Strangolata
l'autonomia della scuola pubblica
Il
Mattino – 30 gennaio 2003
F. Marin Liceo Cornaro M. Angelini Itc Gramsci A.
Girardello Liceo Curiel Padova
In questi giorni tutte le scuole cominciano a fare
i conti con i tagli di risorse finanziarie e umane
conseguenti alle misure introdotte da Governo,
Parlamento e alle scelte della Direzione generale
del Veneto. Se questo potrebbe rientrare nelle
tradizionali lamentazioni, cui l'autorità
risponde con il solito leit motiv che la crisi
finanziaria colpisce tutti e ognuno deve fare dei
sacrifici, c'è questa volta qualcosa di
originale, cioè la pesantezza, dimostrabile con
dati oggettivi, al di là delle suggestioni
ideo-psicologiche.
Qualche esempio: al liceo Cornaro, per il
finanziamento amministrativo e didattico l'importo
comunicato per il 2002, poi in realtà già
decurtato di un quinto, era di 38.794,18 (lettera
del CSA prot. n. 27425/B15/C14 del 14 gennaio
2002), quest'anno è di 16.935,93 18 (lettera del
CSA prot. n. 21721/C14 del 10 gennaio 2003) con un
taglio di circa il 50%, all'Itc Gramsci si passa
da 35.778 (2002) a 27.240 (2003), al liceo Curiel
da 31.000 comunicati e impegnati nel Programma
annuale 2002 a 29.000 effettivamente assegnati e,
infine, a 14.880 comunicati per l'anno 2003.
Questo avviene a metà anno scolastico in cui il
Piano dell'Offerta Formativa è in fase avanzata
di attuazione con i finanziamenti già impegnati,
per cui il taglio più drastico si scaricherà sul
Piano del prossimo anno scolastico (stesso
esercizio finanziario): praticamente dal 30% alla
metà dell'offerta didattica complementare delle
scuole è a rischio, a meno di non coprirla con un
aumento delle tasse scolastiche e/o finanziamenti
aggiuntivi di altra provenienza, che serviranno
comunque a tappare i buchi per il funzionamento
ordinario. Non ci risulta che si sia mai
verificato negli ultimi dieci anni una tale crollo
dei contributi ordinari alla scuola pubblica,
nonostante le varie crisi finanziarie attraversate
anche più gravi dell'attuale.
Se nel passato, pur in modo contraddittorio, c'è
stata un'attenzione alla scuola come centro di
aggregazione giovanile aperto, cioè attrezzato
per accogliere una varietà di bisogni formativi
degli studenti e delle famiglie che vanno oltre
l'offerta didattica ordinaria, ora c'è una
drastica tendenza a distogliere dall'istruzione
pubblica quella domanda aggiuntiva di formazione,
come se fosse un lusso superfluo, e scaricarla sul
libero mercato con le sue spietate selezioni
censitarie.
Il
risparmio sul piano finanziario immediato è
innegabile, come è altrettanto innegabile la
crescita futura di costi di disgregazione sociale
che annulleranno e sopravanzeranno questo stesso
risparmio sul medio periodo. Inoltre, la Direzione
generale del Veneto ha aggiunto di suo una
ulteriore sforbiciata, sorda a qualsiasi istanza
di confronto, fino a questo momento, con i
dirigenti scolastici (almeno quelli di Padova):
non assicura più i fondi riservati per i docenti
impegnati nella pratica sportiva, con la trovata
ridicola di farli ricavare da parte delle scuole
dal fondo per l'offerta formativa (legge 440/97)
quando si sa benissimo che sono stati impegnati
dal Pof per altre attività all'inizio dell'anno
scolastico. Conseguenza immediata: tutte le
attività inerenti la preparazione alla pratica
sportiva sono all'improvviso prive di copertura
finanziaria, quindi, nel caso in cui non si
trovino altri finanziamenti, devono essere
sospese. E' venuto il momento in cui le
responsabilità per i disagi sociali provocati che
stanno scoppiando siano disseppellite dalle
anonime "involontarie" procedure
burocratiche.
Infine, ma è un capitolo appena iniziato, si sa
già che dal prossimo anno scolastico i docenti di
laboratorio, ex dipendenti della Provincia,
saranno messi in mobilità obbligatoria, anche
verso altri settori della Pubblica
Amministrazione: questo significa che dal prossimo
anno laboratori di fisica e chimica dei licei
scientifici sono a rischio di chiusura per
mancanza di personale esperto.
Così anche nell'attività curricolare prevale una
tendenza riduttiva, che porta a considerare
superflua proprio quella dimensione del saper fare
che "era" ritenuta fondamentale per il
rinnovamento della didattica.
Diventa sempre più patetico a questo punto, da
parte dei responsabili di queste scelte, simulare
ogni riferimento all'importanza sociale
dell'istruzione pubblica, a meno di una urgente,
indifferibile inversione di tendenza.
|