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SICUREZZA
DEGLI EDIFICI SCOLASTICI: LE COMPETENZE DEI DIRIGENTI E
I DOVERI DEGLI ENTI LOCALI
Lettera
al Corriere della Sera del dirigente scolastico Patrizia
Graziani
Sig.
Direttore,
sono un Dirigente scolastico che
da parecchi anni si occupa di sicurezza e prevenzione
dei rischi nelle scuole e sono stata stimolata a
scriverLe dopo aver letto l’articolo a firma Daniela
Monti dal titolo “Sicurezza a scuola, la legge
rinviata cinque volte” riportato a pagina 8
dell’edizione di venerdì 1 novembre.
La
giornalista fornisce un puntuale resoconto delle
proroghe di legge concesse agli Enti Locali per la messa
in sicurezza degli edifici scolastici, ma
l’informazione circa l’individuazione dei soggetti
obbligati alla manutenzione ordinaria e straordinaria
delle scuole e alla loro messa in sicurezza, non risulta
altrettanto precisa così come altre affermazioni
contenute non rispondono alla reale situazione.
Ritengo
debba essere specificato che i Dirigenti scolastici sono
stati individuati datori di lavoro, con conseguenti
responsabilità amministrative, civili e penali già nel
1996 senza tuttavia vedersi riconosciuti strumenti e
possibilità di intervento in materia poiché non sono
state assegnate specifiche risorse finanziarie per far
fronte agli adempimenti che le norme prevedono come
obbligatori.
La
giornalista afferma che non servono soldi per redigere
il documento di valutazione dei rischi: purtroppo ciò
non corrisponde al vero in quanto tale documento, per
essere utile e non fittizio, deve essere predisposto da
un professionista con specifiche competenze che non
lavora certo gratuitamente; i corsi di formazione per
gli addetti all’antincendio vanno affidati ai Vigili
del Fuoco che applicano tariffe stabilite dal Ministero
dell’Interno e che pesano sui magri bilanci delle
scuole; lo stesso discorso vale per la formazione degli
addetti al Pronto Soccorso. Nonostante le difficoltà
finanziarie molte scuole si sono attrezzate ed i
Dirigenti, nella maggior parte dei casi, hanno osservato
gli obblighi imposti dalla Legge, utilizzando soldi
destinati al funzionamento amministrativo e didattico ed
improvvisandosi ingegneri o elettricisti.
Per
dovere di informazione va puntualizzato che alcuni
adempimenti previsti dal D. L.vo 626/94 e successive
modificazioni ed integrazioni sono esercitati
direttamente dai Capi d’Istituto mentre altri sono di
competenza dei proprietari degli immobili e l’obbligo
dei Dirigenti si esaurisce con la segnalazione agli Enti
obbligati degli interventi di manutenzione da
effettuare, come recita lo stesso Decreto 626 e tutta la
normativa emanata in materia dal Ministero
dell’Istruzione.
In
quanto all’affermazione secondo la quale non vi è
multa né sanzione per i Presidi che non mettono in atto
le procedure previste, ritengo doveroso ribadire che
essi sono “datori di lavoro” e pertanto nel momento
dell’ispezione da parte degli organi preposti al
controllo, i Capi di Istituto sono chiamati a rispondere
personalmente delle loro inadempienze ed a volte anche
di quelle commesse dai soggetti che per norma sono
tenuti ad effettuare gli interventi (Amministrazioni
Comunali e Provinciali).
Riporto
sinteticamente un fatto personale a conferma delle
affermazioni riportate. Per garantire agli alunni una
scuola sicura, con il solo ed unico obiettivo di
esercitare correttamente il mio ruolo istituzionale di
Capo d’Istituto/datore di lavoro, al fine di
rispondere agli obblighi che mi impone la Legge in
materia di sicurezza e per sollecitare in maniera più
convincente il Comune ad eseguire gli interventi di sua
esclusiva competenza, nel maggio 2001 ho inoltrato una
delle tante richieste al Sindaco ed ho inviato la stessa
per conoscenza al locale Comando dei Vigili del Fuoco.
Nel marzo del 2002 un Ufficiale dei Vigili del Fuoco ha
compiuto un sopralluogo che si è concluso con un
verbale di accertamento e la prescrizione. Ho
immediatamente trasmesso per competenza il verbale al
Sindaco ed entro i termini assegnati, con mia piena
soddisfazione, il Comune ha effettuato gli interventi.
Purtroppo dieci giorni dopo un Ufficiale mi ha
notificato il pagamento di una pesante multa perché
comunque colpevole di omissioni in materia di sicurezza
come verificato durante il sopralluogo.
