SCUOLE
LIBERE DAL FUMO:
IL
RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
Editoriale
n. 53 dell’11 novembre 2002
di
Paolo Quintavalla
In
memoria del caro Franco, vittima del fumo, che
conosceva i rischi ma, purtroppo, non ha saputo
smettere
Ieri, in
occasione della Giornata Nazionale della lotta
contro i tumori”, il Presidente della Repubblica
Ciampi ha affermato: “Il
fumo fa male, sempre e comunque, in nessun
caso può essere considerato neutrale”. La
sua affermazione è stata giustamente ripresa
sulle prime pagine di tutti i giornali. Si tratta
di un segnale forte in linea con l’orientamento
politico di contrasto del tabagismo che emerge
dalla recente approvazione della legge contro il
fumo da parte del Senato. L’Italia, come al
solito, è in ritardo anche su questa battaglia di
civiltà a difesa della salute dei cittadini,
fumatori o non fumatori. Meglio tardi che mai. Ma
non vorremmo che tutto si riducesse ad una sterile
campagna pubblicitaria occasionale o a sciocche
crociate moralistiche e colpevolizzanti nei
confronti di chi ha contratto il vizio del fumo.
Reprimere il fenomeno non basta e le sanzioni
lasciano il tempo che trovano. E’ essenziale,
invece, informare scientificamente i
cittadini per prevenire l’affermarsi dei
modelli comportamentali dei tabagisti. Da questo
punto di vista la scuola e, in particolare, i Capi
d’Istituto possono e devono fornire un
contributo determinante per rendere consapevoli
gli studenti sui pericoli potenziali che corrono
nel diventare precoci fumatori.
I danni
sociali e individuali della pratica del fumo,
infatti, non sono ancora conosciuti a livelli di
massa. Infatti:
- Quanti
sanno, ad esempio, che una boccata di fumo
contiene circa 4.000 sostanze chimiche nocive
e che sono gli stessi prodotti da combustione
che escono dai tubi di scappamento delle auto(fonte:
Piero Angela - "Superquark")?
- Quanti
sanno che il monossido di carbonio, temibile
gas mortale, è solo una di queste 4.000
schifezze mefitiche che fumatori e non
fumatori respirano? Quanti sanno che esso
aggredisce l’emoglobina del sangue
impoverendola di ossigeno e diminuisce,
quindi, il nutrimento dei tessuti, provocando
l’ingiallimento della pelle, la caduta dei
capelli, l’invecchiamento precoce e la riduzione
della capacità respiratoria?
- Quanti
sanno che la nicotina, una di queste 4.000
sostanze nocive, provoca dipendenza al pari di
una qualsiasi droga, induce l’aumento della
frequenza cardiaca e, quindi, stressa il
cuore, aumentando le difficoltà circolatorie?
- Quanti
sanno che l’abitudine del fumo provoca nei
polmoni il deposito di uno strato progressivo
di catrame (lo stesso bitume nero che si usa
per asfaltare le strade) che rende
difficoltosa o impedisce gradualmente la
corretta respirazione?
- Quanti
sanno che occorrono dai 10 ai 15 anni, anche
dopo che si è smesso di fumare, per eliminare
totalmente dai polmoni questo strato di
catrame?
- Quanti
sanno che il fumo rende rigidi i vasi
sanguigni e, quindi, predispone alle malattie
cardiovascolari, moltiplicando le possibilità
di subire infarti ed ictus, prime cause di
morte in assoluto nella popolazione dopo i 40
anni? Quanti sanno che il calore della
sigaretta incide negativamente sulle
coronarie, ispessendole?
- Quanti
sanno che il fumo aggrava o provoca le
malattie respiratorie in quanto lede
gravemente l’albero bronco-polmonare
generando asma e bronchite cronica e, nei casi
più gravi, anche tumori? E non si tratta più
di correlazioni ma di certezze statistiche.
- Quanti
sanno che il fumo (notoriamente svolge una
funzione di vasocostrizione) non è affatto un
simbolo di virilità perché provoca negli
uomini, in prospettiva, depotenziamento delle
funzioni erettili (funzioni, al contrario, che
richiedono indubitabilmente , come è noto,
abbondante vasodilatazione)?
- Quanti
sanno che il fumo provoca nelle donne una
accentuata diminuzione della fertilità e il
rischio di dare alla luce bambini sottopeso
che sono maggiormente vulnerabili nella fase
della crescita?
