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La Nuova Zelanda è posta nel Pacifico Meridionale a circa 1.900 chilometri a sud-est della costa australiana. Questo splendido gioiello del Pacifico del Sud è formato da due grandi isole: l’Isola del Nord, più piccola ma più popolosa, e l’Isola del Sud. Innumerevoli altre isole dell’oceano, come le Isole Cook, Kermadec, Niue e Tokelau vengono amministrate direttamente dal governo neozelandese, che ha sede a Wellington, la capitale del Paese; Auckland è, invece, la città principale.
Il territorio è straordinariamente bello, con paesaggi che variano dall’alpino al tropicale. Sull’Isola del Sud le montagne si elevano al di sopra dei 3.600 metri e una miriade di ghiacciai si alterna a sorgenti d’acqua calda, conferendo ancora maggiore fascino all’ambiente.
L’isola del Nord, invece, ha un aspetto meno alpino, tanto che all’estremo settentrione il clima diviene subtropicale.
Solo circa 3.500.000 di persone vivono in Nuova Zelanda e di queste la maggioranza, circa l’80%, risiede nelle città. La campagna, per lo più intatta e disabitata, richiama ogni anno un crescente numero di visitatori.
Il fiordo di Milford Sound(a sinistra),nell’Isola del Sud, è un esempio dei molti bellissimi paesaggi naturali del Paese.
I navigatori polinesiani che si stabilirono su queste isole circa 1.000 anni fa trovarono una terra fertile e priva di mammiferi, ma ricca di uccelli e, lungo il litorale, di abbondanti quantità di pesce.
Questi originari abitatori, conosciuti col nome di Maori, rappresentano oggi circa il 9% della popolazione nazionale.
La colonizzazione europea iniziò solo nel tardo Settecento e portò la Nuova Zelanda a diventare parte dell’impero britannico.
Intorno al 1850, poi, il Paese acquisì una prima forma di autogoverno, a cui fece seguito, a partire dal 1907, l’ottenimento dello stato di dominion inglese.
Oggi la Nuova Zelanda è membro del Commonwealth.
Dopo un primo periodo di prosperità, connesso principalmente all’allevamento del bestiame, che ha assicurato una buona esportazione di carne, lana e burro, in anni più recenti l’economia ha sofferto notevoli disagi a causa del progressivo allentamento dei legami con la Gran Bretagna.
Tra le prime nazioni al mondo a predisporre un diffuso programma d’assistenza concernente la sanità, la sicurezza sociale e i sussidi ad anziani e disoccupati, la Nuova Zelanda ha dovuto affrontare negli anni Ottanta gravi difficoltà economiche, inerenti principalmente all’esportazione dei tradizionali prodotti richiesti dal mercato europeo.
Accanto a queste difficoltà, altre di natura ambientale hanno fatto scaturire nella popolazione una nuova sensibilità diretta in primo luogo contro le armi nucleari e l’inquinamento.La Nuova Zelanda è al contempo una democrazia parlamentare e una monarchia costituzionale che fa capo alla corona britannica, la quale nomina un governatore generale, rappresentante gli interessi reali. In pratica, però, l’ufficio del governatore generale, che viene nominato una volta sentito il parere del governo neozelandese, non comporta l’esercizio di un vero potere.
Priva di una formale costituzione scritta, la Nuova Zelanda possiede solo un corpus di documenti amministrativi e di atti giuridici su cui si fonda la direzione del governo. Un Constitution Act, approvato nel 1986, ha consolidato e aggiornato la maggior parte della legislazione riferita alla costituzione, che risaliva a più di un secolo fa.
Il potere legislativo è affidato alla Camera dei rappresentanti che costituisce la sola camera del parlamento. Una camera alta, denominata Legislative Council, fu abolita nel 1950 e mai più sostituita malgrado le promesse governative di rimpiazzarla con una camera elettiva.
