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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Tilde Giani Gallino: gli studenti capiscono che insegnare è un mestiere di serie b

"Un rischio c´è, la cultura così ha meno appeal"

L´INTERVISTA - La Repubblica - 18 febbraio 2003

"Tra l´altro, l´insegnamento è vissuto come un ripiego"

Maria Stella CONTE

ROMA - Professoressa Tilde Giani Gallino, lei è docente di Psicologia dello Sviluppo all´università di Torino: è d´accordo con la parlamentare leghista? Troppe donne insegnanti, possono davvero costituire un "handicap nei processi educativi e di maturazione degli adolescenti"?
«In verità è una cosa che gli psicologi vanno ripetendo da almeno 25-30 anni. La scuola è andata via via matriarcalizzandosi e questo, per i ragazzi, significa non trovare figure maschili di riferimento. Inoltre, l´assenza di modello culturale fa sì che gli studenti, a loro volta, non sceglieranno come meta professionale l´insegnamento che viene vissuto come un ripiego: socialmente poco gratificante, economicamente mal retribuito, e purtuttavia impegnativo. Una roba da donne insomma...».
Né, ci dicono gli ultimi studi sulla famiglia, questa latitanza del genere maschile viene compensata dall´immagine paterna...
«No. Perché in casa, ancora una volta, la figura femminile, è preponderante: l´uomo come modello di crescita visto da vicino, vissuto giorno per giorno, a tu per tu, è invisibile, o assai poco concreto. Così, le figure di riferimento per gli adolescenti sono o gli altri adolescenti, magari di poco più grandi; o i personaggi televisivi, o dei fumetti... figure completamente fuori dalla portata reale».
Detto questo, ritiene possibile, come auspicato dalla leghista Bianchi Clerici, "studiare forme di incentivi costituzionalmente compatibili" per sollecitare gli uomini a salire in cattedra?
«Immagino che non sia una battuta, anche se ne ha tutto il sapore. Comunque no. Anzi, sì. Forse se si triplicassero gli stipendi; o, meglio ancora, se si desse ai professori lo stesso stipendio di un deputato, penso che gli uomini andrebbero di corsa ad insegnare...».
Lei ritiene che un corpo docente prevalentemente femminile possa essere una "trappola" anche per le ragazze?
«Sì, perché le adolescenti recepiscono modelli adulti sostanzialmente di due generi: o fai la velina, tanto per dire; o fai la madre; ben sapendo che la professoressa sta lì perché non c´è nessun uomo interessato a quel posto; e se nessun uomo è interessato a quel posto vuol dire che è un posto di second´ordine; poichè noi sappiamo - e loro sanno - che ovunque ci siano posizioni di potere, prestigio, peso, lì ci sono gli uomini. Ne consegue che dove c´è una preponderanza femminile, c´è un posto di serie b, lo scarto del genere maschile».
Oggi ci sono anche donne, però, che hanno ruoli di grande prestigio professionale...
«Sì, certamente. Ma sono mosche bianche. Basti guardare i vertici di qualsiasi attività e professione, compresa la sua. Dunque, resta il fatto che se una ragazza non sente di essere nata per fare la mosca bianca, se non sente di avere quella spinta speciale che la farà lottare con tutte le proprie forze per ottenere quel determinato risultato, quella ragazza acquisirà l´idea che quello che potrà fare nella vita è, ad esempio, l´insegnante, una professione di secondo piano, un ripiego. Le cose sarebbero ben diverse, naturalmente, se ci fosse una più equa presenza dei due sessi nel corpo docente».
Ma dal punto di vista del sapere, c´è una differenza di genere nella sua trasmissione? L´istruzione scolastica è diversa se il passaggio agli studenti arriva da un insegnante uomo o da un´insegnante donna?
«Se gli studenti hanno alle spalle una famiglia che li segue, che contribuisce alla sua formazione culturale, no: in sé, l´istruzione è di genere neutro. Ma se il ragazzo non ha alle spalle un nucleo in grado di seguirlo, allora il rischio è che avrà scarso amore per la cultura; tenderà a dargli meno significato, meno valore, proprio perché - per tutto quello abbiamo detto fin qui - essa gli viene offerta solo per mano femminile: dunque, ai suoi occhi, sarà un sapere privo di quella capacità seduttiva, di quell´appeal, di quel richiamo che pure potrebbe avere se ad insegnare fosse un uomo che ci crede e ama davvero quello che fa».

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