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La Chiesa

[In allestimento] sito in costruzione

 


Chiesa Madonna delle Grazie

La Storia della Chiesa

è la Chiesa di Santa Maria in Ronzano (restaurata prima da Alberto Riccoboni, e negli anni '70 da Mario Moretti) di fondazione benedettina, edificata nelle attuali forme romaniche, in laterizio e pietra da taglio, nel sec. XII (circa 1180), ma probabilmente di origini più antiche, come dimostrerebbero un frammento in bassorilievo (rimesso in opera durante i recenti restauri e raffigurante un animale fantastico: frammento attribuibile al sec. IX) e l'esistenza dell'attiguo convento, oggi completamente scomparso ma le cui rovine sussistono, interrate, nei pressi della chiesa oggi del tutto isolata e con la facciata rivolta al Gran Sasso.

L'Abate mitrato (perché aveva facoltà di indossare la mitra vescovile, avendo i poteri di un vescovo) era alle dipendenze della Basilica di San Nicola di Bari. Fra i cospicui resti del tesoro del cenobio rimangono, fra varie reliquie, una Madonna lignea, una preziosa croce bizantina (sec. XIII) attribuita alla scuola orafa di Sulmona. La facciata, a timpano, con gli spioventi delle ali laterali più bassi, ha il corpo mediano leggermente avanzante, sul quale - inferiormente - si vede l'attacco di un portico a tre arcate mai costruito. Il portale rettangolare è sormontato da una grande finestra circolare, chiusa oggi da un vetro moderno, ma il cui "rosone" doveva essere grandioso, a giudicare dalle restanti finestra dell'edificioLe porte laterali sono sormontate da monofore, anche queste murate, La testata del transetto sinistro ha la metà inferiore spartita in tre arcate cieche su lesene (nella terza, monofora chiusa da transenna), mentre quella superiore ha tre monofore, di cui una chiusa da transenna "a grata" e un'altra con cornice riccamente ornata. Nel retro quattro arcate cieche e, nel mezzo, una bella monofora chiusa da transenna formata da una scacchiera a traforo, circondata da una fascia a girali e da un arco impostato su due colonnine, come nelle chiese pugliesi (anche il motivo delle arcate cieche all'esterno e la pianta sono di derivazione pugliese); altre cinque piccole monofore, di cui una con transenna, illuminano gli ambienti dietro le absidi. Sopra l'abside mediana è un campanile a vela con doppie luci su due ordini. La testata del transetto di destra è pure suddivisa da arcatelle cieche come quelle di sinistra.
L'interno (aperto la domenica mattina: negli altri giorni le chiavi cono reperibili nella casa colonica poco distante, o presso il Parroco di Caste Castagna), di grande solennità, mostra ancor oggi i segni dell'incendio del 1183 (allorquando fu distrutto l'annesso monastero benedettino) che calcinò le pietre delle tre navate, risparmiando il transetto e le absidi affrescate.
Le navate sono divise da pilastri cruciformi, con archi a pieno centro e a doppio giro; le absidi svolgono in pianta la loro curva meno di mezzo cerchio, e dietro ad esse è un ambulacro con piccoli ambienti, limitato all'esterno dal muro rettilineo posteriore.
Volte a crociera sul transetto, mentre il resto del tetto è a travature scoperte.
Il transetto e due delle absidi sono decorati da affreschi di grande importanza, veri capolavori della pittura italiana delle origini, interessantissimi perché scevri dalle influenze della pittura bizantina e perpetuanti, piuttosto, la tradizione della pittura paleocristiana e altomedioevale

Fiumi d'inchiostro sono stati versati per poter "collocare" cronologicamente e stilisticamente gli affreschi, che il Bèrtaux nel 1904 indicò come opera di un maestro francese o di un lombardo francesizzato.

Nella parete di destra gli affreschi sono su tre ordini sovrapposti, con Storie del Vecchio e Nuovo Testamento; nella parete di sinistra, Gli eletti nel seno dei Patriarchi (sec. XIII); nell'abside di destra, in alto,Santo in cattedra e due Angeli, e sotto, i Santi Antonio e Nicola in piedi e l'offerente; nel catino dell'abside mediana Cristo benedicente entro mandorla; sotto, Annunciazione, Santi, Profeti, e storie evangeliche, dalla Visitazione alle Madri Piangenti o Strage degli innocenti (affreschi datati 1181).Due are pagane fungono da altari: il monolito dell'altare centrale è detto dal popolo pietra dei PaladiniLe absidi laterali sono spostate verso la linea assiale della chiesa per lasciare il posto a due porticine, dalle quali si passa nell'ambulacro, alle spalle dei recinti absidali.

Personaggi di rilievo, per tutta la Valle Siciliana, furono i vari membri della famiglia Alarçon y Mendoza

 

 

 

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Aggiornato il: 05 ottobre 2003