In
cerca di un nuovo modo di insegnare
La
Stampa - 11 febbraio
2003
INTERVISTA
CON LUIGI CATALANO, DIRETTORE GENERALE DELL´ISTRUZIONE
IN PIEMONTE
Il
tormentato rapporto tra nuove tecnologie e
didattica «I docenti frenano? Nessuno rifiuta le
offerte di qualità Il fatto è che non sempre
queste occasioni ci sono state»
UN sito Internet graficamente decoroso e accurato
nei contenuti può valere molto per una scuola, in
termini di comunicazione e di immagine. Eppure,
sembra che molti istituti non ce la facciano a
tenere il passo del mondo che cambia. Luigi
Catalano, il nuovo direttore generale per l´Istruzione
in Piemonte, riconosce che il cammino è appena
incominciato e che il traguardo è ancora
piuttosto lontano. Ma non nasconde un certo
ottimismo per il futuro.
Scuola e informatica, matrimonio difficile. Non è
così?
«Non sarei così drastico. Le scuole piemontesi
hanno avuto molte occasioni per introdurre le
nuove tecnologie nella loro attività quotidiana,
sia per la didattica, sia per la comunicazione».
Si può tracciare un primo bilancio?
«
Solo il 34 per cento delle scuole ha aperto un
sito, e perciò c'è ancora molto da fare. Ci sono
casi di eccellenza, ma anche casi di ritardi o di
applicazioni ancora poco efficaci. A quasi vent´anni
dal lancio del "Piano nazionale per l´informatica",
il computer è entrato in classe come strumento di
calcolo, mentre è più indietro il suo uso,
peraltro non facile, come strumento per insegnare.
Per quanto riguarda la comunicazione, la mia
esperienza mi fa guardare con soddisfazione ai
casi positivi che riguardano molti istituti
superiori, confidando di poter sostenere nel
futuro le scuole più piccole con un'azione di
consulenza basata soprattutto su alcune tecnologie
innovative che richiederanno soltanto la
predisposizione dei contenuti, senza bisogno di
competenze di programmazione informatica».
Spesso i limiti sono più «economici» che
culturali. Le scuole possono contare su
finanziamenti specifici?
«Da questo punto di vista siamo alla terza
tornata da parte del Ministero. La prima, dal 1997
al 2001, ha permesso a tutte le scuole di avere le
prime postazioni multimediali per i docenti e un
laboratorio per le attività didattiche. La
seconda, conclusa lo scorso anno, è costata in
Piemonte 3,3 milioni di euro, per portare tutte le
scuole al livello essenziale di attrezzature e
connettività. Stiamo per erogare, nelle prossime
settimane, ancora altri 9 milioni di euro per
aggiornare ed ampliare le infrastrutture
informatiche di rete, sia per i servizi
amministrativi, sia per la didattica. Fra l´altro,
bisogna ricordare che ai finanziamenti
ministeriali si sono affiancati in questi anni non
pochi e sostanziosi interventi di Enti locali e
Fondazioni bancarie».
Sono in cantiere iniziative per l'aggiornamento
degli insegnanti?
«Il ministero ha lanciato lo scorso anno un Piano
nazionale di formazione per i docenti sulle nuove
tecnologie informatiche, che sta partendo in
questi giorni in tutta Italia. In Piemonte sono
interessati oltre 12 mila insegnanti: un docente
di ruolo su quattro».
Torniamo alla didattica. Qual è oggi, il rapporto
tra le nuove tecnologie e l´insegnamento?
«L´informatica può giovare alla didattica in
molti modi. Ad esempio per arricchire la lezione
di contributi documentali e multimediali, oppure
per mettere a disposizione dello studente
documenti, test, materiali di approfondimento,
consulenza on line, consultazione a distanza della
biblioteca scolastica. Certo, non bisogna forzare
la situazione: il docente resta l´unico soggetto
che ha facoltà di scegliere come vuole sviluppare
la didattica, fermo restando che è suo dovere
curare l´aggiornamento e porre in essere tutti i
provvedimenti atti a realizzare una didattica
efficace e piacevole».
Tra
i professori si incontrano resistenze alla
diffusione delle nuove tecnologie?
«Non possiamo ritenere che il problema della
formazione riguardi soltanto le nuove tecnologie.
C´è un problema di aggiornamento, soprattutto
per i docenti di discipline tecniche, alle prese
con contenuti che diventano presto obsoleti. E c´è
anche il problema di migliorare le capacità
comunicative e relazionali dei docenti come leva
per creare motivazione negli allievi. Non credo
che i docenti, qualora ricevessero proposte di
qualità, opporrebbero resistenze. Il fatto è che
non sempre queste occasioni ci sono state».
Maria Teresa Martinengo
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