Amare
l´America e marciare per la pace
La
Repubblica - 14 febbraio
2003
di Umberto Eco
IL
MALE fa male. Non dico cosa nuova se ricordo che
la finalità principale di ogni azione e movimento
terroristico è destabilizzare il campo di coloro
che colpisce. Destabilizzare vuole dire mettere
gli altri in fibrillazione, renderli incapaci di
reagire con calma, farli sospettosi gli uni degli
altri. Né il terrorismo di destra né quello di
sinistra sono riusciti, in fin dei conti, a
destabilizzare per esempio il nostro paese. Per
questo sono stati sconfitti, almeno alla loro
prima e più temibile offensiva. Ma si trattava in
fondo di fenomeni provinciali. Il terrorismo di
Bin Laden (e in ogni caso della vasta fascia
fondamentalista che egli rappresenta) è
evidentemente assai più abile, diffuso,
efficiente. È riuscito a destabilizzare il mondo
occidentale, dopo l´11 settembre, evocando
antichi fantasmi di lotta tra civiltà, guerre di
religione, scontro di continenti. Ma ora sta
ottenendo un risultato assai più soddisfacente:
dopo avere approfondito la frattura tra mondo
occidentale e terzo mondo sta ora incoraggiando
profonde fratture all´interno dello stesso mondo
occidentale. È inutile che ci facciamo illusioni:
si stanno profilando conflitti (non bellici, ma
certo morali e psicologici) tra America ed Europa,
e una serie di fratture all´interno dell´Europa
stessa. Un certo latente antiamericanismo francese
si fa sentire a voce più alta e (lo avremmo mai
immaginato?) in America torna di moda l´appellativo
di mangiatori di rane con cui un tempo si
indicavano i francesi.
Per tenere i nervi a freno occorrerà anzitutto
ricordare che queste fratture non oppongono gli
americani ai tedeschi o gli inglesi ai francesi.
Assistendo alle proteste contro la guerra che
stanno sorgendo su entrambe le sponde dell´Atlantico,
cerchiamo di ricordare che non è vero che
"tutti gli americani vogliono la guerra"
e nemmeno che "tutti gli italiani vogliono la
pace". La logica formale ci insegna che basta
che un solo abitante del globo odi sua madre perché
non si possa dire "tutti gli uomini amano la
loro mamma". Si può solo dire "alcuni
uomini amano la loro mamma" e
"alcuni" non vuole dire necessariamente
"pochi", può volere dire anche il
novantanove per cento.
Se si dovesse fare la guerra a tutti i dittatori
il prezzo da pagare in termini di sangue sarebbe
altissimo Ma per fortuna la politica, quando
ispirata da ideali, sa essere realista. Trovare
prematuro l´intervento in Iraq non significa
negare solidarietà agli Usa. Vuol dire invece che
si teme un potenziamento del terrorismo con il
reclutamento di nuovi adepti.
Ma anche il novantanove per cento non si traduce
come "tutti" bensì come
"alcuni", che appunto vuole dire non
tutti. Pochi sono il casi in cui si può usare il
cosiddetto quantificatore universale
"tutti": di sicuro solo per l´affermazione
"tutti gli uomini sono mortali", perché
sino ad oggi, anche i due di cui si pensa siano
resuscitati, Gesù e Lazzaro, a un certo punto
hanno cessato di vivere, e dall'imbuto della morte
sono passati.
Quindi le fratture non sono tra i tutti di una
parte e i tutti di un´altra: sono sempre tra
alcuni delle due (o tre, o quattro) parti. Sembra
una pignoleria, ma senza premesse del genere si
cade nel razzismo.
Nel vivo, sanguinoso anche se non ancora
sanguinante, di queste fratture, si odono ogni
giorno affermazioni che diventano fatalmente
razziste, del tipo "tutti coloro che
paventano la guerra sono alleati di Saddam",
ma anche "tutti coloro che ritengono talora
indispensabile l´uso della forza sono
nazisti". Vogliamo cercare di ragionare?
