CROCIFISSI
A SCUOLA!
Nuga
n. 63 del 25 settembre 2002
di
Paolo Quintavalla
La
grande polemica di fine estate, ricorrente come
una marea, si è già sgonfiata. Del morattiano
preannunciato ritorno del crocifisso sulle pareti
delle aule scolastiche... dopo dieci giorni non se
ne fa più nulla.
Meglio
così. Perché il simbolo universale dell'unità e
della condivisione della condizione umana,
brandito in modo maldestro, rischiava di
trasformarsi incongruamente in simbolo di sterile
divisione e di scontro ideologico. E sappiamo bene
che le ideologie, nei poveri di mente, si
trasformano facilmente in pigrizie o in gabbie del
pensiero...
In
proposito ci riconosciamo nelle parole del
presidente della Commissione Europea Romano Prodi:
"Il crocifisso è meglio averlo nel cuore,
è difficile imporlo sui muri per decreto (...) La
religione è un impegno di vita, non un'etichetta"
Tanto
rumore per nulla, quindi? Non proprio. Dalla
vicenda dovremmo aver imparato che prima
dell'espressione formale di una qualsiasi fede
religiosa ciò che veramente conta è vivere con
amore e conoscere secondo verità. Dovremmo aver
imparato che prima dell'ortodossia (che divide)
viene l'ortoprassi (che unisce).
Sarebbe
meglio, tuttavia, uscire dai falsi problemi e
dalle cortine fumogene per affrontare i tanti e
gravi problemi della scuola, i suoi mali antichi
irrisolti e quelli più recenti, anch'essi da
risolvere. Perché, se continua così, il rischio
è che di "crocifissi", sia pure sul
piano metaforico, nelle aule scolastiche ne
circoli una gran quantità. Non parliamo, poi,
negli uffici di presidenza...
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