai nostri investimenti e alle nostre pensioni. In mezzo alla stanza, rivolta verso la finestra, c’è la scrivania di legno massello scuro, con tre cassettini a destra, tre a sinistra e un grande cassetto al centro.

 Appesi al muro di fronte alla porta, sopra il divano, ci sono appesi sette quadri: tre di De Chirico, uno di Van Gogh, uno di Modigliani e uno di Guttuso. Naturalmente sono delle riproduzioni ma di buona fattura e convenientemente incorniciate.

Ci sono anche due profili di indios che acquistammo una volta a Monterosso da una compagnia di indios che si esibiva in piazza. A sinistra della finestra, fra la finestra e le scaffe strette, c’è una tevoletta con un termometro e un barometro.

Infine: sul lato delle scaffe strette verso la porta è appeso un “crest” del Battaglione San Marco mentre di fronte, sul lato della scaffalatura grande, c’è un artistico crocifisso di cartoncino dorato.

 

LO STUDIO rid

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La camera degli ospiti ex camera dei ragazzi

Per la porta che si trova proprio di fronte a quella dello studio, si entra nella camera degli ospiti. Essa è tinteggiata di bianco ed ha il pavimento di mattonelle rettangolari beige chiaro come la nostra camera. Sul muro a destra di chi entra si apre una finestra che guarda verso la via del forno. Nel muro di fronte si apre la seconda finestra che guarda verso la via Bertolini. Entrambe sono uguali a tutte le altre della casa, cioè di legno di castagno il telaio e la finestra e di legno di abete gli scuri. Ogni battente ha un solo doppio vetro grande come la finestra stessa. Sotto alla finestra del muro di destra c’è il radiatore del termosifone. Dal soffitto pende un semplice lampadario con una lampada a risparmio energetico.

 Appena si entra si può notare, appoggiato al muro di destra, subito dopo la porta, vicino all’angolo e prima della finestra, il canterale color legno con quattro cassetti e un bello specchio. Appoggiata al muro di fronte, fra l’angolo e la finestra di via Bertolini, c’è la scrivania di stile “svedese”, con tre cassetti sulla destra e le sovrastanti tre scaffe. Sulle prime due ci sono libri. Su quella più alto ci sono dei soprammobili. Sulla scrivania si nota una grande lampada da tavolo e un apparecchio radio. A sinistra di chi entra, appoggiato allo stesso muro della porta, c’è l’armadio color legno a quattro ante sia nella parte bassa che nella porta alta. Esso occupa tutto lo spazio fra la porta e l’angolo. Appoggiato alla parete a sinistra di chi entra è  il letto a dua piazze di legno nero lucido, con un solo comodino situato a sinistra del letto, fra questo e l’armadio. Sopra il letto è appeso un elegante quadretto di legno su cui c’è un profilo di Madonna in metallo

(forse peltro). Nel breve spazio dello stesso muro della porta, fra la porta stessa e l’angolo a destra, è appeso un quadro con l’immagine di Gesù Cristo. Apparteneva ai genitori di Marisa ed era in questa casa anche prima che l’abitassimo noi.

La nostra camera

Anche la nostra camera è tinteggiata di bianco ed ha il pavimento di mattonelle beige chiaro come l’altra. Vi si accede dalla porta che si trova proprio di fronte al guardaroba-avantibagno. Nel muro di fronte a chi entra si apre una grande portafinestra che da sul terrazzino sulla via Bertolini. Ha la parte bassa il legno e la parte alta con un unico doppio vetro in ciascuno dei due battenti. Sul muro a sinistra si apre una finestra, uguale a tutte lre altre, che da sulla “scariottola” e sotto la quale si trova il radiatore del termosifone. Davanti alla porta-finestra c’è una bella tenda scorrevole lunga fino a terra. Davanti alla finestra, invece, la tenda che c’era è stata tolta perché era troppo vicina al letto e ingombrava. Appoggiato alla parete a destra di chi entra c’è il grande armadio bianco a sei ante sia nella parte bassa che in quella alta. Esso occupa quasi tutta la parete, salvo un breve spazio prima del muro di fronte e un spazio un po’ maggiore subito a destra della porta, fra questa e l’armadio. In tale spazio abbiamo fissato al muro due piccoli attaccapanni di metallo (gli stessi che avevamo fissato alla porta chiusa del garage nella casa del Grilli). Appoggiato al muro di sinistra, fra l’angolo e la finestra, c’è il canterale costruito artigianalmente in legno massello dal Ferrari, con quattro cassetti, di un bel color legno non troppo chiaro. Dietro di esso, appeso al muro, c’è un grande specchio che lo completa. Il letto a due piazze è appoggiato allo stesso muro della porta, con i due comodini ai lati. Sia il letto che i comodini sono stati costruiti dallo stesso Ferrari con lo stesso legno. Sopra a ciascun comodino, fissato al muro, c’è una lampada dentro una coppa fatta a fiore, che fa una bella luce e non ingombra i comodini. Dal soffitto pende un bel lampadario, con tre lampade esse pure dentro a coppe fatte a fiore più una luce centrale entro un globo un po’ schiacciato (non perfettamente sferico). Sia i bracci di metallo che sostengono le coppe e i tre piccoli fiori ornamentali che la catena che sostiene il tutto, sono di ottone lucido color oro.  Sopra al letto è appesa una icona acquistata in Russia rappresentante la Madonna di Vladimir. Sul muro a sinistra di chi entra, a sinistra della finestra, a lato del letto sono appesi: un piccolo crocifisso acquistato in una chiesa ortodossa e, sotto di esso, un quadretto con una piccola immagine della Madonna di Montenero. Nel muro di fronte a chi entra, a sinistra della porta-finestra, c’è un quadretto con un’immagine della Madonna con bambino in argento, dono dei nostri figli in occasione delle nostre nozze d’oro. A destra della porta finestra ci sono tre quadretti: In alto un quadretto con l’immagine della Madonna di Fatima e, sotto di esso, un quadretto di legno dipinto più piccolo con l’immagine di una fanciulla in preghiera. Ancora sotto c’è un quadrettino ancora più piccolo, pure di legno dipinto recante l’immagine della Madonna con bambino stile icona russa.

Il terrazzo

Come ho detto si affaccia sulla via Bertolini ed è proprio sopra la porta della sala (così le fa un po’ da protezione). Non è molto grande: largo meno di un metro e lungo meno di due. E’ protetto da una bella ringhiera di ferro batturo e lavorato dipinta di grigio. Ad essa sono appesi dei portavasi metallici su tutti e tre i lati. Una volta li riempivamo di vasi di gerani, ma da qualche anno Marisa ha ridotto drasticamente il numero dei fiori coltivati in vaso. Così anche nella bella stagione vi trovano posto pochi vasi. Sul pavimento, invece, trovamo posto, in estate, i tre grandi vasi di aspidistre e un paio di altri vasi troppo grandi per essere messi nei portavasi. Qualche volta, quando ci sono manifestazioni in piazza, cerchiamo di trovar posto fra i vasi per assistere dall’alto.

 

casa di Mario

 

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          Lato sulla via Bertolini. In basso porta e finestra della sala.

          In alto a sinistra è la camera degli ospiti.

          A destra la porta-finestra della nostra camera e il terrazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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                                                                                                                                 In alto a sinistra finestra dello studio, nel mezzo quella dell’andito

                                                                                                                                 di sopra e, a destra quella della camera degli ospiti.

                                                                                                                                 In basso al centro la porta di ingresso, a sinistra la finestra

                                                                                                                                 della cucina, a destra quella della sala.