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STORIA SPORTIVA DEI DISABILI I Record di tutte le discipline
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Le Ass. Sportive disabili di tutta Italia Clik.....
1948 nasce lo sport dei disabili Come nasce lo sport disabili 1960 a Roma le prime Paraolimpiadi dei disabili Nasce la Federazione ISMGF 1982 nasce il comitato internazionale ICC 1980 nasce la Federazione Italiana Sport Hanhdicappati 1988 Seul ospita 3200 atleti con un pubblico di 100.000 persone 1990 il CONI riconosce la F. I..S. D |
NOTIZIE SPORTIVE
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LA STORIA SPORTIVA DEI DISABILI L’inserimento
di individui handicappati in un contesto sportivo è un fatto
relativamente recente. Individui
affetti da paralisi spinale traumatica sono stati i primi disabili a
praticare sistematicamente un’attività sportiva. Tale attività
pionieristica ebbe origine in Gran Bretagna, nell’ospedale di Stoke
Mandeville (Aylesbury), non lontano da Londra, grazie all’entusiastica
opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo, direttore di quel centro
di riabilitazione motoria. Il centro fu aperto il 1 febbraio 1944,
durante la seconda guerra mondiale, ed i primi paraplegici a cimentarsi
nelle varie discipline sportive furono giovani di ambo i sessi
appartenenti alle forze armate britanniche, portatori di lesioni
midollari per cause belliche. È
noto il calvario di affezioni «satellite, che perseguitano un mieloleso:
piaghe da decubito, patologie urinarie, affezioni respiratorie,
depressione psichica etc. Sir Ludwig ebbe il merito di riconoscere
l’importanza della collaborazione attiva del malato, unitamente alle
cure mediche, nella prevenzione ditali patologie secondarie
all’handicap; egli studiò e realizzò con grande determinazione dei
programmi di allenamento per disabili, facendovi partecipare tutti i
pazienti che si presentavano al suo centro. Una
delle maggiori difficoltà che si incontra nell’ottenere la
collaborazione attiva del paraplegico traumatico risiede nel basso
livello delle motivazioni psichiche, pressoché azzerate dall’handicap
acquisito. Una
grave disabilità fisica, tale da ostacolare pesantemente il
reinserimento nel contesto lavorativo, produce una depressione psichica
che rende il soggetto totalmente astenico, demotivato e abulico, puro
oggetto delle cure mediche che subisce passivamente. Occorre
un contesto adattato, un ambiente favorevole, nel quale gli stimoli
siano adeguati alla condizione fisica del disabile. Solo così si
possono proporre dei nuovi interessi, ricreando i presupposti per
un’adeguata motivazione alla collaborazione del soggetto, per
ricostruire attivamente la propria esistenza. Inventando delle
discipline e delle tecniche sportive adattate all’handicap, si ottiene
un contesto sociale e ambientale rispondente a queste esigenze. Grazie
dunque allo sport i pazienti paraplegici del Dr. Guttmann (definito da
Papa Giovanni XXIII "il De Coubertin dei disabili")
cominciarono a sviluppare la muscolatura delle braccia e delle spalle,
raggiungendo rapidamente risultati macroscopicamente superiori a quelli
della normale chinesiterapia. Inoltre lo sport, aiutando ad acquisire
equilibrio ed abilità motorie nell’uso della sedia a rotelle,
consentiva a questi paraplegici di servirsi più efficacemente di tale
mezzo di locomozione nella normale vita di relazione. L’iniziativa
del Dr. Guttmann ebbe molto successo, ed il 28 luglio 1948 si tennero i
primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, cui parteciparono
sportivi handicappati ex membri delle Forze Armate britanniche. Tali
attività destarono molto scalpore, medici e tecnici di tutto il mondo
visitarono il centro di Stoke Mandeville per apprendere tali metodologie
riabilitative. Nel 1952 per la prima volta i Giochi di Stoke Mandeville
divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto delle
Olimpiadi di Roma. Era
nata dunque la Federazione Internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville
(ISMGF), che da allora indìce annualmente una manifestazione sportiva
comprendente vari sport, come il nuoto, le corse, i lanci, il tiro con
l’arco, la pallacanestro, la scherma, il tennis-tavolo, il tiro a
segno, le bocce. Tali
Giochi hanno fatto registrare un continuo aumento del numero di
partecipanti, ed oggi quasi tutti i Paesi del mondo vi inviano atleti. Poiché
l’attività dell’ISMGF era limitata alla organizzazione di Giochi
solo per atleti affetti da patologie del midollo spinale, ben presto
handicappati di altro genere (ciechi e soprattutto amputati) avvertirono
l’esigenza di associarsi per poter partecipare anche essi a
manifestazioni sportive. Nel 1964 fu così fondata l’ISOD, e più
recentemente (nel 1980) si formarono l’IBSA ed il CP-ISRA,
associazioni che si occupano rispettivamente di amputati, ciechi e
cerebrolesi in un tempo successivo, l’ISOD ha allargato le proprie