- Quanti
sanno che il fumo indotto o passivo è
scientificamente pericoloso, secondo
l’autorevole conferma dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, quanto il fumo
diretto? Quanti sanno che coloro che respirano
il fumo degli altri, nei bar, nei ristoranti,
negli uffici, nelle case rischiano conseguenze
gravi quanto i fumatori?
- Quanti
sanno con precisione che in Italia il fumo
provoca direttamente 30.000 morti all’anno
per tumori polmonari e, indirettamente, 80.000
morti per malattie collaterali, indotte o
aggravate (infarti ed ictus)? Quanti sanno che
ogni anno nel mondo muoiono 4 milioni di
persone, una ogni 8 secondi, per malattie da
fumo?
- Quanti
sanno che l’abitudine precoce al fumo può
portare, in seguito, per predisposizione e
assuefazione alla nicotina, all’assunzione
di droghe più pesanti? Quanti sanno che la
controprova di questa affermazione si verifica
nel fatto che non esistono tossicodipendenti
che non siano anche fumatori (chi non fuma non
si droga)?
- Quanti
sanno che la collettività è costretta a
sostenere l’onere di circa 50.000/60.000
miliardi di vecchie lire per le cure e le
degenze ospedaliere dei malati di cancro,
per la cura degli ictus o degli infarti
provocati dal fumo?
Se
questo è il quadro dei danni rilevanti, dei
rischi potenziali nei confronti degli individui e
della società e delle gravi conseguenze per la
salute dei cittadini provocati dal tabagismo ogni
inerzia o indifferenza al problema è colpevole.
Credo che la scuola sia il luogo più adatto, per
le sue peculiari finalità educative, per
trasmettere modelli positivi di educazione alla
salute e per lanciare campagne di prevenzione del
tabagismo. Non è un mistero per nessuno,
purtroppo, che spesso e paradossalmente è proprio
la scuola l’ambiente di elezione per la
trasmissione dei modelli di pratica del fumo.
Capita spesso, infatti, di effettuare conferenze
di servizio tra Capi d’Istituto o Collegi dei
Dirigenti in scuole superiori e di osservare,
durante la pausa delle lezioni, i giovani
adolescenti intenti in gran parte a fumare le loro
sigarette nei corridoi, spesso in compagnia dei
loro insegnanti fumatori. Capita di osservare che
questi comportamenti non vengano né sanzionati né
repressi ma tranquillamente tollerati. Capita,
talvolta, di osservare il preside stesso avvolto
in una nuvola di fumo, dedicarsi alla pratica in
pubblico da accanito fumatore. Capita di osservare
per le strade con grande frequenza frotte di
ragazzine e di ragazzini delle scuole medie che
camminano con la sigaretta alla bocca o in mano.
Spero
che il Ministero, dopo l’imminente approvazione
della legge, lanci
nelle scuole italiane concrete iniziative
di sensibilizzazione sul tema dell’informazione
scientifica e della prevenzione dei danni da
tabagismo. In Emilia Romagna è partita nei mesi
scorsi una proposta interistituzionale dal titolo
“Scuole libere dal fumo” che vede
impegnate la Regione, gli Enti Locali, le Asl, le
scuole autonome in questa lodevole impresa. Sono
convinto che i Dirigenti scolastici abbiano il
dovere di esercitare una funzione di primo piano
in questo specifico settore di intervento, in
primo luogo perché di fatto rappresentano il
ruolo di opinion leaders all’interno dei
propri Istituti. Il problema del fumo è
sicuramente maturo ed emergente a livello di
opinione pubblica e deve essere affrontato da
tutti alla ricerca di soluzioni positive. Né si
può dimenticare che è interesse comune delle
scuole e delle famiglie che i giovani, studenti da
un lato e figli dall’altro, rifiutino la facile
ma pericolosa seduzione del sentirsi grandi con la
sigaretta in mano. I giovani, attraverso
l’esempio dei loro dirigenti scolastici, dei
loro insegnanti e dei loro genitori, devono essere
consapevoli che fumare fa male non solo a se
stessi ma anche agli altri. A patto, naturalmente,
che dirigenti, insegnanti e genitori non
pretendano di educare gli studenti o i figli
semplicemente affermando, magari con la sigaretta
in bocca, che il fumo fa male. Qui conta la
coerenza dei comportamenti, più che il vigore
delle affermazioni.
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