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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

 

I grandi scenari dell’istruzione: da Lisbona a Davos e Porto Alegre

Web scuola - 30 gennaio 2003


30/01/03 - L'evoluzione del concetto di istruzione a partire dalle proposte di alcuni appuntamenti internazionali

La strategia di Lisbona: una società dell'informazione per tutti

Il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 rappresenta la pietra miliare dei futuri piani educativi dell’UE. In quell’occasione, infatti, vennero decisi gli obiettivi minimi che ogni Paese membro avrebbe dovuto raggiungere in termini di promozione delle nuove tecnologie nelle scuole. Obiettivo dichiarato della Commissione era quello di fare dell’Europa, entro il 2010, l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica a livello mondiale, migliorandone in questo modo il livello di occupazione e di coesione sociale. Posto che le nuove tecnologie rappresentavano la nuova "grammatica" per accedere al lavoro, si rendeva necessaria l’adozione di sistemi educativi e formativi che si armonizzassero con l’economia dei saperi e con la nuova cultura digitale.

La premessa di tutto ciò era una constatazione elementare: l’Europa, che nel suo insieme poteva vantare alcuni tra gli standard educativi più elevati a livello mondiale e che disponeva delle necessarie capacità di investimento, presentava ancora evidenti lacune in materia di diffusione della conoscenza delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Per questa ragione, proprio a Lisbona nacque il piano d'azione eEurope 2002, approvato successivamente nel giugno 2000 dal Consiglio europeo di Feira, che sistematizzò i passi necessari a concludere il processo di informatizzazione delle scuole, a formare i docenti all’uso delle nuove tecnologie, a promuovere la produzione di software europeo di qualità ed a collegare tra loro le scuole del continente, tutto questo entro scadenze precise e con finanziamenti trasparenti.

eEurope 2002 ha già fornito risultati notevoli, soprattutto in materia di incremento di accesso alla rete Internet da parte di tutti gli attori del contesto sociale: singoli cittadini,  imprese, amministrazioni pubbliche, scuole. Partendo da queste premesse l'aggiornamento del piano d'azione 2002, il nuovo eEurope 2005 presentato al Consiglio europeo di Siviglia lo scorso giugno, fa un passo avanti e si propone di promuovere servizi, applicazioni e contenuti sicuri basati su un'infrastruttura a banda larga ampiamente disponibile. Per quanto riguarda l'Italia, tuttavia, c'è ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi fissati a Lisbona.

In ambito formativo, eEurope 2005 fissa molti obiettivi ambiziosi, primo tra tutti far sì che entro la fine del 2003 vi siano 15 studenti per computer collegato ad Internet a fini educativi.  Tra le altre azioni proposte si annoverano anche:

  • l'accesso a Intranet per scopi didattici e di ricerca basato su connessioni a banda larga per tutte le scuole, le università, i musei, le biblioteche, gli archivi e le altre istituzioni simili
  • l'attuazione degli obiettivi del piano d'azione eLearning da un punto di vista didattico
  • la realizzazione di campus virtuali per tutti gli studenti
  • la realizzazione di un sistema informatizzato di cooperazione università-ricerca
  • la riqualificazione in prospettiva della società della conoscenza tramite azioni destinate agli adulti ed intese a fornire loro le competenze essenziali per migliorare la loro "spendibilità" sul mercato del lavoro e, più in generale, la loro qualità di vita.

 Davos 2003: educazione tra diritto e privilegio

A Davos, il World Economic Forum edizione 2003 ha fatto il tradizionale punto della situazione sull’economia globale. Siamo in una fase interlocutoria, dopo aver sperimentato, in questi ultimi anni, le "montagne russe": le salite e le discese del commercio internazionale, dai vertici positivi raggiunti della new economy nel 2000 fino al precipizio nel quale sono caduti i listini azionari di tutto il mondo dopo il crollo delle torri gemelle ed i successivi scandali finanziari in Europa e negli USA. Le due forze trainanti dell’economia globale, il libero scambio e gli investimenti diretti tra i Paesi, hanno subito una battuta d’arresto, se non addirittura un’inversione di tendenza in negativo. Anche i mercati finanziari, globali per loro stessa natura, sono stati severamente ridimensionati.

Apparentemente, in un contesto come quello descritto e segnato, tra l’altro, dalla questione della sicurezza e della lotta al terrorismo, l’agenda dei dibattiti di Davos non ha attribuito un posto di rilievo ai problemi dell’educazione. Ciò detto, riconoscendo che l’educazione rappresenta uno degli investimenti più significativi, se non cruciali, per il futuro dello sviluppo, il forum si è interrogato su come l’educazione di base dovrebbe inserirsi nei programmi governativi di sviluppo, e su quale dovrebbe essere il ruolo di governi, aziende ed organizzazioni no-profit in questo ambito, partendo dal presupposto che gli standard educativi variano fortemente tra le diverse aree del mondo. L’educazione primaria, dunque, è un diritto o un privilegio?