L’assemblea parlamentare consiste di 95 seggi, di cui 4 riservati a candidati maori. Il numero dei seggi viene aggiornato secondo l’aumento della popolazione in base ai dati scaturiti dai vari censimenti effettuati. Ogni distretto elettorale, nel quale ogni tre anni possono votare solo i cittadini al di sopra dei 18 anni, può eleggere un solo rappresentante.
l partito che ottiene la maggioranza alla Camera dei rappresentanti forma poi il governo, mentre il leader del partito vincitore diviene automaticamente Primo ministro. Data l’esiguità del parlamento e l’assenza d’una seconda camera, i ministri del Consiglio di gabinetto vengono scelti tra una ristretta schiera, col risultato che la maggioranza di essi deve assumersi la responsabilità di diversi dicasteri.
L’amministrazione dei 40 dipartimenti governativi spetta poi a un organo statale controllato dalla State Services Commission.
Il palazzo Beehive (a sinistra), vicino al Parlamento, ospita gli uffici del Primo Ministro e dei membri di Gabinetto.
La lunga tradizione liberale della Nuova Zelanda è dimostrata dall’istituzione, nel 1962, sull’esempio dei paesi scandinavi, della figura di un commissario parlamentare (ombudsman) incaricato di esaminare le rimostranze dei cittadini nei riguardi del governo. A questo si deve poi aggiungere l’Official Information Act che, approvato sempre nel 1962, permette il pubblico accesso a molti documenti amministrativi.
I neozelandesi possono anche essere orgogliosi delle conquiste del loro Paese nel campo sanitario, sociale e scolastico. Un programma governativo, ad esempio, assicura l’assistenza medica gratuita a tutti i cittadini, mentre le grandi conquiste sociali risalgono alla fine del secolo scorso, quando furono introdotte le pensioni d’anzianità e migliori condizioni salariali e lavorative. Nel 1893 la Nuova Zelanda divenne la prima nazione al mondo a garantire alle donne il diritto di voto. La scuola, obbligatoria fino a 15 anni e gratuita fino a 19, permette alla maggioranza dei giovani di ottenere un’educazione secondaria superiore e a molti altri di iscriversi ad una delle sei università del Paese.
La responsabilità dei servizi locali è di competenza delle autorità distrettuali, cittadine e di contea che fanno affidamento sugli stanziamenti provenienti dal governo centrale. Altri organismi locali svolgono incarichi specifici nel campo dell’amministrazione dei porti, degli ospedali e dell’azienda elettrica.
Il sistema giudiziario è indipendente dall’autorità governativa e deve la sua origine alla consuetudine giuridica britannica. I giudici di pace locali esaminano i casi di minore importanza, mentre le varie corti distrettuali formano il livello successivo più elevato dal sistema legale. Le cause più serie sono invece compito di un’Alta corte le cui decisioni possono essere impugnate presso la Corte d’appello e, in ultima istanza, presso il Consiglio della corona.
La vita politica neozelandese si incentra attorno alla rivalità tra i due principali partiti: il laburista e il nazionale. Fino a un’epoca abbastanza recente il programma laburista insisteva essenzialmente sulla regolamentazione statale, la pianificazione e la proprietà pubblica, raccogliendo i propri consensi nelle città e tra i sindacati, mentre il Partito nazionale, appoggiato in prevalenza dai ricchi allevatori e dagli uomini d’affari, propendeva per il libero mercato e l’iniziativa privata.
Questa situazione, però, mutò a partire dal 1984 quando i laburisti, al governo con David Lange, intrapresero una serie di riforme ad ampio respiro e comprendenti la deregolamentazione dell’economia. Attento alle problematiche di carattere ambientale, Lange varò anche una politica tesa a impedire il passaggio attraverso le acque territoriali neozelandesi a tutte le navi a propulsione nucleare o dotate di armi atomiche.
L’ambiente naturale neozelandese è diverso da quello di qualsiasi altra regione del globo, in quanto ospita tutta una serie di strani animali tra cui un rettile, il tuatara, unico nel suo genere, che assomiglia a una grande lucertola ma che può essere messo in relazione con i dinosauri. Accanto a questo animale vi sono poi molti uccelli inabili al volo che una volta comprendevano anche creature alte quasi quanto una giraffa e che ora si sono ridotte al solo kiwi.
La ragione per cui in Nuova Zelanda trovano posto cosi tante singolari creature è dovuta alla sua conformazione insulare che ha impedito alla fauna di incrociarsi con i suoi parenti continentali, costringendo le varie specie a una diversa evoluzione.
