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Scuola
all'europea? Più soldi, meno personale
Il Giorno - 15 ottobre 2002
Se
per risolvere i problemi del sistema scolastico italiano
servissero gli scioperi, questa settimana verrebbe
annoverata come la più proficua della storia
repubblicana.
Non era capitato finora che l'attività didattica
venisse disturbata da uno sciopero proclamato il lunedì
dai Sindacati Autonomi, e dalla Cisl e Uil con replica
il venerdì da parte di Cgil e Cobas.
Purtroppo questa frattura oltre a complicare la vita
della scuola arreca ulteriore confusione nel fertile
associazionismo sindacale scolastico. Mentre quello
della Cgil è uno sciopero politico contro il governo e
dunque anche contro il ministro del Miur, la
manifestazione di ieri finisce per essere un sostegno
alla Moratti che da sola non è riuscita a scucire nella
finanziaria risorse aggiuntive per la scuola. I vincoli
europei di bilancio non consentono al Tesoro di
soddisfare le richieste dei ministeri della spesa, che
anzi vedono ridotte del 10% le loro disponibilità per
le spese generali e bloccate le assunzioni.
Per l'istruzione è stato evitato il blocco delle
assunzioni ma non sono stati ottenuti nuovi
finanziamenti necessari per i rinnovi contrattuali. Il
ministro dell'Economia ritiene che il contratto debba
essere sostenuto da risparmi derivanti da processi di
razionalizzazione del sistema che è stracarico di
personale.
E' noto infatti che i dipendenti del Miur sono circa
1.200.000 unità. Attribuire loro un aumento mensile di
sole 10.000 vecchie lire comporta per 13 mensilità un
onere annuo di circa 150 miliardi. Se si aumentano gli
stipendi di L.100.000 al mese occorre una manovrina per
sostenere la spesa.
Le prospettive non sono dunque rosee. Infatti le tre
grandi voci che svuotano le casse dello Stato sono la
Previdenza, la Sanità e il Pubblico Impiego; in
quest'ultimo comparto la scuola rappresenta la realtà
più significativa e più costosa. Il decremento
demografico ha poi ridotto gli alunni, cosicché
l'Italia registra un rapporto insegnanti - studenti che
non ha eguali in Europa e nel mondo.
Da almeno 12 anni il Parlamento vara leggi per
razionalizzare le istituzioni scolastiche senza però
conseguire effettivi e positivi risultati. Anzi il
passaggio del personale non docente dagli Enti locali
allo Stato ha portato a 250.000 unità i soli addetti
amministrativi ausiliari.
Oltre agli scioperi, occorrerà che i sindacati si
confrontino con il contesto europeo sul piano degli
stipendi ma anche su quello organizzativo per
riequilibrare nella scuola il rapporto occupazione -
retribuzione.
Enzo Martinelli
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