Itinerario N° 6

 da Crema a Montodine

 

Scheda introduttiva

Il tratto protetto del territorio Seriano compreso tra Crema e Montodine, presenta numerosi interessi ambientali e monumentali. La stessa Crema, da sola, meriterebbe una giornata per la visita. Anche le numerose chiese e santuari, disseminati ovunque, suggeriscono un interessante itinerario in auto.

Il Santuario del Marzale risulta essere il monumento più interessante ma non vanno dimenticati, in ogni modo, tutti gli insediamenti rurali e le innumerevoli ville e palazzi presenti nei centri abitati. Degni di una visita il palazzo Benvenuti e le innumerevoli chiese di Montodine, tra le quali gli oratori di S. Zeno e S. Rocco e fra le ville quella chiamata “Toscanini“ a Ripalta Guerina, a ricordo del soggiorno del celebre musicista.

Nonostante l’utilizzo antropico dei luoghi per costruzioni di strade, per lo sfruttamento a scopi agricoli, per la bonifica delle numerose lanche e zone umide, che ha ridotto al minimo il “naturale”, sopravvivono interessanti ambienti d’elevato interesse ecologico. Purtroppo il tutto è situato intorno al fiume ed ai suoi terrazzamenti. Fra gli interessi geomorfologici, spicca la valle del Serio Morto, che si allarga subito dopo Crema, interessando tutto il territorio compreso tra Ripalta Vecchia e Pizzighettone. Percorrendo la strada che da Ripalta Vecchia porta a Ripalta Arpina, ci si può rendere conto visivamente della situazione: A sinistra si osserva l’antico argine del Serio ed in lontananza il letto, ora occupato dalle coltivazioni (rimane un piccolo corso d’acqua); a destra il più recente terrazzamento e, più il là, il Serio vivo. La strada segna in pratica il confine tra le due valli, apparendo, per chi osserva le carte geomorfologiche, come una sottile penisola. Storicamente, si fa risalire il cambiamento di corso del fiume a dopo il XII secolo. Il perché è stato motivo di studio da parte di parecchi esperti; taluni affermano che la deviazione è da attribuirsi ai monaci di Madignano, al fine di bonificare le aree, altri ad eventi alluvionali. Un’ultima ipotesi attribuisce questo fatto a movimenti orogenetici locali, coniugando l’innalzamento del Pianalto di Romanengo con l’episodio del Serio. Si segnalano altri interessi, quali la presenza di numerose fughe, in valli trasversali, che tagliano i terrazzi fluviali. Esse sono dovute all’opera d’erosione delle numerose rogge che andavano ad immettersi nel fiume; alcune sono ancora rimaste tali e quali, altre sono state utilizzate al fine di ricavare sterrate per raggiungere i campi ed il fiume. Le fughe naturali hanno coperture arboree molto dense e sono caratterizzate da intrighi vegetativi d’alberi, d’arbusti e di lianose; qua e là si trovano le querce farnie ed interessanti specie erbacee, tra le quali le felci.

Nell’itinerario si osservano due grandi “morte” nella riserva venatoria del Marzale, mantenute “in vita” artificialmente per favorire l’allevamento, la riproduzione e la caccia di numerose coppie di Germani reali. Invece, sulla sponda opposta, a nord di Ripalta Guerina, è riconoscibile un altro ambiente umido in via d’interramento. Detti luoghi, hanno fornito le osservazioni faunistiche più interessanti, anche se la presenza di quest’area venatoria privata ha limitato, in parte, i rilevamenti. Si ritrovano nel tratto descritto quasi tutte le specie ornitiche presenti nel parco, alle quali si associano quelle legate sia all’ambiente umido sia al bosco: in particolare, segnaliamo gli aironi (il cenerino ed il rosso, la nitticora, il sempre più raro tarabusino, la garzetta), gli anatidi, il tuffetto, la poiana ed altri ancora… Ultimamente si è rilevata la presenza massiccia del cormorano, che passa il periodo invernale nella zona. Fra i mammiferi, segnaliamo la volpe, il tasso ed il moscardino. Per chi fosse interessato ai dati completi, può fare riferimento alle pubblicazioni del Parco, anche se è doveroso segnalare l’incompletezza delle indagini.