Il Monte Cook (a sinistra) , la più alta montagna della Nuova Zelanda, si erge fino a 3.764 metri. Chiamato Aorangi (“perfora nuvola”) dai Maori, il Monte Cook troneggìa nella regione delle Alpi Meridionali.
L’assenza di grandi predatori, dovuta probabilmente alla scarsità di cibo su molte piccole isole, ha avuto come risultato di rendere particolarmente docili molti animali. Senza la minaccia dei predatori molti uccelli possono infatti perdere la capacità di volare, come dimostra, ad esempio, un pappagallo notturno, il kakapo.
La Nuova Zelanda un tempo era unita all’Australia, all’Antartico, al Sudamerica, all’Africa e all’India in una configurazione supercontinentale chiamata Gondwana.
La maggior parte degli animali caratteristici che la popolano e molte delle piante che la occupano ebbero origine proprio su questa originaria conformazione.
Tuttavia, a uno stadio molto primitivo, circa 150 milioni di anni fa, la Nuova Zelanda si distaccò dalla Terra di Gondwana non ricevendo cosi il contributo di tutti quei mammiferi marsupiali apparsi dopo quel periodo e che sono ancor oggi dominanti in Australia e ben rappresentati anche in Sudamerica.
La statale costiera ( a s inistra) dell’isola del Nord, offre uno scenario panoramico tra i campi ben curati e i flutti oceanici che si frangono sul litorale della Baia di Plenty. Questa area deve il suo nome al capitano Cook.
La regione di Wairarapa nell’Isola del Nord, dove questo piccolo aereo (a destra ) sta irrorando di fertilizzante i pascoli ondulati, si trova lungo il limite meridionale della zona agricola che va da Capo Est allo Stretto di Cook. I coloni coltivano frutta e verdura lungo la costa, mentre pascoli collinari ospitano un gran numero di bovini e di ovini. L’isola del Nord consiste in gran parte di lievi distese ondulate, di vulcani attivi e, nella zona centrale e occidentale, di sorgenti d’acqua calda.
L’attuale persistenza dei ratiti, cioè degli uccelli inetti al volo, costituisce forse la più ragguardevole conseguenza dell’isolamento dalla colonizzazione dei mammiferi.
Gli uccelli dell’Emisfero Australe includono lo struzzo africano, il cosuarin e il nandù del Sudamerica, l’emù australiano e della Nuova Guinea, il kiwi della Nuova Zelanda. Alcuni zoologi sostengono che i ratiti rappresentano il tentativo degli uccelli di succedere ai dinosauri, estinti 60 milioni di anni fa, nel dominio del pianeta prima della comparsa dei mammiferi.
Data la mancanza di competizione con questi ultimi, in Nuova Zelanda i ratiti prosperarono sotto-forma di uccelli chiamati moas dai maori.
Le specie moa, alcune delle quali si pensa siano sopravvissute fino a circa il 1850, comprendevano 24 varietà di altezza compresa tra meno di un metro e circa quattro metri (come il Dinornis Maximus). Una quindicina di specie moa vivevano in Nuova Zelanda all’epoca in cui, nel X secolo, i primi esseri umani di alcune tribù di cacciatori-cercatori maori arrivarono qui dalla Polinesia.
Gli animali che abitavano l’isola, a seguito dell’impossibilità alla fuga, furono portati a una rapida estinzione dalla caccia a cui furono sottoposti dai maori.
Questo annientamento smentisce in qualche modo il mito che ritiene le popolazioni di cacciatori-cercatori in completa armonia col mondo circostante.
I Maori causarono, poi, ulteriori danni alla flora e alla fauna del luogo introducendo alcune piante come il taro e probabilmente almeno un mammifero: il ratto polinesiano o kioro.
Gli Europei, giunti alla fine del Settecento, contribuirono a sterminare gli ultimi esemplari di moa immettendo nell’ambiente naturale nuove piante e animali.
Risultato di questo processo è che oggi la Nuova Zelanda ha un aspetto tipicamente europeo. Qualcosa come 560 specie non indigene sono attualmente presenti sull’isola e circa 240 di esse sono comuni sull’intero territorio.
