L’universo Senese racchiude speranze e incertezze di secoli di storia nel marmo bianco e nero del Duomo, che ingombra di bellezza architettonica, di eleganza e di ispirazione gran parte della zona piu' alta della citta' di Siena. La sua bellezza puo' considerarsi stupendamente variegata, perche' l’opera fu sottoposta a tutti gli influssi artistici nel suo lungo periodo di realizzazione. L’inizio della costruzione e' infatti databile intorno al 1229 e non si puo' considerare terminato fino agli ultimi anni del 1400. Guardando la facciata, si resta affascinati dal preziosismo dei suoi particolari, dai raffinati giochi scultorei, dal marmo bianco che accoglie la delicata policromia della pietra rosata e di quella verde. La parte inferiore e' in chiaro stile romanico con tre arcate e tre portali decorati, mentre il movimento e' dato dalle statue realizzate da Giovanni Pisano, che ci offrono un quadro di grande serenita' di ispirazione ma anche di sofferta spiritualita'. Gli originali di queste meraviglie scultoree si possono ammirare nelle scale del Museo dell’Opera Metropolitana. Giovanni di Cecco realizzo' invece la parte superiore della facciata, portando ai giorni nostri uno dei migliori esempi di goticofiorito. La terminazione e' affidata a tre cuspidi finemente lavorate con particolari mosaici del 1877 dell’artista veneziano Castellani. Sotto la cuspide centrale ecco “L’ultima Cena”, disegnata nella vetrata del rosone. Intorno ben 36 busti vogliono raffigurare Patriarchi e Profeti e, nel riquadro, le immagini dei Quattro Evangelisti. Anche queste opere sono state sostituite nel tempo, ma le cosiddette “copie” sono lavori di artisti come Tito Sarrocchi e Leopoldo Maccari. In alto  dal 1313 svetta il Campanile del Duomo, nato da un progetto di Agostino di Giovanni e di Agnolo di Ventura. Riprende il motivo della decorazione di tutto il volume architettonico con sei finestre: dall’apertura detta “monofora” a quella detta “esafora” in alto . Il profilo di tutta l’opera si avvale anche della cupola , costruita su pianta esagonale e chiusa da un lanterna a base poligonale . Nel 1339 prese avvio l'ambizioso progetto del Duomo Nuovo, del quale il Duomo Vecchio doveva essere il transetto, ma l'instabilità politica e la peste nera del 1348 sconfissero il sogno della citta'. Ed eccoci alla suggestione offerta dall’interno del Duomo di Siena. La policromia dei marmi riprende il motivo esterno, mentre le volte acquistano un particolare colore azzurro. L’interno e' strutturato in una pianta a  croce  latina, da elementi scultorei e da una pavimentazione molto complessa . I lavori eseguiti nel Pavimento si  avvalgono della tecnica detta “a tarsia”, offrendoci quello che gli artisti seppero darci nel lungo arco di tempo che va dal 1372 al1562. Giovanni di Stefano, Neroccio di Bartolomeo, Antonio Federighi, il Pinturicchio  Francesco di Giorgio, Domenico Beccafumi, questi alcuni dei grandi maestri che collaborarono a questo pavimento che ci offre piu' di cinquanta scene. Ma tutto il duomo e' una sorta di grande esposizione. Baldassarre Peruzzi (1532) realizzo' il complesso marmoreo dell’altare maggiore. Il tabernacolo bronzeo che lo domina e' opera del Vecchietta (1467-1472); esso nel 1506 prese il posto della celebre “Maesta'” di Duccio di Buoninsegna, attualmente custodito nel Museo dell’Opera Metropolitana. Ai lati dell’altare ecco una serie di splendidi angeli realizzati da Giovanni di Stefano (1489), da Francesco di Giorgio Martini (1490) e da Domenico Beccafumi (1548-1551). A sinistra appare il duecentesco Pulpito di Nicola & Giovanni Pisano: una forma ottagonale, composta con un vigoroso naturalismo di certi particolari, come i leoni stilofori o il fogliame dei capitelli, che si accompagna con una chiara impostazione dei rapporti spaziali tra le figure, la capacita' di coordinare armonicamente, nelle affollate composizioni, gli episodi secondari con la scena centrale ,continui riferimenti a modelli antichi, in particolare, con una confluenza di modelli artistici toscani e accenti gotici francesi, oltre a elementi di gusto meridionale. Sulla stessa navata si apre la Cappella di San Giovanni Battista che conserva la reliquia del braccio del Santo, con la sua figura scolpita nel 1457 da Donatello. Nella Sala
Piccolomini sono raccolti una serie importantissima di corali miniati, decorati da Liberale da Verona, Guidoccio Cozzarelli ed altri artisti, mentre la straordinaria collana di capolavori e' arricchita anche dal vicino altare di Andrea Bregno (1481) che ospita quattro sculture di Michelangelo Buonarroti: San Pio, San Gregorio, San Paolo e San Pietro . Nella nicchia, sulla sommita' dell’altare, e' posta una “Madonna col Figlio” di Jacopo della Quercia.