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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

 

Scuola, a lezione vince la noia i programmi finiscono sotto accusa

La Repubblica - 15 gennaio 2003


Francia il dibattito è già aperto. In Italia il problema c´è: il 44 per cento dei quindicenni trova poco interessanti le ore trascorse in aula
"I rimedi? Insegnanti con più cuore e più attività manuali"

E c´è anche chi collega il disinteresse in classe all'aumento degli episodi di violenza
La cultura scolastica deve essere divertente? Sociologi e pedagogisti si dividono

MARIO REGGIO


ROMA - Scuola uguale noia. Noia uguale indifferenza prima, violenza poi. Studenti aggressivi, intolleranti, svogliati. Insegnanti impauriti, stanchi di leggere sui volti dei giovani che gli stanno davanti il disinteresse e la sopportazione. Ma di chi è la colpa? Dei programmi scolastici? Dei docenti? Degli studenti? Delle famiglie? Della società? Per rispondere a questo intricato rebus, in Francia il Consiglio Superiore dell´Educazione ha creato una commissione di esperti. Ne parla il quotidiano Le Monde che ieri ha dedicato al problema della noia a scuola e della violenza che ne segue un´intera pagina. Anche al di là delle Alpi gli esperti sono divisi: è la società civile che crea violenza e la scuola non può educare più di tanto gli studenti che vivono quelle situazioni, afferma un gruppo di sociologi e pedagogisti. È la scuola che deve correggere i comportamenti asociali dei giovani, ribattono altri esperti. «La cultura scolastica non è fatta per essere divertente», sentenzia il ministro francese dell´Educazione. E qui da noi, le cose come vanno? «I Paesi che hanno prodotto un grande sviluppo della scuola nel '900 hanno subito una riduzione progressiva della sollecitazione dell´intelligenza negli anni dell´adolescenza - spiega Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale all´università Roma Tre - noi, per il momento, siamo alle prese un po´ di meno con queste patologie scolastiche. Ma è solo questione di tempo. Se va avanti così tra pochi anni raggiungeremo la Francia e gli Stati Uniti». Basta cambiare i programmi scolastici, renderli più attraenti e agili, meno nozionistici? «Non basta, anche se l´innovazione della didattica è un importante tassello di un titanico disegno di cambiamento - afferma Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia, a capo della commissione sulla riforma scolastica del ministro Moratti - occorre partire dagli insegnanti che vanno preparati in modo tale da far capire loro che non basta trasmettere nozioni e concetti, ma servono partecipazione, cuore, corporeità e sentimenti. Al secondo punto metto il recupero dell´abilità manuale degli studenti. La vera scommessa è quella di metterci tutti a ragionare perché il 44 per cento dei quindicenni non sopporta la scuola. É ora di cambiare e anche la sinistra dovrebbe dare una mano». In attesa di questa titanica rivoluzione gli studenti continuano ad annoiarsi. Vanno avanti distratti, saltano le lezioni, e a volte danno sfogo alla loro violenza. Ma chi non si è mai annoiato tra i banchi? Solo i secchioni affermano il contrario, ma mentono. «Quando andavo a scuola mi annoiavo spesso e mi prendeva una gran voglia di dormire - racconta Carlo Lucarelli, 42 anni scrittore e giallista - mi appassionavo quando c´era italiano. Andavo in coma quando c´era matematica. E se penso ad un giovane che viene da una periferia degradata, che finisce in una scuola che cade a pezzi, dove gli insegnano nozioni astruse, allora è ovvio che si annoi. E tenerlo chiuso tra quattro mura così è come averlo messo in carcere». Per il sociologo Domenico De Masi «la noia è tutta colpa dell´incapacità pedagogica dei docenti che dovrebbero aggiornare di continuo le metodologie didattiche. I miei studenti non si sono mai annoiati».

 

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