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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 


 E il maestro c´era una volta fa sognare e litigare i prof

 IL FILM
"Essere e avere" , un successo francese che apre il dibattito tra gli insegnanti italiani

La Repubblica - 12 febbraio  2003


MARINA CAVALLIERI


ROMA - C´è chi lo ha visto e tornerà a vederlo, chi decide di organizzare proiezioni per gli insegnanti, chi ci vuole portare gli alunni. C´è chi dice di essere entusiasta e chi grato. «Essere e avere», il film che è stato un caso in Francia, visto da due milioni di spettatori, è arrivato in Italia e fa discutere. Racconta di un maestro autorevole e gentile, accogliente ma fermo, di un´aula dove passeggia una tartaruga, di una scuola immersa nel silenzio e nel fluire delle stagioni e di bambini quieti che hanno sguardi impauriti, furbi, curiosi. Ma soprattutto racconta la scuola nella sua età dell´innocenza, come forse è stata, come dovrebbe essere e qualche volta ancora è.
Il film di Nicolas Philibert parla di un maestro e della sua classe e per questo colpisce al cuore gli insegnanti, rilanciando il valore di una relazione pedagogica e affettiva che sembrava dimenticata. «C´è un messaggio forte in questo film: l´importanza del maestro, una guida che fornisce gli strumenti per stare al mondo», dice Giovanna Zunino, maestra dell´infanzia che ha organizzato proiezioni per gli insegnanti a Torino, e ha ricevuto «tante e-mail di ringraziamento». «Il maestro del film non è importante per quello che insegna ma per la relazione educativa che costruisce, per i valori che dà: solidarietà, stima di sé. Penso che negli ultimi tempi ci si è troppo concentrati sugli aspetti disciplinari e cognitivi».
Nella scuola del bullismo, degli alunni indisciplinati, dei professori demotivati, circola un desiderio diffuso di rivincita a cui il film sembra dare un´inattesa risposta. «Il motivo del successo del film è nel sogno di una scuola che non c´è, c´è un forte elemento di nostalgia», dice Franco Lorenzoni, maestro, coordinatore di un laboratorio educativo. «C´è sullo sfondo il rapporto con la natura, l´idea che l´apprendimento sia un ciclo naturale, io credo che sia così, ma oggi l´apprendimento avviene in modi innaturali». La questione pedagogica che però fa discutere è anche racchiusa in un´aula che riunisce bambini di diverse età. «Perché dividere i bambini per età? Chi lo ha detto che è sempre necessario? Siamo in un´era di figli unici, i bambini hanno rapporti solo con adulti, riunirli insieme non è un residuo del passato ma può proporci qualcosa di nuovo in grado di rompere schemi angusti».
In un momento in cui la scuola è fragile il film parla di cose che stanno a cuore a tutti: il benessere dei bambini, l´importanza del maestro, e, perché no, della figura maschile. «Vorrei che nella nostra scuola ci fossero più figure maschili», dice il maestro Marcello D´Orta, autore del fortunato "Io speriamo che me la cavo". «I padri lavorano, sono assenti, è importante che i bambini trovino in classe figure maschili positive. Ma finchè i maestri rimangono sottopagati, insegnare non sarà mai una professione appetibile».
La questione è ancora un´altra. La spiega così Amilcare Acerbi, consulente pedagogico: «Il dilemma vero oggi è tra scuola pubblica o privata oppure sta nell´incapacità o nella capacità di costruire un nuovo tipo di relazione con i nuovi bambini?».


 

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