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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

1. Moratti e Tremonti non si parlano. E intanto il decreto taglia…

 

Fonte: Newletter  di Tuttoscuola, N. 80, 9 dicembre 2002

Tagli alle spese per il funzionamento amministrativo delle  scuole  (e

dello stesso ministero dell'istruzione, che avra' difficolta' a pagare

persino le “missioni” dei suoi funzionari); soldi in meno anche per la

sicurezza degli istituti e per i  capitoli  piu'  orientati  verso  la

logica dell'investimento in qualita' e innovazione: le  spese  per  la

formazione dei docenti, e quelle per la formazione tecnica  superiore,

per l'obbligo formativo e l'educazione degli adulti.

Ecco sul piatto le principali  conseguenze  del  decreto  taglia-spese

gia' approvato dal Governo e che ora diventa realta' contabile per  la

scuola.

Ma e' mai possibile  ­  si  domanda  l'addetto  ai  lavori  del  mondo

scolastico ­ che nel Consiglio dei ministri che ha dato il via  libera

al decreto taglia-spese e durante la sua  approvazione  in  Parlamento

nessun ministro o sottosegretario  abbia  valutato  con  prontezza  le

conseguenze della misura? E che  nessuno  da  viale  Trastevere  abbia

avvertito l'esigenza  di  attivarsi  per  rappresentare  al  ministero

dell'economia    i  “guasti”  che  avrebbe  prodotto  il  decreto  sul

funzionamento della scuola?

La comunicazione in Consiglio dei ministri  non  deve  essere  facile.

Anzi, nel caso dei ministri Tremonti e Moratti, sembra proprio che non

ci sia. Vero che il  DM  pubblicato  lo  scorso  29  novembre  era  in

sostanza un atto dovuto:  resta  tuttavia  singolare  che  tra  i  due

ministri non ci sia stato, prima  di  quella  data,  un  confronto  di

merito sulle sue dirette conseguenze, in particolare sulle  specifiche

voci da “tagliare”.

E' vero che anche altri ministeri hanno  ricevuti  drastici  tagli,  a

partire dallo  stesso  ministero  dell'economia  guidato  da  Tremonti

(3.635 milioni di euro sul totale di  9.890),  seguito  dal  ministero

della difesa (1.166) e poi dal Miur (1.034). Mal comune mezzo  gaudio?

Nient'affatto. La rigidita' del bilancio dell'istruzione, fatto  quasi

per intero di spese correnti e obbligatorie (in gran parte  stipendi),

rende pesantissimo il vincolo imposto dal Tesoro.

Il coro di proteste che ne  e'  scaturito  ha  indotto  il  Governo  ­

secondo quanto dichiarato dal ministro Giovanardi ­ a ritornare  sulla

questione. Mercoledi' prossimo  il  Consiglio  dei  ministri  dovrebbe

discutere delle voci di bilancio che non possono essere toccate, e non

e' escluso che la “bomba-istruzione” possa trovare una risposta  nella

Finanziaria. C'e' da augurarselo vivamente.

 

2. Gli effetti dirompenti dei tagli di Tremonti

 

Ma quali sono gli effetti  dei  tagli  decisi  dal  ministro  Tremonti

(decreto 29 novembre 2002, attuativo del decreto legge  194/2002)  sul

bilancio di questo esercizio 2002? La scuola se ne sta gradualmente, e

con crescente preoccupazione, rendendo conto.

Tagli che valgono complessivamente in termini di impegni 805,4 milioni

di euro e in termini di  pagamenti  1.034,5  milioni  di  euro  (oltre

duemila miliardi delle vecchie lire). E non  si  tratta  di  riduzione

delle previsioni di finanziamento per il prossimo  anno,  per  cui  ci

sarebbe modo di prepararsi e assestare le previsioni, ma di interventi

sulla gestione del 2002 in chiusura, su risorse gia' assegnate ma  non

ancora accreditate, cioe' annunciate ma non trasferite alle scuole.

In molti casi il ministero aveva gia' accreditato i  finanziamenti  in

base ai  vari  capitoli  del  bilancio,  ma  il  decreto  Tremonti  ha

congelato tutto sulle tesorerie provinciali. Somme che le  istituzioni

scolastiche per lo piu' avevano  gia'  impegnato,  con  acquisti  gia'

fatturati.

I fornitori dovranno ora attendere il prossimo anno (a meno di  azioni

legali), e le scuole dovranno fare variazioni di bilancio con  qualche

problema di pareggio.

I guai  peggiori  riguardano  forse  il  settore  privato:  le  scuole

paritarie, a cui poche settimane fa,  dopo  una  lunga  attesa,  erano

stati assicurati gli stanziamenti dovuti per effetto della legge sulla

parita', si vedono privare di un  finanziamento  vitale  per  la  loro

sopravvivenza.

Un dirigente della  Fism,  l'associazione  delle  scuole  materne,  ha

stimato    in  circa  24  milioni  di  vecchie  lire  per  sezione  il

taglio-Tremonti, con effetti pesantissimi sul bilancio e sul pagamento

degli stipendi degli insegnanti, a questo punto da gennaio a rischio.

Una situazione critica  non  attenuata  -  se  non  in  prospettiva  -

dall'emendamento in Finanziaria proposto  dalla  Commissione  bilancio

per un bonus per le famiglie (anche in forma di credito d'imposta) che

iscrivono i figli a scuole paritarie, che produrrebbe effetti  per  la

scuole, Tremonti permettendo, tra un anno e piu'. Una misura figlia di

un impegno elettorale della Casa delle liberta', attuata  peraltro  in

un contesto ben lontano per la scuola da quello prospettato un anno  e

mezzo fa (tre “i” e via dicendo).

 

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