Per tutto il percorso, il Serio scorre nella cosiddetta valle casetta, caratterizzata dalle coste molto evidenti e da una serie di terrazzi abbandonati, che segnano i vecchi alvei del fiume. Chi vuole cimentarsi nell’itinerario, deve tenere presente che non esiste attualmente un percorso ben definito; pertanto si devono sfruttare le strade campestri ed i sentierini che difficilmente sono paralleli al fiume. Infatti, provengono dai paesi; i visitatori sono quindi costretti a salire e scendere le scarpate. Le strade sterrate che si rinvengono sono usate esclusivamente per permettere il raggiungimento dei campi. Sono in ogni caso previsti dalle Amministrazioni interventi per creare piste ciclabili; allo studio quella nel tratto del Marzale.

La descrizione è accurata nei minimi particolari, tanto da risultare noiosa; tuttavia c’è sembrato doveroso fornire più indicazioni possibili in quanto, rispetto agli altri itinerari, il percorso è difficile, sia per li terreno accidentato sia per la facilità di smarrirlo. Però, tenendo come riferimento il fiume, non ci si può sbagliare!

Bisogna prestare attenzione alle proprietà private, in particolare all’azienda venatoria del Marzale, soprattutto nel periodo della caccia; l’Amministrazione Parco si sta adoperando per permettere l’attraversamento “tranquillo” di tali terreni.

 

In bici (Km 25 circa)

 L’ultimo itinerario proposto segue il fiume nel suo pellegrinaggio planiziale, prima dell’immissione nell’Adda. Partenza suggerita alla periferia di Crema, in via del Macello (zona commerciale, pompieri, Croce rossa...), dove comodi parcheggi permettono la sosta degli automezzi.

Per chi proviene da Crema deve, al Piazzale della Rimembranza (rotonda), prendere la strada per Piacenza (via IV Novembre) ed alla biforcazione girare a sinistra per via Viviani.

E’ necessario attraversare la circonvallazione, utilizzando il semaforo per girare a sinistra, verso Castelleone; attenzione al traffico. Prima del grande lago della cava Alberti, subito dopo il ponte, un’impegnativa scarpata permette con difficoltà l’accesso all’argine; è l’unica possibilità per costeggiare da subito il fiume, in quanto la strada sterrata sottostante che costeggia il perimetro della cava è di difficile raggiungimento a causa della presenza della recinzione dell’impianto estrattivo.

Se si riesce nell’impresa, si può continuare sull’argine, sfruttando la strada fino alla fine del bacino di cava, oppure, più saggiamente, si prosegue sulla circonvallazione, ed, al bivio per Ripalta Vecchia, si gira procedendo per circa 300 mt., lungo la provinciale, fino ad una deviazione a destra, dalla quale parte un sentierino che vi riporta al fiume. Si prosegue scendendo lungo una scarpatella, costeggiando successivamente una lanca artificiale (interessante nicchia ecologica), formatasi grazie alle opere idrauliche. Sulla sinistra si trovano ampie piazzole, utilizzate per il deposito di terra. Il percorso continua con qualche difficoltà, sottopassando la nuova tangenziale, in direzione degli impianti idraulici di sollevamento dell’acqua (archeologia industriale), seguendo le tracce in corrispondenza dell’argine. Sull’altra sponda, si nota la foce del torrente Cresmiero. Gli ampi ghiaioni nel fiume permettono l’osservazione dell’avifauna (garzette, aironi e cormorani). Sempre costeggiando il fiume si procede in direzione dell’abitato di Ripalta Vecchia. Un muro di cinta di mattoni rossi avverte della vicinanza del paese; è consigliabile, per ora, (in quanto entreremmo nell'azienda venatoria del Marzale) costeggiare la recinzione, girando a sinistra fino alla strada asfaltata. Si continua a destra, entrando in paese e si prosegue seguendo via Ripalta Arpina, sulla strada che porta al Santuario del Marzale.

