SERENITA’ PROFESSIONALE

 

Nuga n. 26 del 12 giugno 2001

 

di Paolo Quintavalla

 

 

In un comunicato comparso ieri sulla pagina web dell’ANDIS si esprime preoccupazione per la vicenda contrattuale che “sta comunque fortemente condizionando la serenità professionale di tutti i colleghi che a quasi un anno dall'accesso nel nuovo ruolo dirigenziale, non hanno ancora il loro primo contratto nazionale”.

Siamo anche noi sinceramente preoccupati per i ritardi, le omissioni, i tradimenti, i voltafaccia e le connivenze che hanno costellato negativamente questa ormai triste vicenda.

Ma non siamo così preoccupati al punto da svendere le ragioni fondamentali della nostra categoria (riconoscimento sociale del nostro ruolo e allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche) come insistono ancora pervicacemente a perseguire certe sigle sindacali, con robuste coperture associative a livello locale.

Per quanto ci riguarda siamo sereni perché abbiamo la consapevolezza di difendere con tutti i mezzi e con tutte le forze la dignità professionale della nostra categoria.

E saremmo ancora più sereni e meno preoccupati se non fossimo costretti a difendere i nostri interessi proprio nei confronti di un sindacato che dovrebbe, invece, sostenerli e rappresentarli e che chiede, ancora una volta, alla data del 7 giugno 2001 la “firma immediata” di un contratto poco dignitoso e al ribasso sul piano economico.

E saremmo sicuramente ancora più sereni e meno preoccupati se non dovessimo assistere alle guerre fratricide tra rappresentanze dei dirigenti, bene esemplificate proprio da una lettera dell’ANDIS dell’aprile scorso alla quale non poteva non rispondere duramente l’ANP. Saremmo certamente meno preoccupati se certi cacciatori decidessero, una buona volta, di cacciare insieme la preda (tradotto: un buon contratto) invece di sparare agli altri cacciatori!

La serenità professionale non è un dono che cala dall’alto, ma nasce da un progetto comune, da un sentire comune che si costruiscono con fatica e a patto di dirigere lo sguardo non verso il basso ma verso gli obiettivi più alti.