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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS   

Scuola: i presidi bocciano l´autonomia fatta così

La Stampa – edizione di Roma – 21 settembre 2002

 

Non è positivo il bilancio dell´autonomia scolastica, a due anni dalla sua introduzione. L´istituzione scolastica si sarebbe dovuta misurare con la propria capacità di elaborare, gestire e valutare un proprio personale piano di offerta formativa ma i risultati, secondo alcuni presidi di istituti scolastici romani, non sono soddisfacenti. La stessa funzione di "manager" che la legge attribuisce ai capi d´istituto, è sostanzialmente vanificata oltre che da resistenze interne, da una burocratizzazione piramidale che non permette innovazioni. «Nella scuola dell´autonomia - dice Maria Matilde Filippini, dirigente del 109° Circolo Didattico - ci sono persone che non vogliono l´innovazione, demotivate e professionalmente poco preparate». Secondo il dirigente dell´Istituto Magistrale statale «G.Caetani», Giancarlo Baiocco «l´amministrazione centrale ha prevalentemente decentrato molti dei suoi compiti che hanno aggravato il funzionamento amministrativo delle scuole. E la vita dell´Istituto è ancora regolata in modo capillare dalle circolari ministeriali». Quanto alle possibilità lasciate alla scuola di redigere un proprio "Piano di offerta formativa", il giudizio di Baiocco è chiaro: «Non vi sono grandi margini di autonomia, il contratto nazionale della scuola indica le modalità e le fasi della stesura». Ma che cosa vuol dire in concreto autonomia di ricerca e di sviluppo? «Potenzialmente molto, ma il sistema scuola è ancora rigidamente governato dall´amministrazione centrale. Oltretutto i limitati finanziamenti hanno una destinazione vincolata non sempre coincidente con le reali necessità dell´Istituto. È indispensabile una libera gestione delle risorse finanziarie». Aspetti positivi della legge però ci sono secondo Bruno Cacco che guida l´istituto comprensivo statale Daniele Manin: «Maggiore responsabilità degli operatori scolastici in merito alle scelte fatte; maggiore consapevolezza dei genitori sulla progettualità della scuola; maggiore attenzione al territorio ed ai suoi bisogni formativi; maggiore senso di identità».Gli investimenti, dice Filippini, andrebbero indirizzati verso l´aggiornamento e la formazione professionale di tutto il personale docente e non docente e per il controllo del prodotto scolastico. Un vero progetto alternativo che bisognerebbe girare al ministro dell´Istruzione affinché ne tenga conto nell´ambito del piano di riforma della scuola. Scuola che compie sforzi per agevolare il processo di integrazione con altre culture di cui sono portatori gli immigrati. Un esempio lo dà il professor Cacco con il suo istituto nel quartiere Esquilino dove c´è una realtà multietnica molto accentuata con una presenza di un 30% di immigrati. Lui ha privilegiato progetti di natura interculturale. Ci sono circa 300 immigrati su 900 allievi, e 1600 corsisti immigrati su 2400 nel Centro territoriale permanente per l´Educazione in età adulta. Il centro, dice Cacco, è stato istituito nell´ambito dell´attività di interazione con le culture del mondo.

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