Una
legge al posto del contratto?
Tecnica
della Scuola - 23 gennaio 2003
di Adalberto Reggiani
L'on. Angela Napoli (AN) ha dichiarato di voler
presentare un emendamento al disegno di legge
Moratti che, se approvato, comporterebbe la
possibilità di regolare con legge il rapporto di
lavoro dei docenti, intervenendo direttamente
sullo stato giuridico. Il ritorno allo stato
giuridico comporterebbe la cancellazione del
potere di normazione secondaria concesso nel 1993
al tavolo negoziale.
Si fa avanti, insistentemente, l'ipotesi di
sostituire la contrattazione con l'intervento
legislativo diretto da parte del Parlamento o del
governo, per il tramite di decreti legislativi
attuativi di legge delega. La tesi è stata
avanzata da un'autorevole esponente della
maggioranza, l'on. Angela Napoli, che, peraltro,
si rifà ad uno degli intendimenti dichiarati in
campagna elettorale dal Polo delle libertà.
In buona sostanza, si tratterebbe di un colpo di
spugna sul decreto Bassanini del 1993, che ha
conferito al tavolo negoziale il ruolo di luogo
dove nascano le norme che regolano il rapporto di
lavoro dei dipendenti pubblici. Colpo di spugna
che, peraltro, avrebbe valore solo per i docenti,
che ritornerebbero a fare riferimento al diritto
pubblico.
Ad un contesto, cioè, in cui le relazioni datore
di lavoro-lavoratore non sarebbero più
paritetiche, in quanto l'Amministrazione
ritornerebbe ad esercitare il proprio potere
autoritativo (dunque, la propria discrezionalità)
anche per quanto riguarda il rapporto di lavoro
dei docenti. Ciò comporterebbe, tra le altre
cose, un ritorno alla vecchia disciplina dei
congedi, con relativa cessazione del diritto alle
assenze, che lascerebbero il posto, invece, al
mero interesse legittimo. Vale a dire, ad una
serie di vantaggi la cui fruizione non sarebbe più
legata al semplice verificarsi di un evento,
quanto, invece, ad una vera e propria concessione
da parte dell'amministrazione.
L'Amministrazione, inoltre, ritornerebbe ad
esercitare il proprio potere di interpretare con
le circolari le norme riguardanti il rapporto di
lavoro dei docenti, unilateralmente e senza
sentire i sindacati. In buona sostanza, dunque,
cadrebbe totalmente, tutto il paziente sistema di
garanzie e contrappesi costruito in tutti questi
anni dai sindacati della scuola e si ritornerebbe
ai vecchi contratti che, dispiegare effetti,
andrebbero recepiti per il tramite di decreti del
Presidente della Repubblica.
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