Qualche settimana fa un recensore inglese,
parlava, tra l´altro in tono tutto sommato
favorevole, del mio libretto "Cinque scritti
morali" da poco tradotto nel suo paese. Ma
arrivato alla pagina in cui scrivo che la guerra
dovrebbe diventare tabù universale, commentava
sarcasticamente: "Vada a dirlo ai
sopravvissuti di Auschwitz". Sottintendeva
cioè che se tutti avessero avuto in orrore la
guerra non ci sarebbe stata neppure la sconfitta
di Hitler e la salvezza (purtroppo solo di
"alcuni") degli ebrei rinchiusi nei
campi di sterminio. Ora questo mi pare un
ragionamento come minimo ingiusto. Io posso
sostenere (e di fatto sostengo) che l´omicidio è
un crimine inammissibile e non vorrei mai uccidere
qualcuno in vita mia ma, se un tizio armato di
coltello mi entrasse in casa e volesse uccidere me
o uno dei miei cari, farei il possibile per
fermarlo con una sediata sulla testa, e se quello
ci rimanesse secco non proverei il minimo rimorso.
Del pari la guerra è un crimine e il colpevole
che ha scatenato la seconda guerra mondiale si
chiamava Hitler: se poi, una volta che l´ha
scatenata, gli alleati si sono mossi e hanno
opposto violenza a violenza, hanno naturalmente
fatto bene perché si trattava di salvare il mondo
dalla barbarie. Ciò non toglie che la seconda
guerra mondiale sia stata una cosa atroce, che è
costata cinquantacinque milioni di vittime, e che
sarebbe stato meglio se Hitler non l´avesse
scatenata.
Una forma meno paradossale di obiezione è questa:
"dunque tu ammetti che è stato un bene che
gli Stati Uniti siano intervenuti militarmente per
salvare l´Europa e impedire che il nazismo
erigesse campi di sterminio anche a Liverpool o a
Marsiglia?" Certamente, rispondo, hanno fatto
bene, e rimane per me ricordo indimenticabile l´emozione
con cui da tredicenne sono andato incontro al
primo reggimento di liberatori americani (tra l´altro,
un reggimento di neri) che arrivava nella
cittadina in cui ero sfollato. Mio amico è subito
diventato il caporale Joseph, che mi ha dato i
primi cheewing gum e i primi fumetti con Dick
Tracy. Ma a questa obiezione, dopo la mia
risposta, ne segue un´altra: "Dunque hanno
fatto bene gli americani a stroncare sul nascere
la dittatura nazifascista!"
La verità è che non solo gli americani ma anche
gli inglesi e i francesi non hanno affatto
stroncato le due dittature sul nascere. Il
fascismo hanno cercato di contenerlo, di
ammansirlo e persino di accettarlo come mediatore
sino agli inizi del 1940 (con qualche atto
dimostrativo come le sanzioni, ma poco di più), e
il nazismo lo hanno lasciato espandersi per alcuni
anni. Gli Stati Uniti sono intervenuti dopo essere
stati attaccati dai Giapponesi a Pearl Harbor e
tra l´altro rischiamo di dimenticarci che sono
state Germania e Italia, dopo il Giappone, a
dichiarare guerra agli Stati Uniti e non viceversa
(lo so che ai più giovani questa può parere una
storia grottesca, ma è andata proprio così). Gli
Stati Uniti hanno atteso a entrare in un conflitto
terribile, malgrado la tensione morale che li
spingeva a farlo, per ragioni di prudenza, perché
non si sentivano abbastanza preparati, e persino
perché anche da loro c´erano dei simpatizzanti
(famosi) per il nazismo, e Roosevelt ha dovuto
lavorare di fino per trascinare il suo popolo in
quella vicenda. Hanno fatto male Francia e
Inghilterra ad aspettare, sperando ancora di
arrestare l´espansionismo tedesco, che Hitler
invadesse la Cecoslovacchia? Forse, e molto si è
ironizzato sulle disperate manovre di Chamberlain
per salvare la pace. Questo ci dice che talora si
può peccare per prudenza, ma che si tenta tutto
il possibile pur di salvare la pace, e almeno alla
fine è stato chiaro che era Hitler colui che ha
iniziato la guerra e ne portava dunque tutte le
responsabilità.
