Scuola,
a lezione vince la noia i programmi finiscono
sotto accusa
La
Repubblica - 15 gennaio 2003
Francia il dibattito è già aperto. In
Italia il problema c´è: il 44 per cento dei
quindicenni trova poco interessanti le ore
trascorse in aula
"I rimedi? Insegnanti con più cuore e più
attività manuali"
E c´è anche chi collega il disinteresse in
classe all'aumento degli episodi di violenza
La cultura scolastica deve essere divertente?
Sociologi e pedagogisti si dividono
MARIO
REGGIO
ROMA - Scuola uguale noia. Noia uguale
indifferenza prima, violenza poi. Studenti
aggressivi, intolleranti, svogliati. Insegnanti
impauriti, stanchi di leggere sui volti dei
giovani che gli stanno davanti il disinteresse e
la sopportazione. Ma di chi è la colpa? Dei
programmi scolastici? Dei docenti? Degli studenti?
Delle famiglie? Della società? Per rispondere a
questo intricato rebus, in Francia il Consiglio
Superiore dell´Educazione ha creato una
commissione di esperti. Ne parla il quotidiano Le
Monde che ieri ha dedicato al problema della noia
a scuola e della violenza che ne segue un´intera
pagina. Anche al di là delle Alpi gli esperti
sono divisi: è la società civile che crea
violenza e la scuola non può educare più di
tanto gli studenti che vivono quelle situazioni,
afferma un gruppo di sociologi e pedagogisti. È
la scuola che deve correggere i comportamenti
asociali dei giovani, ribattono altri esperti. «La
cultura scolastica non è fatta per essere
divertente», sentenzia il ministro francese dell´Educazione.
E qui da noi, le cose come vanno? «I Paesi che
hanno prodotto un grande sviluppo della scuola nel
'900 hanno subito una riduzione progressiva della
sollecitazione dell´intelligenza negli anni dell´adolescenza
- spiega Benedetto Vertecchi, ordinario di
Pedagogia sperimentale all´università Roma Tre -
noi, per il momento, siamo alle prese un po´ di
meno con queste patologie scolastiche. Ma è solo
questione di tempo. Se va avanti così tra pochi
anni raggiungeremo la Francia e gli Stati Uniti».
Basta cambiare i programmi scolastici, renderli più
attraenti e agili, meno nozionistici? «Non basta,
anche se l´innovazione della didattica è un
importante tassello di un titanico disegno di
cambiamento - afferma Giuseppe Bertagna, docente
di Pedagogia, a capo della commissione sulla
riforma scolastica del ministro Moratti - occorre
partire dagli insegnanti che vanno preparati in
modo tale da far capire loro che non basta
trasmettere nozioni e concetti, ma servono
partecipazione, cuore, corporeità e sentimenti.
Al secondo punto metto il recupero dell´abilità
manuale degli studenti. La vera scommessa è
quella di metterci tutti a ragionare perché il 44
per cento dei quindicenni non sopporta la scuola.
É ora di cambiare e anche la sinistra dovrebbe
dare una mano». In attesa di questa titanica
rivoluzione gli studenti continuano ad annoiarsi.
Vanno avanti distratti, saltano le lezioni, e a
volte danno sfogo alla loro violenza. Ma chi non
si è mai annoiato tra i banchi? Solo i secchioni
affermano il contrario, ma mentono. «Quando
andavo a scuola mi annoiavo spesso e mi prendeva
una gran voglia di dormire - racconta Carlo
Lucarelli, 42 anni scrittore e giallista - mi
appassionavo quando c´era italiano. Andavo in
coma quando c´era matematica. E se penso ad un
giovane che viene da una periferia degradata, che
finisce in una scuola che cade a pezzi, dove gli
insegnano nozioni astruse, allora è ovvio che si
annoi. E tenerlo chiuso tra quattro mura così è
come averlo messo in carcere». Per il sociologo
Domenico De Masi «la noia è tutta colpa dell´incapacità
pedagogica dei docenti che dovrebbero aggiornare
di continuo le metodologie didattiche. I miei
studenti non si sono mai annoiati».
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