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La
legge Frattini bussa due volte
La Repubblica - 14 ottobre 2002
Il
postino bussa sempre due volte e così la legge Frattini
sulla rimozione dei dirigenti pubblici. Il primo e più
grave colpo è stato inferto ai direttori generali, in
scadenza il 7 ottobre, e il nostro giornale ne ha
ampiamente parlato (Repubblica del 5 u.s. e seguenti).
Il secondo è sospeso come una mannaia sulla testa dei
4500 dirigenti di seconda fascia che, entro il 6
novembre, conosceranno la loro sorte, in gran parte
nelle mani dei nuovi direttori generali, subentrati agli
epurati. Mentre, però, per i 420 direttori generali, la
decadenza è stata automatica, nel senso che tutti -
graditi e sgraditi - hanno visto il loro contratto
annullato e, nei casi più fortunati, rinnovato nello
stesso ruolo, per i dirigenti di seconda fascia la
rimozione scatta solo per chi avrà esplicitamente
ricevuto l´invito ad andarsene. Una disposizione
transitoria dà, a questo scopo, al ministro libera
facoltà "ruotare" in un´altra posizione il
dirigente sgradito.
È evidente che si è messo in moto un meccanismo di
asservimento politico dell´Amministrazione pubblica che
non ha precedenti, non solo nella storia del nostro
paese e nella prassi degli altri stati europei, ma
neppure nello spoils system americano dove investe solo
i vertici dell´Amministrazione, collegati per funzione
alla gestione della politica governativa (modello sulla
cui falsariga il centro sinistra aveva introdotto, con
la legge Bassanini, la possibilità per il governo di
avvicendare una quarantina di altissimi burocrati). Ma
ora questo spiraglio è stato talmente allargato che c´è
solo da domandarsi se dopo aver filtrato al vaglio della
fedeltà politica, ma non della competenza, i 5000 delle
prime due fasce, si passerà ai gradini successivi, per
arrivare fino agli uscieri. Forse, però, si reputerà
bastevole aver "marchiato" i capi di ogni
ordine e grado col bollo di garanzia di Forza Italia, An
e Lega, per indurre tutto l´universo sottostante ad
allinearsi ai desideri della maggioranza di governo.
Comunque, tornando alle sorti specifiche dei dirigenti
della seconda fascia tacitamente confermati sulla base
del silenzio-assenso, si deve aggiungere che neppure
loro potranno ritenersi al sicuro. Tutti dovranno,
infatti, accettare un nuovo contratto, peggiore in
termini di garanzia e di durata di quello che avevano
firmato in base alla legge di riforma del
centrosinistra. Questo prevedeva, infatti, una durata
minima di 2 anni e massima di 7, mentre ora la durata
minima è abolita e potranno venire imposti contratti di
pochi mesi, eventualmente rinnovabili, così da ridurre
in condizione precaria e timorosa il dirigente. Inoltre
la durata del contratto non è più stabilita in base a
una contrattazione tra le parti ma con un atto
amministrativo unilaterale che, in quanto tale, può
essere modificato in qualsiasi momento dal ministro.
Anche l´oggetto dell´incarico è fissato dal ministro
e soggiace a identica alea. Infine salta tutta la
procedura garantistica che era stata introdotta, sia nei
contratti individuali che nella parte coperta dal
contratto collettivo, per misurare i risultati e
stabilire l´eventuale rinnovo. Quella che conterà d´ora
in avanti sarà soprattutto la valutazione politica del
vertice ministeriale. Per di più, sperando di sfuggire
ad ogni contenzioso, nei nuovi contratti verranno
definite solo le competenze economiche accessorie,
affidando tutto il resto alla normativa amministrativa
di spettanza governativa. Viene così minata alla base l´idea
ispiratrice della riforma Bassanini, tendente a
dislocare il rapporto di lavoro pubblico nell´ambito
del diritto privato e non più di quello amministrativo,
per realizzare per questa via una modernizzazione di
stampo anglo sassone. «Forse - come riconosce oggi lo
stesso Franco Bassanini - il tentativo dell´Ulivo di
modernizzare l´Amministrazione, ancorandola a criteri
di efficienza, professionalità e competenza, era troppo
in anticipo sui tempi». Si potrebbe aggiungere, che
invece di introdurre contratti a tempo determinato,
sarebbe bastato probabilmente trovare una formula per
facilitare il licenziamento, nel quadro di contratti a
tempo indeterminato (come esistono anche per molti
dirigenti dell´industria privata), per non schiudere
quel varco attraverso cui, travolgendo ogni paletto, sta
passando la carica travolgente della Destra al potere.
Ma, stando almeno alle scarse reazioni del centro
sinistra, vien da pensare che i suoi capi si emozionino
solo delle epurazioni mass-mediatiche e che l´oscuramento
tv di Santoro
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