Trovo quindi ingiusta la prima pagina di quel
quotidiano americano che ha pubblicato la foto del
cimitero dei bravi yankees morti per salvare la
Francia (ed è vero) avvertendo che ora la Francia
si stava dimenticando di quel debito. La Francia,
la Germania e tutti coloro che trovano prematura
una guerra preventiva fatta ora e solo in Iraq non
stanno negando solidarietà agli Stati Uniti nel
momento in cui sono, per così dire, circondati
dal terrorismo internazionale. Stanno soltanto
sostenendo, come molte persone di buon senso
pensano, che un attacco all´Iraq non
sconfiggerebbe il terrorismo ma probabilmente (e
secondo me certamente) lo potenzierebbe,
porterebbe nelle file terroriste molti che ora si
trovano in condizioni di perplessità e prudenza.
Pensano che il terrorismo raccoglie adepti che
vivono negli Stati Uniti e nei paesi Europei, e i
loro soldi non sono depositati nella banche di
Bagdad, ma possono riceve armi, chimiche e no,
anche da altri paesi.
Cerchiamo di immaginare che, prima dello sbarco in
Normandia, De Gaulle si fosse incaponito, visto
che aveva le sue truppe nei territori d´oltremare,
a esigere uno sbarco sulla Costa Azzurra. Gli
americani e gli inglesi si sarebbero probabilmente
opposti adducendo numerose ragioni, che nel
Tirreno c´erano ancora a est truppe tedesche col
controllo delle coste italiane almeno nel golfo di
Genova, o che sbarcando al nord si aveva alle
spalle l´Inghilterra ed era più sicuro far
transitare truppe da sbarco sulla Manica che farle
navigare per tutto il Mediterraneo. Avremmo detto
che gli Stati Uniti pugnalavano la Francia alle
spalle? No, avrebbero espresso un dissenso
strategico e infatti ritengo che fosse più saggio
sbarcare in Normandia. Avrebbero usato tutto il
loro peso per indurre De Gaulle a non compiere un´operazione
sterile e pericolosa. Tutto qui. Un´altra
obiezione che circola è poi questa, e mi è stata
posta recentemente da un signore molto importante
e benemerito per gli sforzi compiuti da anni in
missioni pacifiche: "Ma Saddam è un feroce
dittatore e il suo popolo soffre sotto il suo
sanguinoso dominio. Non pensiamo ai poveri
iracheni?" Ci pensiamo sì, ma stiamo
pensando ai poveri coreani del Nord, a chi vive
sotto il tallone di tanti dittatori africani o
asiatici, a chi si è visto dominato da
dittatorelli di destra sopportati e nutriti per
impedire rivoluzioni di sinistra nell´America del
Sud? Si è mai pensato di liberare con una guerra
preventiva i poveri cittadini russi, ucraini,
estoni o uzbechi che Stalin mandava nei Gulag? No,
perché se si dovesse far guerra a tutti i
dittatori il prezzo, in termini di sangue e di
rischio atomico, sarebbe enorme. E dunque, come
sempre si fa in politica, che è realista anche
quando ispirata a valori ideali, si è
traccheggiato, cercando di ottenere il massimo con
mezzi non cruenti. Scelta vincente, tra l´altro,
visto che le democrazie occidentali alla fine sono
riuscite a eliminare la dittatura sovietica senza
lanciare atomiche. Ci è voluto un poco di tempo,
qualcuno nel frattempo ci ha rimesso le penne, e
ci dispiace, ma abbiamo risparmiato qualche
centinaio di milioni di morti.
Sono poche osservazioni ma sufficienti, spero, a
suggerire che la situazione in cui ci troviamo non
consente, e proprio a causa della sua gravità,
tagli netti, divisioni di campo, condanne del tipo
"se la pensi così sei nostro nemico".
Anche questo sarebbe fondamentalismo. Si possono
amare gli Stati Uniti, come tradizione, come
popolo, come cultura, e col rispetto dovuto a chi
si è guadagnato sul campo i galloni di paese
potente del mondo, si può essere stati colpiti
nell´intimo dalla ferita che hanno subito più di
un anno fa, senza per questo esimersi dall´avvertirli
che il loro governo sta compiendo una scelta
sbagliata e deve sentire non il nostro tradimento,
ma il nostro franco dissenso. Altrimenti quello
che sarebbe conculcato sarebbe il diritto al
dissenso. E questo sarebbe proprio il contrario di
quello che hanno insegnato a noi giovani di
allora, dopo anni di dittatura, i liberatori del
1945.
UMBERTO
ECO
|