Qualità:
scuole a confronto
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Scuola - 12 giugno 2003
12/06/03
- Spunti dall'indagine IEA (International
association for Evaluation of educational
Achievement) svolta in 35 paesi
La ricerca PIRLS
(Progress in International
Reading Literacy Study) realizzata nel
2001 dall'istituto di ricerca IEA
(International Association for
Evaluation of educational Echievement)
e recentemente pubblicata, prende in esame i
risultati raggiunti nell'apprendimento della
lettura in 35 paesi del mondo in
situazioni diverse di sviluppo economico.
Al di là delle differenze tra i vari
sistemi scolastici e le aspettative che
vengono riversati su di essi, lo studio identifica
un minimo comune denominatore: l'apprendimento
della lettura. Il livello
scolastico considerato è il quarto anno della
scuola primaria. Si tratta indubbiamente di un aspetto
centrale nel lavoro del docente, la cui
"missione" anche nell'immaginario
collettivo, è quella di insegnare a leggere
e a scrivere; ma è soprattutto un compito
fondamentale e proprio dell'istituzione scolastica
che non può essere delegato ad altre agenzie
educative.
L'indagine si concentra su due aspetti che
riguardano da vicino il dirigente
scolastico: il tempo che
il capo di istituto dedica alle diverse attività
che compongono il suo lavoro e il coordinamento
della didattica. Il primo dato risulta
difficilmente comparabile perché sono diverse le
mansioni ad esso attribuite nei vari sistemi
scolastici. Gli autori della ricerca si limitano,
infatti, a fotografare la situazione di ogni
paese, senza giungere a conclusioni.
Il secondo elemento, invece, evidenzia la funzione
fondamentale che assolve il coordinamento della
didattica, la collaborazione tra docenti,
la discussione e la condivisione di
strategie per dare un valore aggiunto
all'insegnamento.
Sul versante della promozione di forme
di collaborazione tra i docenti l'Italia
si colloca al secondo posto, dopo
Israele: il 98% delle scuole
italiane incoraggia forme di cooperazione
professionale tra insegnanti, contro il 99% degli
istituti israeliani. Un dato confortante che
conferma la buona qualità della nostra scuola
elementare e dovrebbe costituire uno spunto di
riflessione sulle modalità di organizzazione del
lavoro anche per gli altri ordini scolastici,
soprattutto le superiori.
I dati sulla lettura prescolare
premiano la scuola dell'infanzia
e/o promuovono le famiglie italiane. Il
62% dei bambini italiani sa leggere già prima
dei sei anni, mentre la media
internazionale è del 52%. Solo cinque nazioni
precedono il nostro paese in questa
classifica, che vede in testa l'Inghilterra (83%),
seguita da Scozia (82%), Nuova Zelanda (68%),
Canada (67%) e Russia (66%). E in un paese in cui
ci si lamenta perché gli adulti leggono pochi
libri emerge un dato confortante: siamo tra
i paesi in cui i bambini leggono più libri, anche
se solo un terzo si dedica alla lettura al di
fuori dell'orario scolastico per il proprio
piacere (il 35% dice di non farlo quasi mai). Il
tempo libero, infatti, è dedicato alla tv e
ai video dal 58% dei bambini italiani. La lettura
viene quindi percepita come un'attività
strettamente legata alla scuola.
Alcune considerazioni
Benedetto Vertecchi, in un
articolo pubblicato sul supplemento scuola del Sole
24 Ore, sottolinea che oggi il condizionamento
sociale influisce sul successo scolastico
secondo modalità diverse dal passato. Esso non
dipende direttamente dal reddito della famiglia di
origine ma dal suo livello culturale: i bambini
appartenenti a famiglie con un basso livello
culturale risultano svantaggiati, mentre in tutti
i paesi considerati gli studenti che ottengono i
migliori risultati nei test di lettura
appartengono a famiglie in cui si leggono più
libri per bambini. Nelle case in cui ci sono più
libri per bambini (100 e più) il livello di
lettura è decisamente più alto rispetto a
quelle in cui ce ne sono pochi (meno di 10); a
livello internazionale, il 58% del campione
intervistato vive in case in cui ci sono più di
25 pubblicazioni per l'infanzia.
Un altro aspetto evidenziato da Vertecchi è dato
dal fatto che la disponibilità di
strumenti, in particolare tecnologici,
non migliora di per sé il livello
dell'istruzione. Si registrano, infatti, buoni
risultati sia in paesi che dispongono di molte
risorse da destinare alla scuola sia in paesi in
cui questo non avviene.