A differenza delle piante native, caratteristicamente perenni e sempreverdi, molte delle piante introdotte sono annuali. Il rovo, la felce aquilina e l’oleandro, assieme ad altre malerbe mescolatesi ai semi delle colture introdotte, dominano ormai vasti tratti del territorio. Lo stesso eucalipto, sebbene non sia originario della Nuova Zelanda, è ora molto diffuso.
Per quanto riguarda i mammiferi, molti furono importati deliberatamente, mentre altri, come il topo domestico o il ratto delle chiaviche, furono introdotti accidentalmente.
Il coniglio domestico, ad esempio, fu probabilmente importato in Nuova Zelanda nel primo Ottocento per motivi prettamente alimentari, mentre l’ermellino, la donnola e il furetto. introdotti per controllarne la diffusione, finirono invece per contribuire all’estinzione del kiwi.
Tra i cervidi ricordiamo il daino e il cervo rosso provenienti dall’Europa; il wapiti e l’alce del Nordamerica; il sika, il timor e il sambar dell’Asia. Vi sono inoltre i maiali domestici, i bovini, le pecore, le capre e, sulle montagne, il camoscio europeo e il tahr himalaiano. Altri animali non indigeni sono: tra i marsupiali australiani, l’opossum dalla coda piumata e quattro specie di piccoli canguri e, tra gli uccelli il cigno nero, il cacatua dalla cresta giallo-verde, il merlo e il corvo inglese.
Tutti questi invasori, piante e animali, sono versatili, tenaci e difficilmente debellabili e hanno finito per creare grossi problemi all’ambiente. Vi è comunque da sperare che sia passato il tempo in cui i colonizzatori si sentivano dei pionieri bisognosi di portare con sé le loro piante e i loro animali. La natura indigena, spesso minacciata, deve essere salvata a tutti i costi, anche attraverso le mille e più riserve naturali che costituiscono oggi uno dei beni più preziosi del Paese.
L’arrivo del popolo maori intorno al 950 nelle isole oggi denominate Nuova Zelanda, rese la regione una delle ultime aree soggette alla colonizzazione umana del pianeta. La migrazione dei maori rientrava nel più generale movimento di spostamento delle popolazioni polinesiane provenienti dal Sud-Est asiatico, dapprima attraverso le isole Figi e Tonga, successivamente attraverso le più orientali isole polinesiane oggi note come Isole Cook e Isole della Società.
Gli intagli maori (a destra) riflettono la credenza che tutti gli oggetti posseggono una forza spirituale interiore. La scultura in legno, ancor oggi continuata presso il Maori Arts and Crafts Institute di Rotorua, è la più importante forma d’artigianato maori.
A partire dal XIV secolo gli insediamenti maori divennero assai diffusi, ma non ci è dato sapere se questo processo fu il risultato di una continua migrazione oppure la conseguenza dell’espansione di un solo gruppo originario di emigranti. I maori impiantarono alcune colture e introdussero il cane e il ratto, assieme, forse, ad altri animali che non sono però sopravvissuti.
Lo sviluppo della loro civiltà è dovuto in primo luogo alla interazione col nuovo ambiente, che offriva ai nuovi venuti fonti più abbondanti di cibo e un clima, un paesaggio e una vegetazione più vari rispetto a quelli conosciuti dai loro antenati. Così, la presenza di alberi più alti significava la possibilità di costruire canoe più grandi e di iniziare quell’arte della scultura in legno che divenne parte importante della cultura maori. D’altro canto, l’enorme popolazione di uccelli delle isole, e in particolare del moa, che fu cacciato fino all’estinzione, fornirono un’abbondante riserva di cibo.
L’organizzazione sociale maori era molto complessa e comprendeva un gruppo familiare esteso ( whanau) e un nucleo sottotribale ( hapu) che formavano il centro dei legami di
parentela. Altri vincoli si costituivano attorno al waka, il gruppo formato dai discendenti di coloro che erano migrati assieme nella stessa piroga. Talvolta le tribù cooperavano tra di loro, ma le rivalità per il controllo dei territori attorno ai villaggi (kainga) spesso portavano a vere e proprie guerre e alla costruzione di ac -campamenti fortificati (pa).
Le storie dei maori narravano di conquiste e alleanze, di terre invase e perse dagli antenati e, ancor più, raccontavano dell’onore, del prestigio e dell’autorità scaturite da queste gesta. Questa civiltà era in costante mutamento a causa della presenza al suo interno di comunità indipendenti sempre ostili tra loro.
