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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 


Devolution, Bossi attacca Ciampi

Il monito del Presidente: "Lo Stato è decisivo sulla scuola"

Gelo con il Colle, poi il premier Fini e Tremonti concordano una correzione di rotta del Carroccio
Il presidente della Repubblica frena ancora sulla riforma: "Non tutte le risorse si trovano in ambito locale"

La Repubblica - 4 dicembre 2002

DAL NOSTRO INVIATO GIORGIO BATTISTINI


SIENA - La scuola non si spezza. Non è consentito frantumarla. Il Quirinale frena gli eccessi leghisti che sembrano tener prigioniera la maggioranza. Ci sono strutture e istituzioni che non si decentrano. Non tutto si può devolvere, sottraendolo a Roma per affidarlo alle piccole capitali periferiche dell´Italia federale. L´istruzione, appunto. Il cui coordinamento deve restare, al di là d´ogni dubbio, «punto centrale della vita dello Stato, attuato e diversificato nelle varie realtà delle diverse aree del Paese». Vale a dire scuola governata dal centro, sebbene più rispettosa delle autonomie locali.
Ma lo stop del Quirinale scatena la reazione dura di Umberto Bossi. «Queste sono interferenze sul parlamento» accusa il leader leghista. Uno "strappo" con Ciampi di portata potenzialmente gravissima. Per ricucirlo subito, dal vertice di maggioranza convocato ieri sera per discutere di Fiat è uscita l´idea di un comunicato "interpretativo" di Berlusconi. E sono stati attivati contatti per rassicurare il Quirinale.
Ciampi era tornato sulla devoluzione dodici ore dopo aver ricordato, da Siena, che molti campi ancora «richiedono adeguati interventi e risorse dello Stato centrale». Interrogato dai giornalisti, il presidente ha ancora qualcosa da dire. Nessun dubbio che il coordinamento centrale della scuola (in antitesi alle desi devoluzioniste) è «punto centrale nella vita dello Stato». E subito aggiunge: «Ma questo è un punto sul quale, credo, c´è consenso generale» (fuori dal Parlamento). Il fatto è che «non tutte le risorse necessarie possono essere trovate in ambito locale».E l´intervento dello Stato centrale (espressione desueta fino a qualche tempo fa) può rivelarsi «indispensabile per l´ammodernamento delle strutture scolastiche come pure per il potenziamento degli istituti universitarie e dei centri di ricerca».
Da una sede neutrale, l´Università di Siena, il capo dello Stato non perde occasione per esternare i suoi timori sui rischi della devoluzione. Punto di riferimento indisponibile resta l´unità nazionale, che non può essere messa a repentaglio da ansie separatiste. Unità che secondo Ciampi deve accompagnarsi in parallelo al «regionalismo solidale». Formula che fa un passo indietro lessicale rispetto al federalismo (già legge dello Stato) per dare più visibilità al vincolo di solidarietà. L´esatto opposto di chi sogna un´Italia ricca senza vincoli di sostegno per le regioni povere.
Dunque la scuola non deve rischiare di spezzarsi. L´università, spiega Ciampi, «è il motore dello sviluppo sociale ed economico del Paese. Non può restare isolata dalla società, nella quale anzi va inserita più profondamente». Ed è perfino evidente che l´esempio universitario è paradigma dell´intero mondo della cultura, nei suoi riflessi scolastici. «Oggi l´università assolve agli stessi compiti che aveva nel Medioevo, quando formava le élite in tempi molto lenti. Quei tempi si son fatti molto rapidi. E dunque l´istruzione riveste oggi una funzione sociale di grande importanza per trasferire immediatamente l´avanzamento del sapere alla realtà sociale». Nulla meglio dell´università, della cultura organizzata, per «tener viva la memoria del passato, definire meglio l´identità comune, consegnando ai più giovani un patrimonio collettivo di etica e conoscenza».

 

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