Vertecchi sottolinea anche che mentre in Italia i
docenti prestano molta attenzione alle difficoltà
di apprendimento dei soggetti più deboli,
con l'obiettivo di armonizzare i
livelli di preparazione raggiunti dagli alunni
all'interno della classe, nel mondo anglosassone
si privilegia invece la ricerca
dell'eccellenza. Si tratta di un modello
solidaristico che, sostiene Vertecchi, rischia di
penalizzare chi apprende con più facilità. Dati
alla mano, infatti, esiste uno scarto
minore nei bambini italiani tra chi
ottiene i risultati migliori e chi fa più fatica
ad imparare a leggere.
Resta quindi aperta la questione della delicata
funzione di perequazione della scuola,
che deve da un lato contribuire al superamento
delle disuguaglianze di partenza che, come si è
visto, condizionano ancora pesantemente il
profitto degli allievi, e nel contempo deve
cercare di valorizzare gli allievi più capaci.
Un tema che va affrontato con il giusto equilibrio
e in una prospettiva di ampliamento delle
possibilità di successo formativo per tutti gli
allievi, senza cedere a tentazioni élitaristiche
o ad un livellamento verso il basso. Si tratta di
una questione che per la sua delicatezza e la sua
complessità non può essere delegata al singolo
docente, ma richiede il coinvolgimento di tutti i
soggetti che operano nella scuola e la mediazione
dei dirigenti, perché riguarda direttamente la qualità
del servizio erogato e la capacità
progettuale della scuola di modulare adeguatamente
i propri insegnamenti.
Alcuni elementi da considerare
1) La Svezia è il
paese che presenta i migliori risultati nella lettura,
le altre nazioni sono Olanda, Inghilterra e
Bulgaria. Un'ottima posizione è occupata anche
dall'Italia insieme a Lettonia, Canada, Lituania,
Ungheria, Usa e Germania.
2) In tutti i paesi considerati, le
bambine ottengono migliori
risultati nella lettura rispetto ai maschi.
3) Svezia e Inghilterra presentano
i migliori risultati di lettura per finalità
letterarie, mentre per quanto concerne la
lettura per acquisire informazioni
al primo posto troviamo di gran lunga la Svezia,
seguita da Olanda e Bulgaria.
Nella maggior parte dei paesi
considerati, meno della metà degli studenti sa già
leggere e scrivere; fanno eccezione l'Inghilterra
con l'83%, la Francia, la Slovenia, il
Canada, Singapore e gli Usa.
La lettura è particolarmente curata
rispetto agli altri aspetti del curriculum
scolastico: il tempo medio ad essa
dedicato a livello internazionale è di 7
ore a settimana. La formula della lettura
in classe è quella più largamente
praticata. Il genere preferito è la narrativa.
Nonostante la diffusa disponibilità di accedere
alle biblioteche scolastiche, i
docenti ammettono di farne un uso limitato: il 62%
percento degli intervistati rivela di utilizzarla
solo una volta alla settimana o anche meno.
In media quasi la metà degli studenti
(46%) vive in città, ma in
Argentina Colombia, Italia, Lituania e Singapore
la percentuale supera il 70%.
In Italia i dirigenti
dedicano il 19% della loro attività nella progettazione
didattica contro il 17% della media
internazionale, il 25% nella gestione del
personale (20% a livello internazionale),
il 27% del tempo serve per sbrigare pratiche
amministrative (23% a livello
internazionale), il 21% per colloqui
con le famiglie e i rapporti
scuola-territorio (contro il 15%
internazionale): davanti a noi c'è solo l'Iran
con il 24%. Il 3% del tempo è dedicato
all'insegnamento contro una media
internazionale del 16% e il picco della
Francia con il 47% e della Germania con il 43%; in
più, i presidi italiani dedicano il 5%
del loro tempo per altre attività non specificate
Il coordinamento dei
docenti, la condivisione e la discussione
delle strategie didattiche da adottare sembrano
una chiave vincente per garantire il successo
formativo degli allievi, almeno dal punto di vista
dell'apprendimento della lettura. Lo stesso dicasi
per la partecipazione a corsi e seminari. Più
dell'85% dei docenti si incontra settimanalmente
per discutere di questioni didattiche, mentre in
media almeno il 75% dei docenti ha partecipato a
questo tipo di attività formative e di
aggiornamento: fanalino di coda Bulgaria, Francia
e Iran. L'Italia, nonostante la presenza di un 32%
che non ha partecipato a corsi di nessun genere
negli ultimi due anni, presenta buoni risultati a
livello generale
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