Alcuni chilometri fuori dal paese, si arriva al santuario del Marzale (fontana) e da lì si prosegue seguendo la strada alberata; sulla destra, le sottostanti lanche dell’azienda venatoria, mentre a sinistra un impianto per l’estrazione della ghiaia, complessi rurali lungo la strada (cascina dei Frati), e qualche quercia, che rammenta l’antica connotazione a bosco della zona. In prossimità dell’abitato di Ripalta Arpina, all’altezza della prima curva, si può ritornare al fiume, prendendo a destra la strada sterrata* (cupola per il vetro) o continuare per il paese (più breve!).

*Alla cupola si gira a destra superando il ponticello; lasciato un edificio rurale si continua leggermente a sinistra, lungo un arginello (il sentiero non è ben tracciato) che porta alla scarpata del terrazzo fluviale. Disceso quest’ultimo, ci si ritrova sull’argine e lo si percorre per 1 Km. Quando esso s'interrompe bruscamente, conviene girare a sinistra, seguendo un argine più piccolo che riporta subito ad un’altra sterrata che costeggia, sulla sinistra, una piccola zona umida Poco dopo (500 mt.), si trova un sentierino (non ben segnato) che, inerpicandosi sul terrazzo, vi porta, in alto, sulla strada** descritta più avanti.

