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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Qualità: scuole a confronto

Web Scuola - 12 giugno 2003

12/06/03 - Spunti dall'indagine IEA (International association for Evaluation of educational Achievement) svolta in 35 paesi

La ricerca PIRLS (Progress in International Reading Literacy Study) realizzata nel 2001 dall'istituto di ricerca IEA (International Association for Evaluation of educational Echievement) e recentemente pubblicata,  prende in esame i risultati raggiunti nell'apprendimento della lettura in 35 paesi del mondo in situazioni diverse di sviluppo economico.

Al di là delle differenze tra i vari sistemi scolastici e le  aspettative che vengono riversati su di essi, lo studio identifica un minimo comune denominatore: l'apprendimento della  lettura. Il livello scolastico considerato è il quarto anno della scuola primaria. Si tratta indubbiamente di un aspetto centrale nel lavoro del docente, la cui "missione" anche nell'immaginario collettivo, è quella di insegnare a leggere  e a scrivere; ma è soprattutto un compito fondamentale e proprio dell'istituzione scolastica che non può essere delegato ad altre agenzie educative.

L'indagine si concentra su due aspetti che riguardano da vicino il dirigente scolastico: il tempo che il capo di istituto dedica alle diverse attività che compongono il suo lavoro e il coordinamento della didattica. Il primo dato risulta difficilmente comparabile perché sono diverse le mansioni ad esso attribuite nei vari sistemi scolastici. Gli autori della ricerca si limitano, infatti, a fotografare la situazione di ogni paese, senza giungere a conclusioni.
Il secondo elemento, invece, evidenzia la funzione fondamentale che assolve il coordinamento della didattica, la collaborazione tra docenti, la discussione e la condivisione di strategie per dare un valore aggiunto all'insegnamento.

Sul versante della promozione di forme di collaborazione tra i docenti l'Italia si colloca al secondo posto, dopo Israele: il 98% delle scuole italiane incoraggia forme di cooperazione professionale tra insegnanti, contro il 99% degli istituti israeliani. Un dato confortante che conferma la buona qualità della nostra scuola elementare e dovrebbe costituire uno spunto di riflessione sulle modalità di organizzazione del lavoro anche per gli altri ordini scolastici, soprattutto le superiori.  

I dati sulla lettura prescolare premiano la scuola dell'infanzia e/o promuovono le famiglie italiane. Il 62% dei bambini italiani sa leggere già prima dei sei anni, mentre la media internazionale è del 52%. Solo cinque nazioni precedono il nostro paese in questa  classifica, che vede in testa l'Inghilterra (83%), seguita da Scozia (82%), Nuova Zelanda (68%), Canada (67%) e Russia (66%). E in un paese in cui ci si lamenta perché gli adulti leggono pochi libri emerge un dato confortante:  siamo tra i paesi in cui i bambini leggono più libri, anche se solo un terzo si dedica alla lettura al di fuori dell'orario scolastico per il proprio piacere (il 35% dice di non farlo quasi mai). Il tempo libero,  infatti, è dedicato alla tv e ai video dal 58% dei bambini italiani. La lettura viene quindi percepita come un'attività strettamente legata alla scuola.       

Alcune considerazioni

Benedetto Vertecchi, in un articolo pubblicato sul supplemento scuola del Sole 24 Ore, sottolinea che oggi il condizionamento sociale influisce sul successo scolastico secondo modalità diverse dal passato. Esso non dipende direttamente dal reddito della famiglia di origine ma dal suo livello culturale: i bambini appartenenti a famiglie con un basso livello culturale risultano svantaggiati, mentre in tutti i paesi considerati gli studenti che ottengono i migliori risultati nei test di lettura appartengono a famiglie in cui si leggono più libri per bambini. Nelle case in cui ci sono più libri per bambini (100 e più) il livello di lettura è  decisamente più alto rispetto a quelle in cui ce ne sono pochi (meno di 10); a livello internazionale, il 58% del campione intervistato vive in case in cui ci sono più di 25 pubblicazioni per l'infanzia.

