Nota redazionale:
L’ANP Nazionale risponde alla lettera ANDIS sul contratto del 18.4.2001 (p.q.)
DURISSIMO DOCUMENTO DEL PRESIDENTE ANP
REMBADO
NEI CONFRONTI DELLE POSIZIONI
DELL’ANDIS
e p.c. Ad
Armando Rossini
Ai
Quadri Andis
Loro
indirizzi e-mail
Leggiamo una nota
sul contratto, emanata dall’ANDIS nazionale e firmata Gregorio, dalla quale
trasuda un misto di preconcetto livore e di volontà di condurre una campagna
con le armi della disinformazione contro quei sindacati “irresponsabili” che
starebbero scippando la categoria del sospirato contratto e che si
infilerebbero “in un vicolo cieco”, dopo aver “addormentato il contratto,
ergendosi ora a fieri guerrieri senza avere la controparte”.
Se è all’ANP
che l’estensore della nota vuol riferirsi, appare evidente che la sua rabbia è
direttamente correlata alla sua scarsa conoscenza dei fatti, oltre che alla
pregiudiziale faziosità, che gli impedisce di vedere la realtà e di esprimere
sulla stessa una valutazione pacata e fondata.
Tutto ciò
smaschera la presunta “trasversalità” dell’ANDIS rispetto alle diverse sigle
sindacali e ne mette a nudo la subalternità esclusiva rispetto ad una sola, la
CGIL, che – unica – si è finora esposta senza riserve in favore della firma
incondizionata del contratto.
Mentre ci è
ben nota la posizione – tutta politica ed extracontrattuale in questa vicenda
negoziale – della CGIL, la quale peraltro aveva mantenuto, fino alla fase più
recente della contrattazione, il senso della misura nella dialettica delle
posizioni, non riteniamo sia in alcun modo giustificabile la posizione
viscerale espressa da un soggetto non sindacale, che assume in tal modo il
ruolo di apripista di una organizzazione sindacale rappresentativa,
diventandone l’amplificatore tanto più zelante quanto più sprovveduto. Prova ne
sia la successiva presa di posizione del suo mandante, la CGIL appunto, che
ipotizza un eventuale sciopero contro l’organizzazione maggioritaria della
categoria, rea di difenderne i reali interessi, anziché contro il Governo.
Quanto al
merito: i circa seicento colleghi che si sono espressi in favore della firma
immediata in un sondaggio telematico sono ben lungi dal rappresentare la
“stragrande maggioranza” della categoria. Per parte sua, all’Anp risulta una
ben diversa realtà: decine e decine di assemblee provinciali già svolte, o in
corso di svolgimento, che hanno approvato all’unanimità la linea assunta
dall’Associazione, su mandato,
anch’esso unanime, del suo Consiglio Nazionale, composto dai cento presidenti provinciali.
Sul fatto che si sia voluto perseguire il disegno di
“addormentare il contratto”, si potrebbe facilmente sostenere che l’Anp è stata
l’unica organizzazione a proporre azioni rivendicative sostenute da iniziative
di lotta in epoca di gran lunga antecedente alla fine della legislatura e del
mandato di questo Governo. Basti ricordare la giornata di sciopero del 15 marzo
2000 (quando altre OO.SS. si interrogavano ancora sull’individuazione dell’area
della dirigenza della scuola) e la manifestazione nazionale svoltasi a Roma il
15 dicembre scorso, insieme ai dirigenti dell’area 1, della carriera
prefettizia e di quella diplomatica, esperendo in quel caso un ennesimo ed
estremo tentativo di sblocco della direttiva che il Governo ancora non
indirizzava all’ARAN. Anche in quella occasione, le altre organizzazioni
sindacali – e l’ANDIS con loro – fecero mostra di totale disattenzione,
impegnate com’erano ad acquisire risorse per una retribuzione “di livello
europeo” per i docenti e dimentiche della necessità di rinvenire finanziamenti
adeguati per il primo contratto dei dirigenti.
Quanto alla
“disinformazione”, infine, è fin troppo facile respingere al mittente
l’ignobile accusa riportando qui di seguito una dettagliata relazione sullo
stato della trattativa, già molte volte diffusa nelle nostre assemblee e
redatta da chi, come noi, quella trattativa ha seguito da protagonista, anziché
da “invitato” ad un tavolo cui non ha titolo per sedere autonomamente.
L’Anp tiene
fermo il proposito espresso nella propria piattaforma contrattuale di
raggiungere l’allineamento al resto della dirigenza pubblica in questo
contratto, perché questo è il primo contratto per la dirigenza delle scuole,
quello che deve ratificare sul piano economico l’attribuzione giuridica della
qualifica già avvenuta ovviamente per legge.
Se si accetta
un contratto di ingresso ad un livello inferiore rispetto a quello dell’Area I,
si ufficializza che la nostra dirigenza, appena acquisita, è una dirigenza di
livello inferiore, dato che recupera solo il 57% della differenza tra il
precedente trattamento nella qualifica direttiva e il trattamento fondamentale
del resto della dirigenza pubblica.
Firmando un
simile contratto al ribasso, si verrebbe a formalizzare una sorta di “gerarchizzazione
delle dirigenze”, dato che già adesso la dirigenza delle diverse aree gode di
trattamenti molto diversi:
Se non raggiungiamo l’allineamento in
questo contratto, rischiamo di non raggiungerlo mai più e di trasformare la
cosiddetta “specificità” in “inferiorità” così come è sempre avvenuto fino ad
oggi grazie alle posizioni storiche dei sindacati scuola, mentre il nostro
profilo professionale, così come definito per legge, prevede competenze e
responsabilità proprie dei livelli di vertice delle altre dirigenze pubbliche
(emissione di atti definitivi, titolarità delle relazioni sindacali, stipula di
contratti e convenzioni con enti esterni, responsabilità connesse al D.Lgs
626/94, ecc.).
