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Avremmo preferito non essere facili
profeti...
Editoriale di Fedele Ricciato
Sito web Snals – 16 settembre
2002
Il ministro Tremonti, nel fare il
punto della situazione italiana, ha affermato, senza
mezzi termini, che “il momento è complesso”, nel
mentre da più parti giunge voce che la finanziaria 2003
dovrà portare nelle casse dello Stato ben oltre 20
miliardi di euro.
Il Patto di stabilità è a rischio
e già s’intravedono le prime crepe nel sistema
economico dei
paesi aderenti
all’Unione Europea.
Tutto questo quando le riforme
strutturali del mercato del lavoro e la riorganizzazione
del sistema di produzione richiedono
nuovi investimenti soprattutto nel settore del
terziario avanzato ed in
quello della formazione, per l’alta incidenza
che i servizi, per un verso, e le risorse umane, per
altro verso, rivestono nell’ambito dei sistemi
economici ad alto tasso di sviluppo.
Non vorremmo pertanto che ancora
una volta fosse
disattesa la valenza strategica che alcuni settori
chiave hanno per la crescita civile ed economica
dell’Europa e che fosse disconosciuta
l’interdipendenza esistente tra
progresso economico,
crescita civile e
qualità dell’istruzione.
Una riflessione questa
che potrebbe apparire pessimistica se non
trovasse precisi riferimenti negli orientamenti di
politica economica che hanno ispirato, tra l’altro,
“intese” come quella del 4 febbraio a Palazzo
Vidoni tra Governo, sindacati confederali ed altri, ad
esclusione della nostra Confederazione.
Definimmo l’accordo una
“truffa” perché segnava un grave passo indietro
rispetto ai risultati già conseguiti al tavolo politico
attivato al ministero dell’istruzione.
In quell’accordo, oltre alla
mancanza di garanzie sufficienti in relazione alla
copertura finanziaria per il recupero del potere
d’acquisto delle retribuzioni della scuola e del
pubblico impiego, venivano tradite
le legittime aspettative dei docenti, dei
dirigenti scolastici e del personale
ATA, impegnati
a far decollare la scuola dell’autonomia tra
tante difficoltà e
sopraggiunte responsabilità e veniva altresì
penalizzato il ruolo sociale della scuola fino a
condizionarne l’azione formativa
indispensabile alla valorizzazione del cosiddetto
“capitale umano”, tanto invocata sia dai “sacerdoti”
del neoliberismo, sia dai tutori del vetero- statalismo.
A rendere ancora più fosche le
tinte dell’intera vicenda ci pensò il leader della
Cgil, Cofferati che mentre a palazzo Vidoni firmava
l’accordo, in sede di congresso Cgil minacciava lo
sciopero generale.
Avremmo preferito non essere facili
profeti. Eppure i fatti ci hanno dato ragione, per cui
nessuna meraviglia, ma tanta amarezza se la questione
scuola rimane insoluta.
E tale rimarrà fino a quando
facili e comode schematizzazioni ideologiche avranno
modo di prevalere su un sano ed equilibrato realismo
politico e gli interessi neo-corporativi soffocheranno
le legittime attese della società civile. Anche per
questo è tempo di voltare pagina per trovare il giusto
equilibrio tra progettualità politica ed economia
di mercato nella prospettiva di un autentico e
sano riformismo, da radicare nei principi del
solidarismo sociale.
Ci attendiamo pertanto che il
Parlamento, nell’ambito delle azioni da portare a
sostegno della funzione istituzionale dello Stato,
riconsideri la natura vincolante che riveste il diritto
della persona all’esercizio di autentiche e concrete
libertà civili e giunga al convincimento che solo
attraverso il pieno riconoscimento della specificità
della scuola sarà possibile garantire costruttivi
elementi di raccordo tra formazione professionale ed
educazione alla vita democratica.
La scuola è funzione istituzionale
dello Stato e, come tale, va organizzata e amministrata.
È paradossale, pertanto,
constatare che il ministro dell'istruzione annunci il regolare avvio dell'anno scolastico, quasi che i rituali
adempimenti amministrativi
non rientrino nella sfera del diritto allo
studio.
Intanto i tempi per il
rinnovo del contratto scuola si allungano, il personale
amministrativo delle università è ancora in attesa
degli aumenti stipendiali relativi al biennio 2000/2001
e le riforme strutturali e di sistema
subiscono intollerabili ritardi che lasciano
spazio soltanto
ad improvvisate sperimentazioni.
Rivolgeremo, quindi,
tutta la
nostra attenzione alla prossima legge finanziaria,
che dovrà tradurre
in atti concreti gli impegni formali più volte assunti
dal governo,
ma soprattutto segnare una chiara linea di demarcazione
tra un passato che appare così confuso ed un futuro che
dovrà restituire la scuola alla società, assicurando
un’organicità d’interventi tale da consentire una
sistematica interazione tra le politiche di reclutamento del personale, la formazione
iniziale ed in servizio, l'adeguamento delle
retribuzioni agli
accresciuti oneri di lavoro e la qualità
dell'istruzione.
Spetta al Governo e al Parlamento
dare risposte concrete
alle legittime istanze della società civile; è
un preciso impegno delle rappresentanze sociali
vigilare perché la questione scuola venga
affrontata e dibattuta nel più ampio quadro delle
azioni che il Governo dovrà intraprendere a sostegno
della qualità della vita.
Ed è quanto faremo, con etico
rigore, chiarezza d’intenti e fermezza d’azione,
passando, se necessario, dallo stato di mobilitazione ad
azioni di protesta.
Segretario Generale Snals
Fedele Ricciato
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