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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS   

VALORI LAICI E RELIGIONE
Il crocifisso non è di tutti

di Gian Enrico Rusconi

La Stampa - Venerdì, 20 Settembre 2002



LA questione del Crocifisso in aula è tuttaltro che nuova. Ma ora viene politicamente rilanciata sulla base di alcuni equivoci.

Il primo parte dall’abuso e dalla politicizzazione della tesi, continuamente ripetuta, delle «radici cristiane dell’Europa». Si tratta di un’evidenza storica che ha, tuttavia, confini cronologici remoti ed indeterminati.

Soprattutto pretende di fermare e fissare l’identità europea alle soglie della modernità. Tutto ciò che viene dopo - l’Europa laica dei diritti dell’uomo e del cittadino - è trattato come un fenomeno irrilevante, secondario.

Addirittura è presentato da alcuni come frutto indiretto di tali origini cristiane. Questa posizione è sbagliata: la laicità è costitutiva dell’identità storica europea.

L’Europa ha certamente radici cristiane, ma ha maturato e sviluppato la sua identità attraverso ragioni e comportamenti laici.

Questi non entrano in contraddizione con le radici storiche cristiane - anzi sono in sintonia - sintanto che il riferimento a quelle origini non viene usato in modo strumentale.

E’ quanto invece sta accadendo ora con l’imposizione dall’alto del Crocifisso, che crea un altro equivoco: il Crocifisso infatti non viene presentato come segno specifico e positivo di fede religiosa, che legittimamente si distingue dalle altre. Ma come un veicolo di universalismo.

La proposta di legge, presentata, dice che: «Il Crocifisso è emblema di valore universale della civiltà». In realtà questa affermazione può essere fatta soltanto in una interpretazione tutt’interna alla nostra cultura.

Ma non è evidente per le altre culture. Soprattutto se e quando viene usata per riaffermare polemicamente la nostra differenza di cultura contro altre culture.

E si lancia l’allarme di una incombente minaccia per la nostra stessa identità. Nasce così una forte contraddizione: un emblema che si vuole universalistico viene usato come riaffermazione della propria particolarità e differenza.

Trovo inopportuno che questo ruolo venga affidato proprio al Crocifisso sulla parete. Il riaprirsi di tutta la questione è sintomo dell’esistenza di un problema di fondo: il bisogno di una ridefinizione più netta, solida e precisa della nostra identità collettiva europea.

Temo ora che inizierà una equivoca e strumentale battaglia ideologica. L’attuale situazione giuridica delega di fatto alle singole autorità e comunità scolastiche la decisione se collocare o no il Crocifisso in aula.

E’ un modo ragionevole di affrontare il problema, perché consente una discussione partecipata e quindi una decisione condivisa negli stessi luoghi educativi. Questo è il nostro universalismo: scambiare ragioni e decidere insieme, anche con appartenenti ad altre culture.

Questa è la forza della nostra cultura, che ha radici cristiane ma oggi ragiona laicamente (come mostrano del resto molti cristiani).

E’ assurdo pretendere di risolvere la questione dall’alto, con intimidazione, come vuole l’attuale maggioranza di governo che fornisce un altro esempio di quanto poco sia «liberale».

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