Si giunge nel centro abitato di Ripalta Arpina, si prosegue seguendo le indicazioni per Montodine e, lasciate le ultime case, si prende la prima strada** campestre a destra (cartello inizio parco, e traliccio più avanti) e si scende il terrazzo fluviale. La strada sparisce nei campi; pertanto, si deve proseguire a destra verso il fiume, costeggiando un fosso. I recenti interventi di regimazione sulla sponda opposta sono un sicuro segnale d’orientamento. Vi ritrovate in un grande pianoro: in lontananza, si può scorgere il campanile di Montodine. Un sentierino non sempre visibile costeggia il fiume, congiungedosi a sinistra con un'ampia sterrata che, fra le coltivazioni del vasto piano, conduce ai piedi del terrazzo fluviale, per poi riportarsi sulla strada asfaltata. A destra ci si dirige al ponte di Montodine. Superato il Serio e lasciata la poderosa torre del palazzo ex Benvenuti, è d’obbligo seguire la statale verso Crema per circa 1,5 Km. fino alla chiesa di S. Rocco, (più avanti S. Zeno e la fontana del marmo: stazione sperimentale per l’introduzione della trota marmorata); si prende a destra, prima della chiesa, la strada che, superato un corso d’acqua (chiuse da riferimento), ridiscende verso il fiume. Al termine della stessa si prosegue su per il sentiero sopra l’argine che, dopo pochi metri, s'inerpica sulla ripa: il paesaggio è sicuramente molto spettacolare, caratterizzato dai movimenti morfologici; uno in particolare, rappresentato da una delle fughe più estese del territorio. Alti sul fiume, ci si ricongiunge con la strada che proviene dal cimitero di Montodine; è conveniente seguirla per un tratto ed, al primo bivio, si gira a destra, proseguendo verso la fuga (il riferimento è la linea elettrica). La strada termina al limite della scarpata; pertanto, in direzione ovest, si deve individuare una campestre, all’altezza di un deposito di stallatico, che porta all’abitato di Ripalta Guerina. Esistono comunque alcune alternative che permetterebbero di accorciare il tragitto, e riportarsi in breve tempo al fiume, ma sarebbe inevitabile la discesa della scarpata della fuga, che consigliamo solo a chi è abituato a simili imprese. Proseguendo per la strada che vi porta al centro abitato, dovete lasciare alla destra un edificio rurale bianco di brutto aspetto e congiungervi con l'asfaltata. A destra, verso il paese e poi a sinistra, per via Piave. Nel paese si trova la villa Toscanini. Prima della chiesa, si volta a destra e si prosegue ridiscendendo la scarpata e, tenendo la destra, si ritorna al fiume Al termine della strada, un sentierino a sinistra sull’argine vi permette di proseguire fino al ponte del metanodotto, ricongiungendosi alla sterrata che prosegue solo per alcuni metri. Le tracce dei percorsi si perdono nei campi; pertanto bisogna proseguire con l’unico riferimento del fiume, in mezzo ai pioppeti. Sulla destra verso la scarpata si osservano le manomissioni antropiche della ripa e più avanti una morta in via d’interramento. Si incontra il canale di scolo della lanca, il cui guado è difficoltoso. Spostandosi verso la ripa, si incontra un’altra pista battuta dai mezzi agricoli che riporta in alto. Alla sommità, un’altra strada a gomito ridiscende lungo la scarpata (proseguendo a sinistra si può riprendere la SS e avviarsi verso Ripalta Cremasca, ma è consigliato spendere un po' d’energie e seguire il percorso descritto). L’area è di alto interesse morfologico e botanico. La sterrata termina nel bosco, nel quale scorre un piccolo corso d’acqua che serve da riferimento per individuare un sentierino, che, costeggiando il ruscello, risale lentamente la costa per riportarvi in alto, in vicinanza di un allevamento. Si continua seguendo il sentiero che costeggia la scarpata (alveari come riferimento); in lontananza il cimitero di Ripalta Cremasca. Le tracce si perdono nel pioppeto, ma continuando a seguire le piste dei trattori, si arriva in vicinanze della fuga di Ripalta Cremasca. Un fosso segna l’inizio di una nuova sterrata che ridiscende le scarpate della fuga. In fondo si trova un bivio: a sinistra potete riportarvi in paese e poi seguire la SS fino alla farmacia, e dal piazzale poco più avanti a destra potete ricongiungervi con il percorso descritto, oppure si consiglia di ridiscendere a destra. Sulla sinistra si seguono alcune rogge, fino ad una “baracca“. Dritti, le tracce della strada si perdono, per cui si deve proseguire costeggiando i canali di irrigazione secondari, fino ad incontrare un fosso, seguito il quale si arriva di nuovo su una sterrata che prosegue in mezzo ai campi, fino a raggiungere il fiume. La strada ritorna poi verso il paese fino ad incontrare quella** che scende dal centro abitato. Si prosegue, diritti, curvando poi a destra per incontrare di nuovo il fiume, per il sentiero, a sinistra si risale sull’argine che vi riporta nelle vicinanze di alcune abitazioni; alla fine, la strada comunque continua con un viottolo a ridosso del fiume. A sinistra si notano degli allevamenti; bisogna chiudere occhi e naso, perché da qui in poi il paesaggio è alquanto deteriorato. Il percorso si allarga e diventa una comoda strada che vi porta alla foce del Cresmiero (grande curva del Serio); lo si costeggia passando sotto le arcate della tangenziale nuova e, successivamente, lo si supera attraversando un ponte (a sinistra il depuratore di Crema). Si costeggia il Cresmiero per 200 mt. e poi si risale sull’argine alto a destra, che separa il torrente dal Serio. L’argine vi permette di arrivare al ponte della vecchia tangenziale; conviene sottopassarlo (scarpatella) e continuare per un centinaio di metri fino alla curva del Cresmiero. Al primo accenno di sentiero, a sinistra; si costeggia il torrente e si ritorna al parcheggio, punto di arrivo e di partenza dell’itinerario.