Itinerario N° 3
da Romano di L.dia a Mozzanica
Scheda
introduttiva L’itinerario
che da Romano porta al ponte di Mozzanica, non offre presenze
architettoniche rilevanti. Tuttavia questo non vuol dire che sia mancata
una pagina di storia degna d’esser ricordata: valga da esempio Fornovo,
l'antica Forum Novum romana con il locale Museo archeologico, allestito
presso la biblioteca comunale. Segnaliamo
però le interessanti cascine nell'area compresa tra Romano e Fara
Olivana: tra le tante la Naviglio ed il complesso delle Graffignane per
citarne alcune; inoltre legata ai guadi è la chiesetta di S. Giuseppe
sulla sponda di Romano. Alla
relativa mancanza di vestigia di un certo rilievo, l'area offre invece
interessanti aspetti naturalistici, simili al precedente itinerario, anche
se gli interventi antropici hanno cambiato l’aspetto del fiume. Negli
anni ‘70, la zona è stata oggetto d'imponenti alterazioni morfologiche
che hanno strappato al fiume gran parte del suo territorio; le opere di
regimazione sono a tutt’oggi diffuse ma, in alcuni casi, i lavori sono
stati eseguiti con criteri protezionistici, permettendo il formarsi di
lanche artificiali grazie all’utilizzo dei pennelli, argini in alveo. Di
particolare interesse è l’intervento di regimazione di bioingegneria
forestale a Mozzanica, un timido esempio di rispetto del fiume. Dei
fontanili del passato si notano solo le tracce, e la presenza è rimasta
tale solo sulle carte; la fontana Giulia, nel territorio di Fara, attinge
l’acqua direttamente dal Serio grazie ad opere idrauliche che sono
costate sia in termini ecologici sia economici. Le colture infine hanno
sostituito la vegetazione dei tempi passati, e di questa rimangono solo
alcuni lembi: un bosco con pioppi “bianchi” a Romano; l’asta della
fontana Giulia a Fara, un’ampia zona umida a saliceto a Fornovo, qualche
alneto, il bosco del Tanganì, un’area boscata di pioppi neri a Bariano,
inoltre altre sparse di minor estensione. Nonostante le alterazioni, le
osservazioni faunistiche risultano ancora interessanti, soprattutto per
quanto riguarda gli uccelli, i maggiori utilizzatori del territorio. Fra i
rilevamenti risultano presenti, nella giusta stagione, il gruccione,
splendido uccello africano, il topino, il martin pescatore, il pendolino,
gli aironi, il rigogolo ed il falco pescatore, che sfrutta il fiume
durante le migrazioni Analizzando tutti questi dati che, per motivi di
spazio sono limitati ai più eclatanti, da una parte si può gioire per le
osservazioni, confermando l’estrema adattabilità degli animali alle
rivoluzioni antropiche, dall’altra bisogna rendersi conto che tutto
questo rappresenta l’ultimo appello disperato della Natura. Il
tratto offre un facile percorso ciclabile che, per il limitato
chilometraggio, è consigliato ai gruppi con bambini.
In
bicicletta 12 Km. Si
parte dal ponte di Romano (sponda orografica sinistra) vicino al centro
prefabbricati. Gli ampi spiazzi permettono il parcheggio agli automezzi e
la comoda sterrata sull’argine facilita il costeggiamento del fiume. Non
è difficile incontrare numerosi pescatori a testimoniare la discreta
qualità delle acque inoltre la
zona è presa d’assalto, nei mesi estivi, dai gitanti locali. Dopo
pochi chilometri s’incontra una prima lanca artificiale e più avanti
una seconda, dopo la quale si estende una piccola area boscata interessata
dalla presenza del pioppo bianco. La
strada, a tratti interrotta dalle recenti erosioni fluviali, continua
restringendosi a sentiero. Mantenendo la destra al bivio per Fara, si
discende una piccola scarpata; più avanti, dopo un pianoro, s’incontra
un interessante filare parallelo ad un vecchio argine che sbocca presso la
fontana Giulia, ancora attiva anche se alimentata direttamente dalle acque
del Serio. Agli
attenti osservatori non mancherà di riconoscere le residue teste dei
fontanili, ormai abbandonati ed asciutti. Un largo spiazzo, dopo alcuni
incolti, annuncia la presenza di ampi depositi e lavorazioni di ghiaia; un
po' più spostato sulla sinistra, un lago di cava, destinato alla pesca
sportiva. Lungo tutto il percorso sono presenti le recenti regimazioni
artificiali. Si
continua attraversando un ultimo tratto boscato, sapientemente coltivato
dai proprietari, si risale sulla strada asfaltata superando il ponte. L'itinerario
continua sulla sponda opposta lungo una comoda strada alta sul fiume. Il
tratto iniziale è caratterizzato dalla scomoda presenza dell’industria
chimica, la quale, per la verità, è intervenuta recentemente con opere
di bonifica e di regimazione del fiume con argini “ecologici” e
piantumazioni ma la sua esistenza lascia sempre aperto il problema della
difficile coesistenza con l’ambiente naturale. Si
continua verso nord, e dopo aver guadato una roggia (leggi fogna) si
arriva ad un pioppeto artificiale. Il tratto che segue mostra i chiari
aspetti naturali del Serio bergamasco; si alternano saliceti ad alneti
(ontani) con rami abbandonati dal fiume che creano delle interessanti
nicchie ecologiche nelle quali è facile rilevare la presenza di diverse
specie di uccelli. Nelle lanche è stata osservata la presenza della
nutria, animale alloctono da pelliccia fuggito dagli allevamenti e che ora
si sta diffondendo in molti fiumi italiani. La
strada continua verso la più interessante area boscata della zona del
territorio nord, il bosco del "Tanganika ". Anche se non del
tutto naturale, l'area mostra, infatti, presenze botaniche esotiche ma,
come ci è stato suggerito, tutto ciò che è verde nel parco è
necessario per sopperire alla mancanza della naturale copertura
vegetativa. Ben
contenti sono gli uccelli che nidificano nell'area. Tra i quali il
picchio, il gufo e le cince, oltre alle specie citate nel testo. Un
particolare plauso va al locale gruppo ecologico che, sempre nella zona,
ha portato a termine progetti di riforestazione. Si
consiglia alla bisogna una sosta ristoratrice presso la trattoria
(deviazione a sinistra prima del bosco). Il
tratto finale, che riporta al punto di partenza, costeggia il fiume grazie
ad un’ampia strada, offre ancora interessanti rilevazioni
naturalistiche: alcuni boschetti sparsi rimangano come oasi nelle
invadenti coltivazioni. Mentre l’area boscata a pioppi nostrani, prima
del ponte di Romano, è l’ultimo residuo della vecchia foresta che
contraddistingueva la zona. Un ultimo sguardo al fiume e alla palata; opera idraulica costruita per limitare i danni delle piene, prima di risalire sul ponte che ci riporta al punto di partenza.
|
|