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Scuola/
I sindacati confermano lo sciopero: fondi insufficienti
Moratti:
«Sì agli stipendi europei,ma anche i professori si
adeguino»
Il
Messaggero – 9 ottobre 2002
di
ANNA MARIA SERSALE
ROMA - Il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti
dice «sì» agli stipendi europei dei professori, ma
vuole che «anche i livelli delle prestazioni
professionali siano adeguati». «Nell'atto di indirizzo
inviato all'Aran - ha sottolineato la Moratti - abbiamo
inserito l’adeguamento degli stipendi e delle
prestazioni professionali».
L’intervento del ministro è arrivato il giorno di
apertura delle trattative: ieri per la prima volta si
sono incontrati Aran e sindacati. Non sono andati oltre
i preliminari, che sono però importanti: il governo ha
messo sul tavolo la propria offerta, i rappresentanti
dei professori le loro piattaforme. Il prossimo round ci
sarà il 23, dopo gli scioperi.
Il contratto è scaduto da un anno e la trattativa si
annuncia calda. La scuola guarda all’Europa e attende
la «rivalutazione degli stipendi». Il governo offre un
aumento medio mensile lordo di 150 euro. I sindacati
contestano l’offerta: «E’ insufficiente, non
risponde alle aspettative e ai bisogni della categoria».
Il nodo sono le risorse economiche. E su questo i
sindacati chiedono certezze: «Ancora non si sa nulla
del piano pluriennale di investimenti». Il ministro
risponde che intanto «ci sono le risorse disponibili
per il contratto».
E’ tanto forte il divario tra i punti di partenza del
governo e dei sindacati che questi hanno confermato gli
scioperi indetti anche contro la politica scolastica del
governo e la legge Finanziaria per il 2003. Duro il
giudizio dello Snals: «I soldi offerti - afferma Fedele
Ricciato, leader del sindacato autonomo - non sono
sufficienti nè ad assicurare l'attuale potere
d'acquisto delle retribuzioni, nè a garantire il loro
progressivo adeguamento ai livelli europei, nè a
raggiungere gli obiettivi programmatici fissati dal
governo nell'atto di indirizzo all'Aran. Così la scuola
di qualità resta un sogno nel cassetto, mentre il
governo taglia gli organici, riduce la spesa per
l'istruzione, pasticcia in materia di riforme e di
reclutamento del personale, ipotizza licenziamenti, nega
il finanziamento del tanto promesso piano pluriennale,
penalizza i precari».
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