Le
scuole non hanno più soldi i genitori pagano
acqua e matite
LA
DENUNCIA
Contributo "volontario" alle elementari
e medie
La
Repubblica (ed. di Palermo) - 15 febbraio
2003
Da tre a quaranta euro l´anno, ufficialmente per
l´assicurazione. "Il Comune non ci
aiuta"
La scuola statale ha sempre meno soldi ed è
costretta a fare la questua. Una testimonianza
emblematica arriva da Monreale: «Alcuni bambini
mi hanno riferito che non possono partecipare ad
attività extrascolastiche organizzate dalla loro
scuola perché non hanno pagato l´assicurazione,
mascherata da "contributo volontario".
La discriminazione è grave perché da alcune
attività culturali vengono esclusi proprio gli
alunni più bisognosi, quelli che non possono
pagare». A parlare è un´insegnante di scuola
elementare in pensione, Sarina Ingrassia, che si
occupa di promozione umana per l´associazione di
volontariato "Il Quartiere".
Ma non è solo a Monreale che nella scuola dell´obbligo
si chiedono ai genitori contributi perché i soldi
erogati dagli enti locali non bastano a coprire
neppure le esigenze minime. A Palermo, quasi
dappertutto, i bambini di scuola materna,
elementare e media pagano una cifra che dovrebbe
coprire il premio dell´assicurazione per
eventuali incidenti. Ma la cifra richiesta ai
genitori varia notevolmente da scuola a scuola. A
Monreale il contributo richiesto alle famiglie va
dai tre ai quindici euro. A Palermo si passa dai
sei euro dell´elementare Monti Iblei agli otto
della Cesare Abba, all´Acquasanta, ai dieci dell´istituto
comprensivo Peppino Impastato. E in qualche caso
si arriva pure a quaranta euro. Spesso il
contributo, oltre all´assicurazione, serve a
pagare anche altre spese, come avviene alla media
Federico II, al Borgo Vecchio, dove agli alunni si
richiedono 10,33 euro per le fotocopie. Un
panorama che fa andare su tutte le furie la
professoressa Ingrassia, che cita due articoli del
testo unico sull´istruzione: «Nella scuola
elementare e media non si possono imporre tasse o
richiedere contributi di qualsiasi genere». I
capi d´istituto ammettono che da qualche anno
sono costretti a stipulare costose assicurazioni e
che Stato ed enti locali non danno alcun
contributo per questo tipo di spesa», dice Benita
Callari, preside della Impastato. Così i soldi
dell´assicurazione devono scucirli i genitori, e
per i più bisognosi «sono le maestre che pagano
di tasca propria», ammette Andrea Rasa, direttore
della Abba. Spesso però alle famiglie, durante l´anno,
si richiedono altri piccoli oboli che servono a
comprare il materiale di cancelleria o a pagare
alcune attività (teatro, cinema, progetti
pomeridiani) che le scuole non riescono a
finanziare con i loro fondi.
Alla De Amicis (dove si sperimenta la riforma
Moratti) i genitori portano a scuola colori e
matite, ma anche carta igienica e acqua minerale.
Dice il direttore Salvatore Li Puma: «I
finanziamenti del Comune sono ridicoli. Quest´anno
col contributo volontario delle famiglie siamo a
malapena riusciti a pagare l´assicurazione per
tutti». Neppure Giovanni Cigna, direttore della
Monti Iblei, ha difficoltà ad ammettere che le
risorse scarseggiano: «I fondi per il materiale
di facile consumo che ci dà ogni anno il Comune
bastano soltanto per i rifornimenti di detersivi.
Spesso non arriviamo neppure a comprare la carta
igienica per tutto l´anno».
Chi non ci sta è il direttore generale dell´ufficio
scolastico regionale, Guido Di Stefano: «Dire che
i fondi erogati alle scuole sono sufficienti
sarebbe mentire. I contributi volontari non
possono però essere imposti alle famiglie, devono
essere aggiuntivi e non devono creare
discriminazioni di alcun genere tra gli alunni».
s. i.
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