Scuola,
farà carriera il docente che ha gli alunni più
bravi
Il
Sole 24 Ore - 23 aprile 2003
ROMA
- I docenti faranno carriera se gli studenti
saranno più preparati. È un principio introdotto
nella bozza del contratto della scuola, in
discussione in questi giorni tra i sindacati e l'Aran
(l'Agenzia per la contrattazione nel pubblico
impiego). La parte normativa del nuovo rapporto di
lavoro degli insegnanti e del personale Ata
(amministrativi, tecnici e ausiliari) è il
terreno di battaglia sul quale si stanno per
affrontare le parti. Il ministro Letizia Moratti
intende chiudere l'intesa all'insegna della
professionalità degli insegnanti, all'interno
della riforma dell'istruzione appena varata dal
Parlamento. E le novità in vista non mancano. Per
chi sta in cattedra arriva dunque la carriera, più
volte annunciata. La parola d'ordine è «valutazione».
Nel testo, infatti, si parla di «strumenti che
valutino il raggiungimento dei livelli di
apprendimento da parte degli allievi in varie
classi di età. Tale livello di apprendimento - si
legge all'articolo 9 della bozza di contratto -
deve anche costituire uno degli indicatori
principali per valutare nel merito la qualità
dell'insegnamento erogato dalle singole scuole così
come - e qui c'è la novità più grossa - la
costruzione di un percorso di carriera docente non
dovrà prescindere dall'incidenza di questi stessi
elementi qualitativi». Insomma, l'ipotesi è: se
gli studenti saranno particolarmente bravi, gli
insegnanti avranno maggiori possibilità di fare
carriera. Resta da vedere come i sindacati
giudicheranno questa proposta, ma sembra che
informalmente più di qualcuno abbia già
manifestato nervosismo e contrarietà all'idea.
Agli stessi sindacati, peraltro, sembra rivolgersi
il passaggio successivo dell'articolo 9, quando si
dice che «in tale linea programmatica le
retribuzioni complessive del personale della
scuola dovranno progressivamente convergere verso
la media europea». Quella degli stipendi europei
è una vecchia battaglia delle confederazioni dei
docenti. Il testo, però, precisa che questa
progressione dovrà andare di pari passo «con la
media delle prestazioni rilevabili nell'ambito
della stessa Unione Europea». In altre parole: ok
a stipendi più alti, ma a patto che aumenti la
produttività. Perchè - sostengono alcuni esperti
- se è vero che i professori d'oltralpe
guadagnano di più, è anche vero che lavorano
molto di più, come riportato da diverse
statistiche ufficiali. Nel testo, inoltre, si
prevede la costituzione di una commissione mista
ministero-Aran-sindacati, «che elabori le
soluzioni possibili per istituire meccanismi di
carriera professionale e di valutazione per i
docenti già nel quadriennio 2002-2005». Va
precisato che commissioni di questo genere sono
state previste fin dal contratto del 1988 e non
sono certamente la soluzione alla questione. Anche
perchè occorrerà conciliare questa iniziativa
con l'idea - mai venuta meno, anche se discussa
nelle forme di realizzazione - di rifare il nuovo
stato giuridico degli insegnanti. MARCO LUDOVICO
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