La
tragedia che si è abbattuta sulla scuola di San
Giuliano di Puglia dovrebbe far riflettere molte
coscienze e stimolare dibattito costruttivo e privo di
polemiche, diventare una opportunità per mettere in
luce le incongruenze della aggrovigliata normativa sulla
sicurezza degli edifici scolastici che individua nel
Capo d’Istituto il responsabile in materia a fronte
delle decisioni assunte a livello politico di concedere
continue proroghe per adeguare le scuole alle norme di
sicurezza che, va ricordato, risalgono al lontano 1955.
In
secondo luogo non può passare ancora sotto silenzio il
disinteresse e la latitanza degli Enti Locali che non
investono adeguatamente in sicurezza nelle scuole
preferendo impiegare denaro in altre opere pubbliche.
Gli interventi che programmano molte volte non sono
appropriati e risolutivi, ma solo rimedi precari e
spesso privi delle attestazioni di conformità alle
norme.
Come
riportato nel Suo quotidiano e come risulta dagli ormai
troppi monitoraggi effettuati da organi istituzionali e
non, la maggior parte degli edifici scolastici è priva
delle certificazioni obbligatorie e proprio per questo i
Dirigenti scolastici dovrebbero chiuderle salvo poi
incorrere nel reato di interruzione di pubblico
servizio.
Temo
che, terminata la fase dell’emotività e della
cronaca, cali di nuovo il silenzio e milioni di persone,
tra alunni ed operatori, tornino quotidianamente a
frequentare ambienti non adeguatamente protetti.
Le
scuole dovrebbero poter contare anche sul prezioso aiuto
degli organi di controllo ed in particolar modo dei
Vigili del Fuoco (oltre che delle A.S.L. e della
Protezione Civile) attraverso la loro presenza nelle
fasi di esercitazione degli alunni, durante le prove di
sfollamento rapido, di rischio sismico o ambientale;
purtroppo la loro disponibilità ad implementare la
cultura della prevenzione è insufficiente, non
forniscono alcun tipo di collaborazione o consulenza ai
Dirigenti scolastici giacché si dichiarano organi
ispettivi, ma il potere sanzionatorio di cui loro
dispongono dovrebbero esercitarlo prioritariamente nei
confronti dei soggetti responsabili delle inadempienze e
non dell’anello debole della catena perché i
Dirigenti scolastici non dispongono dei mezzi per
obbligare o costringere gli amministratori a realizzare
interventi nelle scuole, al più possono cercare di
essere persuasivi, di sensibilizzarli, di sommergerli di
richieste a mezzo Raccomanda A.R., ma nulla di più.
Anche il silenzio delle associazioni professionali e
delle organizzazioni sindacali di categoria sul problema
sicurezza è illuminante, nonostante il numero degli
incidenti nella scuola sia aumentato in maniera
esponenziale negli ultimi anni.
Anch’io
mi associo all’appello lanciato dalla mamma di Angelo
“vogliamo scuole più sicure” per non dover
vivere altre sciagure simili e perché in ogni caso il
rischio è quotidiano e gli infortuni nelle scuole sono
all’ordine del giorno anche se, per sola fortuna, non
sempre catastrofici.
Sig.
Direttore, non è questione di buona volontà, con
quella si fa poco. I Comuni e le Province considerano la
scuola una spesa e non un investimento in favore delle
giovani generazioni che in moltissimi casi trascorrono
gran parte della loro giornata in edifici fatiscenti,
adattati a scuole ma nati per altre finalità (ex
conventi, ex appartamenti, ex caserme, ex …) privi dei
più elementari ed anche poco costosi accorgimenti per
prevenire incidenti e infortuni, con arredi non
adeguati, senza abbattimento delle barriere
architettoniche.
Addolora
e rammarica costatare che servono eventi tragici per
attirare l’attenzione non solo dell’opinione
pubblica, ma anche dei politici e della stampa in ordine
ad un problema che tocca direttamente o indirettamente
tutte le famiglie italiane. Tutti i giorni ogni
Dirigente scolastico, ogni insegnante si scontra con la
questione della sicurezza per garantire agli alunni ed
alle loro famiglie il diritto di frequentare un ambiente
di apprendimento che oltre ad essere educativo risponda
ai requisiti di sicurezza; molto spesso è una battaglia
persa in partenza e se la scadenza 2004 sarà
ulteriormente rinviata perderemo anche la guerra ed i
bambini e la maestra per cui abbiamo pianto saranno
morti invano.
Porto
Mantovano, 04 novembre 2002
Dott.ssa
Patrizia GrazianI
Dirigente
scolastico
Istituto Comprensivo di Castel d’Ario (MN)
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