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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

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Scuola all'europea? Più soldi, meno personale

Il Giorno - 15 ottobre 2002

Se per risolvere i problemi del sistema scolastico italiano servissero gli scioperi, questa settimana verrebbe annoverata come la più proficua della storia repubblicana.
Non era capitato finora che l'attività didattica venisse disturbata da uno sciopero proclamato il lunedì dai Sindacati Autonomi, e dalla Cisl e Uil con replica il venerdì da parte di Cgil e Cobas.
Purtroppo questa frattura oltre a complicare la vita della scuola arreca ulteriore confusione nel fertile associazionismo sindacale scolastico. Mentre quello della Cgil è uno sciopero politico contro il governo e dunque anche contro il ministro del Miur, la manifestazione di ieri finisce per essere un sostegno alla Moratti che da sola non è riuscita a scucire nella finanziaria risorse aggiuntive per la scuola. I vincoli europei di bilancio non consentono al Tesoro di soddisfare le richieste dei ministeri della spesa, che anzi vedono ridotte del 10% le loro disponibilità per le spese generali e bloccate le assunzioni.
Per l'istruzione è stato evitato il blocco delle assunzioni ma non sono stati ottenuti nuovi finanziamenti necessari per i rinnovi contrattuali. Il ministro dell'Economia ritiene che il contratto debba essere sostenuto da risparmi derivanti da processi di razionalizzazione del sistema che è stracarico di personale.
E' noto infatti che i dipendenti del Miur sono circa 1.200.000 unità. Attribuire loro un aumento mensile di sole 10.000 vecchie lire comporta per 13 mensilità un onere annuo di circa 150 miliardi. Se si aumentano gli stipendi di L.100.000 al mese occorre una manovrina per sostenere la spesa.
Le prospettive non sono dunque rosee. Infatti le tre grandi voci che svuotano le casse dello Stato sono la Previdenza, la Sanità e il Pubblico Impiego; in quest'ultimo comparto la scuola rappresenta la realtà più significativa e più costosa. Il decremento demografico ha poi ridotto gli alunni, cosicché l'Italia registra un rapporto insegnanti - studenti che non ha eguali in Europa e nel mondo.
Da almeno 12 anni il Parlamento vara leggi per razionalizzare le istituzioni scolastiche senza però conseguire effettivi e positivi risultati. Anzi il passaggio del personale non docente dagli Enti locali allo Stato ha portato a 250.000 unità i soli addetti amministrativi ausiliari.
Oltre agli scioperi, occorrerà che i sindacati si confrontino con il contesto europeo sul piano degli stipendi ma anche su quello organizzativo per riequilibrare nella scuola il rapporto occupazione - retribuzione.
Enzo Martinelli

 

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