NEWS
CASO
Spoil system, ecco dove sono finiti i 14 dirigenti
generali silurati dal ministro Moratti
Palazzo
Kabul, il purgatorio dei superdirettori rottamati
La Repubblica - 16 ottobre 2001
MARIO
REGGIO
ROMA - Lo chiamano Palazzo Kabul. Edificio malmesso anni
Sessanta, intonaci scrostati, balconcini sbreccati con
vista su un deposito di autobus, il consueto assedio di
macchine parcheggiate ovunque e cassonetti stracolmi di
questo spicchio di Roma - via Michele Carcani 61,
patriota - tra viale Trastevere e Porta Portese. È una
dependance del ministero dell´istruzione, l´imponente
parallelepipedo umbertino che si staglia a poche
centinaia di metri nello splendore del recente restauro
(Letizia Moratti ha voluto un piccolo viale d´accesso
personale orlato di fiori e custodito dalla security
privata).
Da lì, dai piani nobili del ministero, è partito nei
giorni scorsi il mesto esodo dei quattordici direttori
generali e direttori regionali fatti fuori in nome dello
spoil system. La piccola processione si è infilata nei
corridoi semibui di Palazzo Kabul. «Fino a qualche anno
fa qui ci lavorava un sacco di gente - dice un´impiegata
prima di scivolare via a passi svelti - adesso ci hanno
mandato quelli fregati con la nuova legge, i
superdirigenti cacciati via da viale Trastevere».
Le stanze sono quattordici, una per ciascuno dei
silurati. Muri scrostati, cavi volanti, scatoloni pieni
di carte polverose ammucchiati sul pavimento. Nessuna
traccia di computer ma tanto non servirebbero, nell´impossibilità
di connettersi a internet. In una stanza uno degli ex
direttori sta seduto alla scrivania e guarda il muro con
aria pensosa. Ha accanto un vecchio telefono ma «non si
faccia illusioni - dice - non funziona: non c´è la
linea». «Vede - allarga le braccia a mostrare la
sistemazione di fortuna - data la nuova legge, questo ci
può stare. Ti cambiano mansione, ti assegnano un
compito nuovo e tu lo accetti. Ma poi ti mettono dentro
una topaia senza alcun strumento operativo, senza
telefono e senza computer... In buona sostanza ti fanno
capire che sei assegnato a un compito "di
ristoro", che in parole povere vuol dire "tu
non fai nulla e io ti pago lo stesso".Io sono
pronto a svolgere il lavoro che mi hanno assegnato ma in
queste condizioni è praticamente impossibile. Alla fine
mi avranno pagato senza che abbia prodotto alcunchè».
Non si tratta di una paga minuscola. Un direttore
generale di ministero in un anno porta a casa in media e
al lordo qualcosa come 130mila euro, 250 milioni di
vecchie lire. «Sono disposti a pagare questo pedaggio
per un anno pur di tenerci alla larga», spiega il
silurato. E dopo? «Finito il cosiddetto "anno di
studio" che la legge Frattini prevede, torneremo
alle amministrazioni da dove siamo partiti: alcuni all´Istruzione,
altri in ministeri diversi. Molti scenderanno un
gradino, torneranno dirigenti di seconda fascia e
avranno lo stipendio decurtato, altri saranno dichiarati
in soprannumero e non saranno ricollocati».
Urla in corridoio, Palazzo Kabul si anima di colpo. Una
pattuglia di imbianchini sta raccogliendo gli attrezzi
per andarsene, la tinteggiatura di un ufficio lasciata a
metà. «Io in quella stanza non entro - grida un
cinquantenne in giacca e cravatta - quando sarà
finalmente in ordine? Quando sarà umanamente agibile?».
«Dottò, noi abbiamo solo l´ordine di imbiancare le
pareti e siccome siamo pochi ci vuole il tempo che ci
vuole. Del resto non so niente, si rivolga al ministero».
Sul lungo corridoio dove si aprono gli
uffici-accampamento dei dirigenti rottamati sono
parcheggiate sedie sfondate, divani fuori uso, muraglie
di scatoloni zeppi di documenti. I magnifici quattordici
fino a un mese fa regolavano i flussi dei finanziamenti,
dipanavano le matasse delle graduatorie, tenevano la
rete dei rapporti con i presidi di tutta Italia, in una
frase erano uomini di potere. Ora hanno in mano un anno
di incarico per completare studi dal titolo improbabile:
l´autonomia scolastica in base alle nuove disposizioni
sul decentramento regionale, le nuove figure
professionali del personale non docente...
«A me - continua il dirigente silurato - la lettera del
capogabinetto del ministro Moratti è arrivata la sera
del 7 ottobre. C´era scritto: "Non ci sono posti
adeguati al suo ruolo, quindi le verrà assegnato un
incarico di studio per un anno". Nessun accenno a
un´eventuale inadeguatezza nelle funzioni svolte. E
dunque, con tutti i miei studi alla Scuola Superiore,
con i gradini della pubblica amministrazione saliti uno
a uno in anni di diligente carriera, eccomi qui».Palazzo
Kabul accende le sue luci fioche nella limpida sera
autunnale romana. Dentro resta il plotoncino dei
dirigenti generali cacciati da Letizia Moratti, ministro
recordman con Roberto Maroni dello spoil system:
quattordici su diciannove spediti in queste stanze
spoglie, contro una media di un terzo (centocinquanta
hanno avuto la "lettera di commiato"su quasi
quattrocentocinquanta sparsi nei ministeri italiani). «Lo
chiamano spoil system - conclude il nostro virgilio -
non sarà piuttosto un´ultima, raffinata frontiera del
mobbing?».
|