"Ecco il doping di Conconi" Chiusa l'inchiesta di Ferrara: "Epo a Pantani e Di Centa"

dal nostro inviato EUGENIO CAPODACQUA


FERRARA - L'ennesima mazzata arriva sullo sport italiano da Ferrara, dove il pm Pierguido Soprani scrive e consegna le conclusioni della sua inchiesta: anni e anni di doping, gestito dal professor Conconi e praticato su atleti del calibro di Moser, Bugno, Di Centa, Fondriest. Un doping pensato, studiato, organizzato e attuato dalle stesse strutture sportive che a parole intendevano combatterlo. È quanto scaturisce dall'indagine sui rapporti fra il centro biomedico diretto da Conconi, attuale rettore dell'Università estense, il Coni e varie federazioni sportive. I Nas di Firenze e Bologna, coordinati dal colonnello Stefanucci del nucleo centro Italia antisofisticazione, hanno notificato ieri mattina l'avvenuta conclusione dell'inchiesta e la parallela informazione di garanzia. Una raffica di accuse che coinvolge otto personaggi eccellenti: Conconi e i suoi medici collaboratori, Grazzi, Casoni, Mazzoni, Buzzoni, Manfredini. Per loro, fra l'altro, associazione a delinquere, somministrazione di farmaci dopanti, abuso di professione farmaceutica. Per Ferrari, ex allievo di Conconi, somministrazione di farmaci dopanti; truffa per Domenicantonio Franzè, responsabile del laboratorio analisi dell'Usl di Ferrara, presso cui venivano fatti i test ematici degli atleti, senza neppure pagare il ticket.
Dall'altra parte, secondo il magistrato, un gruppo di atleti di varie discipline penosamente coinvolti. Nomi illustri, che hanno fatto la storia di tante specialità. 63 gli atleti che sarebbero stati "trattati" con Epo, la famigerata eritropoietina. Fra questi personaggi eccellenti: Manuela Di Centa, olimpionica dello sci di fondo, arrampicatasi adesso fino al rango di rappresentante in seno al Coni degli atleti, Marco Pantani (Giro e Tour), Gianni Bugno, due volte campione del mondo di ciclismo, Claudio Chiappucci e Maurizio Fondriest (campione del mondo), Maurizio Damilano, Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Guido Bontempi, l'irlandese Stephen Roche (Giro, Tour e Mondiale nello stesso anno). Il quadro che emerge è desolante: doping istituzionale; organizzato - dice sempre l'accusa - da alcune federazioni sportive (canoa e kayak, sport invernali, ciclismo) con convenzioni con le strutture di Ferrara facenti capo a Conconi, dunque con soldi pubblici, e successivamente da alcune società sportive delle due ruote come Carrera, Gewiss Ballan, Roslotto, Mapei. Secondo l'accusa Conconi, raggiunto da ben sette capi di imputazione, avrebbe promosso organizzato e costituito l' associazione a delinquere dietro l'alibi di presunti programi di ricerca scientifica finanziati con denaro pubblico, somministrando o fornendo, invece, farmaci doping. Richiesta di assoluzione parziale, invece, per gli uomini del Coni: Pescante, Carraro, Gattai, Carabelli. Per i reati loro ascritti ed accertati in un pesantissimo atto di accusa sarebbero decorsi i termini temporali.
Fra gli elementi decisivi dell'inchiesta il sequestro dei dati di un computer del centro di Ferrara nel quale comparivano per gli anni 93-95 i test di moltissimi campioni con valori ematici altalenanti: abnormi durante le gare, bassi nei periodi di riposo. Repubblica ne aveva dato notizia già nel dicembre '99. Molti di quei nomi eccellenti compaiono oggi nella lista degli atleti "trattati". Come Marco Pantani la cui carriera sportiva da "pro" nasce - secondo l'indagine - all'ombra di valori ematici abnormi. Già nel '94, quando si rivelò al Giro d'Italia i suoi test erano passati da valori normali (ematocrito 43,4 ed emoglobina 14,4) a gennaio, a 54,4 (e 17,2 di emoglobina) a fine maggio. Il 13 giugno, alla fine del Giro in cui vince due tappe alpine e arriva secondo, addirittura a 58 (18,6 hgb). Nel '95 a inizio stagione ha valori bassi, poi l'incidente con l' auto gli impedisce di partecipare al Giro, ma al Giro di Svizzera è di nuovo al 56. In quell'anno, dopo l' incidente alla Milano-Torino sfora il 60% per cui è sotto processo a Forlì (truffa sportiva). Il suo medico di allora Grazzi è accusato anche di aver falsificato le cartelle cliniche scrivendo valori ematici (ematocrito a 45, emoglobina a 15,2) più bassi di quelli risultati, poi nei dati del computer sequestrati (56 e 18, rispettivamente). Per Manuela Di Centa, prima delle Olimpiadi di Lillehammer '94, l'ematocrito sale a 54,2.
Durissime le accuse: a promuovere ed organizzare l'associazione a delinquere, per Soprani, era proprio il professor Conconi, raggiunto da ben sette imputazioni di reato. Lo "scienziato" riverito e rispettato, altro non sarebbe che un dopatore. Per gli atleti nessuna imputazione penale (il doping non è ancora reato), ma la certezza - secondo l'indagine - che si siano sottoposti e a lungo a pratiche doping alterando in qualche modo i risultati. Il che dovrebbe avere rilievo almeno dal lato sportivo, se le carte del processo saranno acquisite dalla Procura antidoping del Coni. E si potrebbe arrivare a pesanti sanzioni.

torna all'indice degli articoli sul doping