Come già l’Europa a Lisbona, anche il forum della WTO ha affrontato la questione del circolo virtuoso impresa, educazione e sviluppo tecnologico, privilegiando però la discussione delle ricadute economiche del loro abbinamento.

Il carattere élitario del forum di Davos si è manifestato anche in uno dei dibattiti riservato allo studio della classe dirigente uscita dalle grandi business schools, che ancora oggi sono percepite come strade impervie da percorrere, ma direttamente puntate verso il successo. Durante questo dibattito veniva posto il problema di definirie l’opportunità di “produrre” manager oppure imprenditori e di ridefinire i parametri dell’educazione economica per meglio far fronte ai bisogni della nuova economia.

Porto Alegre 2003: un'educazione pubblica per tutti

Anche quest’anno, in concomitanza con il forum di Davos ha avuto luogo il forum sociale mondiale di Porto Alegre, un appuntamento importante per i movimenti e le associazioni che si fanno portavoce delle proposte di sviluppo alternative alla globalizzazione ispirata al modello  neo–liberista.

Com'è noto, la scelta di Porto Alegre  non è casuale poiché la città brasiliana ha adottato da tempo, ottenendo concreti risultati, politiche "dal basso" di coinvolgimento della collettività nella gestione e nel controllo dei servizi erogati, attraverso i bilanci partecipativi.

Finalità del Forum è quella di creare, attraverso proposte, progetti e attività, un’idea di sviluppo che tenga conto delle esigenze di una sempre crescente parte della popolazione mondiale che, per mancanza di mezzi finanziari e per status sociale ed economico, non ha accesso ai servizi minimi essenziali per un dignitoso sviluppo umano. In tale contesto, l’ambito delle proposte non si riferisce solo ai paesi del terzo mondo, ma anche a quei paesi del nord del mondo che adottano politiche economiche che tendano a far emergere una frattura sempre più netta tra ricchi e poveri. Partendo da queste esigenze risulta fondamentale e non trascurabile il tema dell’educazione, a cui il Forum dedica ampio spazio.

Il 22 gennaio si  sono chiusi i forum nazionali e regionali per l’educazione pubblica, rilanciando in 11 principi gli obiettivi per un'educazione possibile. In essi viene ribadita l’importanza di poter assicurare l’accesso all’educazione per tutti (universalità della scuola elementare), così come si chiede di assicurare l’accesso all’educazione secondaria a tutti coloro che portano a termine l’educazione primaria. Si sottolinea la necessità di disporre di strutture adeguate, laddove queste non esistano,   di prevedere la presenza di Servizi Pubblici di qualità attraverso finanziamenti adeguati da parte dei governi, il potenziamento degli investimenti nella ricerca in termini di sviluppo del futuro della collettività, evitando così la "migrazione delle menti“ (immigrazione selettiva) verso luoghi dove l’accesso ai servizi risulti più facile, con la conseguente diminuzione del sapere laddove manchino le risorse necessarie. Per realizzare tutto questo occorre anche che le figure preposte alla trasmissione del sapere ed alla formazione di futuri lavoratori qualificati abbiano i mezzi per poter progredire nel loro accrescimento professionale.

Nelle discussioni di Porto Alegre ha rivestito una rilevante importanza il tema dell’informatizzazione scolastica, che permette un rapido accesso alle informazioni, oltre ad un ricco scambio tra le culture. Ad un'adeguata infrastruttura si deve affiancare un'altrettanto valida formazione e l’accesso alle risorse informatiche non deve essere limitato da interessi particolari che ne  riducano la portata. Ogni scuola dovrebbe poter disporre di un'aula multimediale, utilizzabile anche al di fuori del normale orario scolastico.

Lo stesso comune di Porto Alegre ha sperimentato con successo la connettività on-line, aule multimediali e biblioteche interattive - i cosiddetti Telecentros - anche utilizzando sistemi free-software, non coperti da copyright, che non richiedono l’acquisto di onerose licenze d’uso. A Porto Alegre è stato messo in evidenza il fatto che le tematiche sull’educazione richiedono l'applicazione di politiche di sviluppo economico che non rappresentino settori particolari e determinati attori di mercato che promuovano privatizzazioni indiscrimitate col rischio di mercificare la cultura, riconosciata parte di un patrimonio universale comune.

Per trasformare le proprie idee in realtà, il Forum Sociale Mondiale  propone delle linee guida che sono applicabili anche all'ambito dell'istruzione:

  • finanziamenti adeguati dei servizi pubblici  da parte dei governi
  • modifica delle politiche delle organizzazioni finanziarie internazionali che  promuovono la privatizzazione dei servizi pubblici
  • partecipazione delle collettività e dei lavoratori nella progettazione, gestione e controllo dei servizi erogati
  • riconoscimento che la spesa per sanità e istruzione rappresenta un investimento nel futuro della collettività
  • trasparenza e responsabilità per i servizi erogati
  • universalità del servizio, ovvero servizi pubblici accessibili a tutti, indipendentemente da origini etniche, dal sesso, dalla localizzazione geografica e dal censo
  • divieto di applicare tariffe all’utenza tali da escludere i poveri dall’accesso ai servizi

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