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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS   

Avremmo preferito non essere facili profeti...

Editoriale di Fedele Ricciato

Sito web Snals – 16 settembre 2002

Il ministro Tremonti, nel fare il punto della situazione italiana, ha affermato, senza mezzi termini, che “il momento è complesso”, nel mentre da più parti giunge voce che la finanziaria 2003 dovrà portare nelle casse dello Stato ben oltre 20 miliardi di euro.

Il Patto di stabilità è a rischio e già s’intravedono le prime crepe nel sistema economico  dei paesi  aderenti all’Unione Europea.

Tutto questo quando le riforme strutturali del mercato del lavoro e la riorganizzazione del sistema di produzione richiedono  nuovi investimenti soprattutto nel settore del terziario avanzato ed in  quello della formazione, per l’alta incidenza che i servizi, per un verso, e le risorse umane, per altro verso, rivestono nell’ambito dei sistemi economici ad alto tasso di sviluppo.

Non vorremmo pertanto che ancora una volta   fosse disattesa la valenza strategica che alcuni settori  chiave hanno per la crescita civile ed economica dell’Europa e che fosse disconosciuta l’interdipendenza esistente tra   progresso economico,   crescita civile e  qualità dell’istruzione. 

Una riflessione questa  che potrebbe apparire pessimistica se non trovasse precisi riferimenti negli orientamenti di politica economica che hanno ispirato, tra l’altro,  “intese” come quella del 4 febbraio a Palazzo Vidoni tra Governo, sindacati confederali ed altri, ad esclusione della nostra Confederazione.

Definimmo l’accordo una “truffa” perché segnava un grave passo indietro rispetto ai risultati già conseguiti al tavolo politico attivato al ministero dell’istruzione.

In quell’accordo, oltre alla mancanza di garanzie sufficienti in relazione alla copertura finanziaria per il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni della scuola e del pubblico impiego, venivano tradite  le legittime aspettative dei docenti, dei dirigenti scolastici e del personale  ATA,  impegnati  a far decollare la scuola dell’autonomia tra tante difficoltà  e sopraggiunte responsabilità e veniva altresì penalizzato il ruolo sociale della scuola fino a condizionarne l’azione formativa  indispensabile alla valorizzazione del cosiddetto “capitale umano”, tanto invocata sia  dai  “sacerdoti” del neoliberismo, sia dai tutori del vetero- statalismo.

A rendere ancora più fosche le tinte dell’intera vicenda ci pensò il leader della Cgil, Cofferati che mentre a palazzo Vidoni firmava l’accordo, in sede di congresso Cgil minacciava lo sciopero generale.

Avremmo preferito non essere facili profeti. Eppure i fatti ci hanno dato ragione, per cui nessuna meraviglia, ma tanta amarezza se la questione scuola rimane insoluta.

E tale rimarrà fino a quando facili e comode schematizzazioni ideologiche avranno modo di prevalere su un sano ed equilibrato realismo politico e gli interessi neo-corporativi soffocheranno le legittime attese della società civile. Anche per questo è tempo di voltare pagina per trovare il giusto equilibrio tra progettualità politica ed economia  di mercato nella prospettiva di un autentico e sano riformismo, da radicare nei principi del solidarismo sociale.

Ci attendiamo pertanto che il Parlamento, nell’ambito delle azioni da portare a sostegno della funzione istituzionale dello Stato, riconsideri la natura vincolante che riveste il diritto della persona all’esercizio di autentiche e concrete libertà civili e giunga al convincimento che solo attraverso il pieno riconoscimento della specificità della scuola sarà possibile garantire costruttivi elementi di raccordo tra formazione professionale ed educazione alla vita democratica. 

La scuola è funzione istituzionale dello Stato e, come tale, va organizzata e amministrata.

È paradossale, pertanto, constatare che il ministro dell'istruzione annunci  il regolare avvio dell'anno scolastico, quasi che i rituali adempimenti amministrativi  non rientrino nella sfera del diritto allo studio.

Intanto  i tempi  per il rinnovo del contratto scuola si allungano, il personale amministrativo delle università è ancora in attesa degli aumenti stipendiali relativi al biennio 2000/2001 e le riforme strutturali e di sistema  subiscono intollerabili ritardi che lasciano spazio  soltanto ad improvvisate sperimentazioni.

Rivolgeremo, quindi,  tutta  la nostra attenzione alla prossima legge finanziaria,  che dovrà  tradurre in atti concreti gli impegni formali più volte assunti dal  governo, ma soprattutto segnare una chiara linea di demarcazione tra un passato che appare così confuso ed un futuro che dovrà restituire la scuola alla società, assicurando un’organicità d’interventi tale da consentire una sistematica interazione tra  le politiche di reclutamento del personale, la formazione iniziale ed in servizio, l'adeguamento delle retribuzioni  agli accresciuti oneri di lavoro e la qualità dell'istruzione. 

Spetta al Governo e al Parlamento dare risposte concrete  alle legittime istanze della società civile; è un preciso impegno delle rappresentanze sociali  vigilare perché la questione scuola venga affrontata e dibattuta nel più ampio quadro delle azioni che il Governo dovrà intraprendere a sostegno della qualità della vita.

Ed è quanto faremo, con etico rigore, chiarezza d’intenti e fermezza d’azione, passando, se necessario, dallo stato di mobilitazione ad azioni di protesta.

Segretario Generale Snals

Fedele Ricciato

 

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