L’Anp vuole
raggiungere l’obiettivo dell’allineamento in questo contratto riaprendo il
confronto politico con il Governo, questo o il nuovo, comunque il primo che sia
disponibile a determinare le condizioni per un vero contratto dirigenziale. Non
c’è in questa posizione alcun calcolo o presa di posizione di schieramento,
perché un sindacato tratta con l’interlocutore governativo in carica, purché
naturalmente tale interlocutore esista e sia istituzionalmente legittimato a
prendere impegni contrattualmente rilevanti.
Naturalmente,
nel caso si trovi un accordo politico, sarà necessario emanare da parte del
Governo un terzo Atto di indirizzo, che indichi all’Aran i nuovi termini del
confronto e renda possibile la stipula del contratto alle condizioni
rivendicate dall’Anp nell’interesse dell’intera categoria.
Nel frattempo, l’Anp rimarrà presente
al tavolo di trattativa all’Aran, a cominciare dalla seduta fissata per l’11
Aprile. Noi vogliamo svolgere fino in fondo il nostro ruolo di rappresentanza,
che quasi la metà della categoria ci ha affidato e che non intendiamo delegare
alle organizzazioni minoritarie.
I PRO E I
CONTRO PER UNA FIRMA SUBITO
Naturalmente, l’Anp ha anche preso in
attenta considerazione le ragioni che vengono addotte da chi è favorevole a
firmare subito ed è arrivata alla conclusione che procrastinare
di qualche tempo la stipula del contratto non porti alcun danno alla categoria
e permetta, anzi, di creare le condizioni per raggiungere gli obiettivi a cui
tutti i dirigenti delle scuole aspirano.
Analizziamo
queste obiezioni:
Si dice che le risorse già stanziate potrebbero essere in qualche modo “scippate” dopo le elezioni, come già avvenuto nel 1992 |
Questo
pericolo non sussiste, perché noi oggi abbiamo risorse già stanziate in
Finanziaria e nel secondo Atto di indirizzo, messe a disposizioni delle parti
sociali e dell’Aran, mentre nel 1992 si trattava di risorse promesse dal
Governo in fase preelettorale, ma senza nessun provvedimento specifico.
Possiamo firmare oggi o fra sei mesi: nessuno ci può togliere le risorse già
stanziate per il 2001, sulle quali si percepiranno degli arretrati per il
2001 e per il 2000, in qualsiasi momento venisse stipulato il contratto |
Si dice
che i pensionandi al prossimo 1° settembre corrano il rischio, in assenza di
firma del contratto, di perdere gli aumenti retributivi |
Bisogna
ricordare che i pensionandi al 1° settembre avranno rideterminata la loro
pensione e liquidazione, nel caso il contratto venga stipulato dopo tale data
e che, soprattutto, eventuali ulteriori aumenti saranno goduti anche da loro,
per cui la sottoscrizione di un contratto di pieno allineamento è anche nel
loro interesse |
Si dice che i dirigenti delle scuole non possono rimanere senza le tutele che solo la parte normativa del contratto può dare |
Se si prende
in esame la parte normativa da tutti condivisa, (vedi scheda) si capisce che
il contratto non può offrire tutele rispetto a competenze e responsabilità
stabilite per legge, né può risolvere problemi derivanti da mancate
definizioni legislative (si pensi al rapporto con gli OO.CC.) o da
incredibili norme contenute nei contratti di comparto (si pensi al limite di
due collaboratori pagabili con il fondo di istituto). La mancata definizione
della parte normativa può invece diventare un punto di forza nel caso si
rendesse necessario esercitare forme di pressione molto forti nei confronti
della controparte |
Si dice che anche firmando adesso un contratto al ribasso si potranno conseguire egualmente gli altri aumenti con il prossimo contratto, a seguito dell’impegno dell’attuale Governo |
Cosa
succederà con il prossimo contratto e che tempi avrà, adesso nessuno è in
grado di dirlo; avendo appena concluso i contratti delle altre aree della
dirigenza, non ci sarà nessun interesse da parte di alcuno a riaprire subito
la tornata contrattuale (a partire dai necessari accordi quadro), dato che solo
i dirigenti delle scuole hanno un obiettivo importante da raggiungere,
cioè quell’allineamento a cui allegramente alcuni sono disponibili ora a
rinunciare in cambio di una vaga promessa per il futuro; l’esperienza ci
insegna che nessun Governo sarà disponibile a stanziare ulteriori risorse
all’indomani della firma del contratto e che da sempre i dirigenti fanno il
loro contratto solo dopo la stipula di quello di comparto e l’ultimo esempio
è il contratto dell’Area I sottoscritto al quarto ed ultimo anno di vigenza
contrattuale; non è realistico quindi pensare ad un allineamento prima del
2005, scadenza del secondo biennio economico del prossimo contratto: alla
faccia dei pensionandi da non penalizzare! |
Naturalmente,
l’Anp è pronta a chiamare la categoria alla mobilitazione, ma solo al momento
opportuno, in presenza di un Governo nella pienezza delle sue funzioni.
Una cosa è certa:
è moralmente inaccettabile che alla categoria dei dirigenti delle scuole non
venga riconosciuto nemmeno il minimo di quanto già percepito da un qualsiasi
dirigente pubblico, in presenza di un impegno di lavoro ben maggiore rispetto
al passato (siamo 3130 in meno…) e di una responsabilità dirigenziale che non è
certo di basso profilo, anzi con l’autonomia ha assunto connotazioni
paragonabili a quelle dei vertici delle altre amministrazioni.
Giorgio Rembado