LA
TELEVISIONE SOSTITUISCE INSEGNANTI E RICERCA
Storia usa e getta
di Giovanni De Luna
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- 14 dicembre 2002
A proposito dei tic della destra. La simpatia per
i blocchi stradali dei Cobas del latte e
l’insofferenza per quelli degli operai della
Fiat non appartengono più soltanto al senso
comune della destra; nel consueto gioco di
rispecchiamento con gli umori della sua base
sociale, Berlusconi se ne è appropriato
attribuendo a quel tic una sorta di legittimità
istituzionale. E’ stato così anche per la
incredibile risoluzione della Commissione Cultura
della Camera sui libri di testo? Certamente anche
in questo ambito esiste un senso comune di destra
che guarda con sospetto alla storia, che diffida
della sua complessità.
C’è una diffusa voglia di una storia «usa e
getta» che non è quella prodotta dalla ricerca
scientifica, né quella raccontata dai manuali
scolastici. E qui è il punto. Quest’anno, in
uno dei test di ammissione delle matricole
all’università di Torino c’era una domanda
che suonava pressappoco così: «Quanti anni il
pci è stato al governo nell’Italia
repubblicana, 5, 10 o 30?»; ebbene quasi il 20
per cento ha risposto 30 anni! Scusate, ma questa
non è ignoranza.
Il fatto è che oggi a trasmettere conoscenza
storica non è più la scuola, non sono più i
manuali. Il problema della storia insegnata nelle
scuole è la drammatica inadeguatezza dei metodi,
la spaventosa esiguità delle risorse da mettere
in campo per confrontarsi con gli altri «agenti
di storia» che alimentano il senso comune e
storiografico grazie alla potenza dei talk show
televisivi. Altro che le due ore settimanali a
disposizione dei professori! I media, è il caso
di dirlo, hanno sconvolto i dati dell’esperienza
sensibile pregressa: in passato, per uno studente
le preconoscenze storiche erano direttamente
mutuate dalla famiglia, dal luogo in cui viveva e
da quelli che poteva eventualmente aver visitato;
la televisione, il cinema, internet hanno
radicalmente cambiato questo stato di cose,
immergendo i giovani in un flusso continuo di
informazioni d’immagini e di suoni tutti a
diverso titoli intrecciati con la storia.
L’ultima
leva dell’immaginazione fu quella che giocava
con «i soldatini di piombo». Ma i media hanno
anche modificato la funzione sociale
tradizionalmente svolta dalla scuola.
L’istituzione scolastica si affermò
nell’Inghilterra del XVII secolo proprio a
partire dalla prima «inondazione di informazioni»
provocata dalla moltiplicazione dei volumi a
stampa. La scuola fu chiamata allora a controllare
l’imponente flusso di produzione cartacea
avviato grazie all’invenzione di Gutenberg,
selezionando e tramandando quello che valeva la
pena trasmettere alle giovani generazioni.
Oggi la scuola sta per smarrire questa sua
funzione: «A lunga scadenza - ha scritto Postman
- la televisione può portare gradatamente alla
fine della carriera degli insegnanti visto che la
scuola è stata un’invenzione della stampa»».
In questo senso, la risoluzione approvata dalla
maggioranza non solo è sbagliata ma è anche
penosamente inadeguata a confrontarsi con
un’emergenza che tocca direttamente i delicati
meccanismi della trasmissione della memoria
storica in questo Paese.
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