Un haka, o “sfida a combattere” (sotto) eseguito da guerrieri maori, apre i giochi del Commonwealth 1990 presso lo stadio di Auckland. I maori divengono sempre di più un popolo cittadino che vive fianco a fianco con gli oriundi europei.
I contatti con gli europei iniziarono nel 1642, quando l’esploratore olandese Abel Tasman (1603-59) avvistò la costa occidentale della Nuova Zelanda. esplorando, poi, le regioni a nord del Paese. Il primo contatto con gli indigeni fu però negativo poiché provocò la morte di alcuni uomini dell’equipaggio inviati a terra da Tasman.
All’epoca in cui, nell’ottobre 1769, James Cook (1728-79) arrivò nell’isola, la civiltà maori era fiorente e probabilmente contava 250.000 membri disseminati sulle varie isole.
In un primo momento la Nuova Zelanda fu poco più di una base per le baleniere europee nel Pacifico del Sud. Successivamente, nel XIX secolo, la crescente immigrazione mise i maori in gran pericolo, in quanto i nuovi arrivati introdussero malattie contro le quali gli indigeni non avevano anticorpi: ciò ebbe come risultato un aumento di mortalità che in breve dimezzò la popolazione. Altri mutamenti furono provocati dall’introduzione del cristianesimo.
Ma la disputa più seria si sviluppò a proposito delle terre da cui dipendeva la prosperità dei maori e che questi, in un primo momento, sembravano pronti a vendere ai nuovi venuti. Quando poi aumentarono gli scontri tribali per il possesso della terra, i maori videro la vendita come un procedimento che confermava l’autorità del venditore, piuttosto che come un atto che conferiva tutti i diritti all’acquirente. In aggiunta a questo, i maori non compresero che gli europei avrebbero voluto il godimento esclusivo dei territori acquistati.
Il Trattato di Waitangi, firmato nel 1840, cercò di risolvere il problema territoriale, istituendo la sovranità britannica e estendendo le protezioni e le garanzie legali anche ai diritti terrieri dei maori in cambio dell’accettazione da parte di questi ultimi dell’autorità della corona. Sfortunatamente la pressione esercitata dai coloni per acquisire le terre provocò una serie di conflitti durati circa un trentennio e noti col nome di Land Wars. Queste lotte ebbero però il risultato di promuovere una maggiore unità tra le tribù mao; nel 1858, infatti, Te Wherowhero fu nominato re unico di tutte le tribù col nome di Potatau I. Tuttavia, le rivalità tradizionali continuarono, consentendo agli inglesi di sottomettere con facilità le varie tribù.
In epoca moderna, e particolarmente dall’inizio di questo secolo, i maori si sono trasformati in perfetti cittadini. Nel 1945, più dell’80% dei maori viveva nelle aree rurali, mentre oggi questa percentuale è scesa a meno del 10%.
I tatuaggi (a sinistra) denotavano un tempo il ceto e la posizione sociale tra le tribù maori.
A seguito di questo processo, è stata manifestata grande preoccupazione riguardo all’effetto prodotto da una rapida urbanizzazione e dalla conseguente perdita di identità patita da molti maori, soprattutto tra i più giovani.
In tempi recenti i neozelandesi andavano orgogliosi delle buone relazioni esistenti tra i maori e la popolazione bianca chiamata pakehas, ma una serie di studi ha mostrato chiaramente che i maori sono in una posizione sociale sfavorevole.
A questa situazione di disagio il governo ha cercato di ovviare con il Race Relations Act (“Atto di relazioni razziali”), l’introduzione di studi maori nella scuola e l’istituzione del Waitangi Tribunal, destinato a dirimere le questioni derivate dal Trattato di Waitangi.
Negli anni Ottanta i termini di questo trattato sono stati sottoposti a revisione allorché il governo ha cercato di alienare alcuni beni statali. Molte di queste proprietà, foreste e zone di pesca che negli intenti governativi dovrebbero essere destinate allo sfruttamento dei privati, si trovano infatti in aree rivendicate dai maori. Ciò ha dato inizio a una lunga battaglia legale e costituzionale che si spera serva da preludio a una vera soluzione della questione terriera.