TARSU: UNA STORIA DI ORDINARIA FOLLIA

di Paolo Quintavalla

Questa che sto per raccontare, gentile lettore, è la storia di TARSU. Se non appartieni al mondo della scuola potresti scambiare il nome per un essere mitologico, oppure per un fantasma capriccioso oppure per un mostro dalle tante teste e dai molti tentacoli. Rassicurati, invece, perché si tratta semplicemente dell'acronimo che corrisponde alla famigerata "Tassa sui rifiuti solidi urbani". Detta così sembra anche innocua, invece dietro il suo nome si nasconde una delle tante storie di ordinaria follia di questa nostra disgraziata Italia.

Ho conosciuto TARSU nel 1974 quando, giovane insegnante di belle speranze, fui eletto nel Consiglio di Circolo di nuova istituzione. Ricordo che la prima delibera di cui ci occupammo fu quella per l'abolizione di questa odiosissima tassa. Comunque sia, la protesta ebbe un relativo successo nel senso che il Comune, non potendo eliminare la tassa, ci esentava tuttavia dal pagamento dell'80% di essa. Ma anche il 20% residuo che eravamo obbligati a pagare incideva pesantemente sul bilancio ordinario del Circolo. Dal 1988 ho conosciuto TARSU più da vicino, nel senso che avendo assunto le competenze amministrative in qualità di direttore didattico, ho avuto una responsabilità diretta nella gestione del Bilancio.

Francamente ho perso il conto delle proteste periodiche e delle delibere indignate dei tanti Collegi dei docenti e dei tanti Consigli di Istituti che si sono susseguite in questi 26 anni nei confronti della TARSU. Quante risorse finanziare sono andate letteralmente …. in spazzatura e quante centinaia di milioni, in alternativa, potevano essere utilizzate per l'acquisto di materiali, attrezzature, sussidi didattici per la scuola!

Nel caso del 3° Circolo di Parma il calcolo è presto fatto: fino al 1999 abbiamo pagato al Comune circa 3.800.000 lire all'anno per l'immondizia e dovevamo anche essere grati dell'esenzione parziale. Infatti pagavamo "solo" il 20% della somma totale, altrimenti avremmo dovuto pagare circa 19 milioni di lire (a fronte di un finanziamento ministeriale annuo mediamente di 14 - 15 milioni negli ultimi anni).

Dopo tante reiterate proteste, finalmente, nel 1999 il Governo intervenne con una circolare del Ministro dell'Interno, concordata con il Ministro della P.I. attribuendo agli Enti Locali, in quanto proprietari degli immobili, la competenza del pagamento della tassa.

Pensavamo - ma ingenuamente, con il senno di poi - che la questione fosse definitivamente risolta anche perché l'ordinaria follia e il teatro dell'assurdo di questo "paradossale balletto di competenze" erano durati fin troppo a lungo. Pensavamo, francamente, che non avremmo mai più nemmeno sentito parlare di questo odioso balzello per le scuole. Ma ora, nello scorcio dell'anno 2000, l'interminabile "novela" si è arricchita inaspettatamente di un altro infelice capitolo.

Come è noto, il Comune di Brescia ha presentato e vinto in Cassazione un ricorso legale per forza del quale ora si rifiuta di sostenere l'onere delle TARSU delle scuole cittadine, sostenendo che il pagamento delle cartelle esattoriali compete allo Stato. In attesa che il Governo o il Parlamento decidano in merito e si chiarisca definitivamente il conflitto di competenza, il peso economico e materiale della vertenza si scarica sulle scuole. L'effetto immediato di questo ricorso, infatti, non si è fatto attendere: la maggioranza dei Comuni ha emulato il Comune di Brescia e i solerti segretari comunali hanno subito comunicato alle scuole l'obbligo di pagamento della tassa. Nel caso del 3° Circolo di Parma la cartella relativa al primo semestre è pervenuta nei primi giorni di dicembre ed ammonta a £. 9.150.000, vale a dire a £. 18.300.000 su base annua. Corre l'obbligo di citare il non trascurabile particolare che il finanziamento ministeriale ordinario per il 2000 è stato di £. 21.971.000. Se si dovesse pagare per intero la TARSU il Circolo sarebbe costretto ad impegnare quasi completamente le proprie risorse finanziarie ordinarie. E come potrebbe sopravvivere?

Un altro effetto della vicenda, sicuramente paradossale ma di non secondaria importanza, consiste nel fatto che ora siamo costretti a pagare la TARSU per intero. La cartella, infatti, ci è stata inviata dall'AMPS che, essendo stata recentemente trasformata in azienda privatizzata, non ammette deroghe o esenzione dai pagamenti previsti per legge. Morale della storia: non c'è limite al peggio. Ora, di fronte alla prospettiva molto concreta di dover pagare la tassa per intero, ci stiamo riducendo a rimpiangere la cifra parziale che pagavamo fino a due anni fa!

Questo, per ora, è lo stato dell'arte:

  1. Il Consiglio del 3° Circolo di Parma ha approvato l'ennesima delibera di protesta contro la TARSU ed ora la questione potrà e dovrà essere risolta dall'intervento necessario dell'Ente Locale.
  2. La dirigenza del 3° Circolo, in ogni caso, è fermamente intenzionata a rifiutarsi di pagare la TARSU (ma anche se volesse non ne avrebbe i mezzi finanziari sufficienti). Il rifiuto andrà avanti fino all'eventuale dichiarazione di morosità e al conseguente pignoramento dei beni.
  3. La storia della TARSU non è specifica del 3° Circolo di Parma ma riguarda tutte le scuole e tutti i Dirigenti scolastici d'Italia. Appare indispensabile, quindi, una forte iniziativa di protesta. Questo articolo, fornendo elementi di conoscenza, ha lo scopo di sensibilizzare al problema comune. Ma non basta. Questo sito web è messo a disposizione dei DD.SS. per un documento formale e per una raccolta di firme di petizione da inoltrare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Pubblica Istruzione e all'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) finalizzati alla richiesta di abolizione definitiva della TARSU per le scuole.

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