Un altro aspetto evidenziato da Vertecchi è dato dal fatto che la disponibilità di strumenti, in particolare tecnologici, non migliora di per sé il livello dell'istruzione. Si registrano, infatti, buoni risultati sia in paesi che dispongono di molte risorse da destinare alla scuola sia in paesi in cui questo non avviene.
Vertecchi sottolinea anche che mentre in Italia i docenti prestano molta attenzione alle difficoltà di apprendimento dei soggetti più deboli, con l'obiettivo di armonizzare i livelli di preparazione raggiunti dagli alunni all'interno della classe, nel mondo anglosassone si privilegia  invece la ricerca dell'eccellenza. Si tratta di un modello solidaristico che, sostiene Vertecchi, rischia di penalizzare chi apprende con più facilità. Dati alla mano, infatti, esiste uno scarto minore nei bambini italiani tra chi ottiene i risultati migliori e chi fa più fatica ad imparare a leggere.

Resta quindi aperta la questione della delicata  funzione di perequazione della scuola, che deve da un lato contribuire al superamento delle disuguaglianze di partenza che, come si è visto, condizionano ancora pesantemente il profitto degli allievi, e nel contempo deve cercare di valorizzare gli allievi più capaci.

Un tema che va affrontato con il giusto equilibrio e in una prospettiva di ampliamento delle possibilità di successo formativo per tutti gli allievi, senza cedere a tentazioni élitaristiche o ad un livellamento verso il basso. Si tratta di una questione che per la sua delicatezza e la sua complessità non può essere delegata al singolo docente, ma richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti che operano nella scuola e la mediazione dei dirigenti, perché riguarda direttamente la qualità del servizio erogato e la capacità progettuale della scuola di modulare adeguatamente i propri insegnamenti.  

Alcuni elementi da considerare

1) La Svezia è il paese che presenta i migliori risultati nella lettura, le altre nazioni sono Olanda, Inghilterra e Bulgaria. Un'ottima posizione è occupata anche dall'Italia insieme a Lettonia, Canada, Lituania, Ungheria, Usa e Germania.

2) In tutti i paesi considerati, le bambine ottengono migliori risultati nella lettura rispetto ai maschi.

3) Svezia e Inghilterra presentano i migliori risultati di lettura per finalità letterarie, mentre per quanto concerne la lettura per acquisire  informazioni al primo posto troviamo di gran lunga la Svezia, seguita da Olanda e Bulgaria.        

Nella maggior parte dei paesi considerati, meno della metà degli studenti sa già leggere e scrivere; fanno eccezione l'Inghilterra con l'83%, la Francia, la Slovenia, il Canada, Singapore e gli Usa.  

La lettura è particolarmente curata rispetto agli altri aspetti del curriculum scolastico: il tempo medio ad essa dedicato a livello internazionale è di 7 ore a settimana. La formula della lettura in classe è quella più largamente praticata. Il genere preferito è la narrativa. Nonostante la diffusa disponibilità di accedere alle biblioteche scolastiche, i docenti ammettono di farne un uso limitato: il 62% percento degli intervistati rivela di utilizzarla solo una volta alla settimana o anche meno.

In media quasi la metà degli studenti (46%) vive in città, ma in Argentina Colombia, Italia, Lituania e Singapore la percentuale supera il 70%.

In Italia i dirigenti dedicano il 19% della loro attività nella progettazione didattica contro il 17% della media internazionale, il 25% nella gestione del personale (20% a livello internazionale),  il 27% del tempo serve per sbrigare pratiche amministrative (23% a livello internazionale), il 21% per colloqui con le famiglie e i rapporti scuola-territorio (contro il 15% internazionale): davanti a noi c'è solo l'Iran con il 24%. Il 3% del tempo è dedicato all'insegnamento contro una media internazionale del 16% e il picco della  Francia con il 47% e della Germania con il 43%; in più, i presidi italiani dedicano il 5% del loro tempo per altre attività non specificate  

Il coordinamento dei docenti, la condivisione e la discussione delle strategie didattiche da adottare sembrano una chiave vincente per garantire il successo formativo degli allievi, almeno dal punto di vista dell'apprendimento della lettura. Lo stesso dicasi per la partecipazione a corsi e seminari. Più dell'85% dei docenti si incontra settimanalmente per discutere di questioni didattiche, mentre in media almeno il 75% dei docenti ha partecipato a questo tipo di attività formative e di aggiornamento: fanalino di coda Bulgaria, Francia e Iran. L'Italia, nonostante la presenza di un 32% che non ha partecipato a corsi di nessun genere negli ultimi due anni, presenta buoni risultati a livello generale

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