competenze anche ad altre patologie invalidanti. Nel
1982, ISMGF, ISOD, IBSA e CP-ISRA fondarono un comitato internazionale
di coordinamento (ICC) delle organizzazioni sportive mondiali per i
disabili, preposto alla codifica ed alla stesura delle regole tecniche
ed organizzative dei Giochi paraolimpici. In
occasione delle Olimpiadi di Roma si posero le basi per effettuare
regolarmente in futuro dei Giochi per handicappati, da tenersi, per
quanto possibile, nella stessa città dei Giochi Olimpici e nello stesso
anno. Così,
nel 1964 vi fu un’Olimpiade per disabili a Tokio, con 390
partecipanti; nel 1968 ben 750 atleti su sedia a rotelle presero parte
ai Giochi di Ramat Gan (Tel Aviv), località offerta da Israele per
indisponibilità di Città del Messico. In tale occasione un pubblico di
25.000 persone acclamò gli sportivi handicappati alla cerimonia di
apertura nello stadio di Gerusalemme. Nel
1972 i Giochi si svolsero ad Heidelberg (Germania), ed i partecipanti
furono più di 1.000. In occasione dei Giochi Olimpici di Montreal del
1976 i Giochi per disabili ebbero luogo a Toronto (anch’essa in
Canada), e per la prima volta vi parteciparono atleti membri dell’ISOD;
si videro quindi, tra i 1500 partecipanti, gareggiare anche atleti non
vedenti od amputati. Nel
1980, 2500 sportivi disabili presero parte ai Giochi di Arnhem (Olanda);
nel 1984 le Paraolimpiadi si svolsero in parte a New York (1750 atleti)
ed in parte ad Aylesbury (Gran Bretagna, 1100 partecipanti). L’apoteosi
del movimento sportivo per disabili si ebbe nel 1988 a Seul (Corea del
Sud), con una importante manifestazione successiva alle Olimpiadi,
durante la quale gareggiarono ben 3200 atleti provenienti da 65 Nazioni,
al cospetto di un pubblico di 100.000 persone. Altri
sport si aggiungono costantemente alle prime discipline introdotte a
Stoke Mandeville. Dal 1976 si svolgono i Giochi Olimpici Invernali per
disabili: nel
1976 si tennero a Ornskoldsvik (Norvegia); nel 1980 a Glilo (Svezia). Le
ultime due edizioni, del 1984 e del 1988, sono state ospitate entrambe
da Innsbruck (Austria). Inizialmente riservati ad amputati o videolesi,
i Giochi Olimpici Invernali si sono aperti alla partecipazione anche di
paraplegici e di cerebrolesi: gli
atleti che rientrano in queste due ultime categorie gareggiano su
slitta. Dal
1991 l’ISMGF ha modificato la propria denominazione che è diventata
ISMWSF (International Stoke Mandeville Wheelchair Sports Federation). Attualmente
gli sportivi handicappati praticano le seguenti discipline:
automobilismo, atletica leggera, badminton, bocce, bowling, calcio,
canoa, ciclismo, curling, ginnastica, equitazione, goalball, judo,
lotta, nuoto, pallacanestro, pallanuoto, pallavolo, pattinaggio, pesca
sportiva, scherma, sci alpino, sci nautico, slittino, sollevamento pesi,
tennis da tavolo, tiro a segno, tiro con l’arco, torball, vela. In
Italia queste attività sono gestite e coordinate dalla Federazione
Italiana Sport Handicappati (disabilità psichiche e motorie), fondata
nel 1980, dalla Federazione Italiana Ciechi Sportivi (atleti non
vedenti), fondata nel 1980, e dalla Federazione Italiana Sport
silenziosi (atleti non udenti), fondata nel 1929. Dal 1990 tali
Federazioni sono rappresentate presso il CONI da un organismo unitario,
denominato Federazione Italiana Sport Disabili. Lo
sport moderno, inteso secondo i canoni olimpici di De Coubertin, nasce
nel secolo scorso come espressione di forza e di vigore, riferiti
essenzialmente all’uomo giovane, sano e di sesso maschile. Nel
nostro secolo la mentalità sportiva ha progressivamente preso le
distanze da questo stereotipo iniziale, per includere dapprima le donne
sportive, in seguito gli atleti anziani e, infine, quelli disabili. È
degno di nota il fatto che le varie Federazioni sportive nazionali hanno
nel tempo allargato la propria attività, per comprendere le discipline
femminili, nonché quelle praticate da amatori non più giovanissimi.
Viceversa, allorché si è trattato di atleti disabili, sono state
create delle Federazioni Sportive a se stanti. Queste ultime devono
sopportare l’onere di organizzare manifestazioni per le più varie
attività sportive (dal nuoto allo sci), pur fruendo talvolta della
collaborazione delle Federazioni dei vari sport. Questo
stato di cose è dovuto per buona parte alle difficoltà tecniche ed
organizzative legate alle attività sportive per disabili; si ha quasi
la sensazione, però, che molte delle Federazioni sportive nazionali che
a suo tempo hanno realizzato l’integrazione tra sportivi differenti
per sesso e per età, stentino ad integrare gli atleti sani con quelli
affetti da un handicap. Qualcuna
(vedi FITARCO) ha già manifestato un’apertura concreta ai disabili,
con competizioni integrate; si spera che altre Federazioni seguano
l’esempio, perché lo sport per handicappati non venga ghettizzato, e
possa essere per il disabile un’occasione di incontro con il
normodotato.
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