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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

DIRIGERE SCUOLE IN UN MARE DI GUAI E IN UN MONDO DI SCONTENTI

Editoriale n. 51 del 22 settembre 2002

di Paolo Quintavalla

Mai come in questo inizio del nuovo anno scolastico si sono addensati tanti e gravi problemi aperti e tanti motivi di preoccupazione ed inquietudine all’interno del mondo della scuola. Sappiamo bene, non tanto per averlo studiato sui libri e nei corsi per la dirigenza ma per averlo sperimentato nella pratica professionale quotidiana, quanto l’attività del dirigere scuole sia complessa, impegnativa e difficile anche nell’ordinario. Ma dirigere scuole in un mare di guai, nello straordinario e nella continua emergenza, come siamo costretti attualmente e come prevedibilmente saremo costretti ancora di più nel prossimo futuro, si sta rivelando sempre più fonte di inutili frustrazioni personali e situazione priva di prospettive confortanti per la positiva evoluzione del sistema scolastico.

Proviamo ad elencare gli aspetti più rilevanti che incidono negativamente sull’esercizio della professione dirigenziale e che si ripercuotono a cascata sia sul piano dell’organizzazione e del funzionamento complessivi delle Istituzioni scolastiche, sia sul correlato esercizio delle altre professionalità (in primis quella docente) presenti al loro interno.

Esiguità ed incertezza dei finanziamenti

Durante un recente incontro il Collegio dei Dirigenti scolastici della provincia di Parma ha approvato all’unanimità un documento, rivolto al Miur, ai Sindacati e agli organi di stampa, in cui si legge:" Il Collegio dei Dirigenti scolastici della provincia di Parma riunito in data 18.9.02, esaminati i gravi ed irrisolti problemi di gestione delle Istituzioni scolastiche all’inizio di questo nuovo anno denuncia quanto segue:

  1. Non sono ancora state comunicate dal Ministero le disponibilità finanziarie ordinarie da iscrivere a Bilancio per le spese indispensabili ad assicurare il funzionamento minimo essenziale delle scuole.
  2. Non è ancora stata comunicata l’entità dei fondi per la realizzazione dei progetti nell’ambito dell’Autonomia (L. 440/97) con il rischio di impedire l’attuazione dei Piani dell’offerta formativa, già elaborati dalle singole istituzioni.
  3. Non sono ancora stati confermati gli stanziamenti per il Fondo di Istituto e per le Funzioni obiettivo e ciò rende impossibile la programmazione e l’attribuzione degli incarichi di collaborazione dei docenti, necessari per il normale funzionamento delle scuole.
  4. Non sono ancora pervenute indicazioni in merito alle funzioni aggiuntive destinate al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, e ciò rende impossibile l’attribuzione degli incarichi e il conseguente espletamento di particolari attività organizzative delle scuole.
  5. A causa dei meccanismi contabili previsti dal monitoraggio dei flussi di cassa, le scuole non dispongono ancora delle risorse già riconosciute nell’esercizio finanziario 2001.

Il Collegio dei Dirigenti scolastici ritiene che in queste condizioni diventi estremamente difficoltoso se non impossibile assicurare un ordinato e regolare inizio dell’anno scolastico e che si profili il rischio di una grave compromissione della qualità del servizio."

Il problema denunciato, ovviamente, riguarda tutte le scuole italiane.

Nel caso specifico del Circolo che dirigo la sopravvivenza della struttura (880 alunni, 40 classi, 79 docenti, 25 ATA) è affidata, in sostanza, ai contributi alle spese versati volontariamente dalle famiglie. Lo scorso anno, infatti, a fronte di uno stanziamento ministeriale ordinario di circa 15.000 euro le spese per il funzionamento minimo essenziale si sono aggirate intorno ai 25.000 euro. Ho dovuto accettare, mio malgrado, un ruolo ingrato, volontaristico e un po’ umiliante di questuante presso banche, Fondazioni, Ditte. Questa attività mi ha consentito, tuttavia, previa presentazione di progetti, di acquisire al bilancio della scuola l’equivalente di circa 18.000 euro aggiuntivi negli ultimi tre anni. So che molti colleghi fanno altrettanto e so che alla fine, tutti ci arrangiamo per far quadrare i conti e garantire il massimo di qualità del servizio. Ma è giusto continuare così? Ma siamo davvero costretti a continuare così? Non abbiamo come D.S., forse, il diritto di investire le energie in compiti più creativi, progettuali e di sviluppo?

La nuova legge Finanziaria

In queste drammatiche condizioni si annuncia con la nuova legge Finanziaria una drastica riduzione degli stanziamenti (circa il 10%) per tutti i Ministeri. A pagare il prezzo più alto del dissesto dei conti pubblici saranno, secondo il coro unanime degli organi di stampa, soprattutto i settori della scuola e della Sanità. Ma come faremo a far quadrare i conti, con nuove restrizioni?

Con la prevista introduzione dell’insegnante prevalente nella scuola elementare, che significa quasi il ritorno al docente unico, si profila il taglio di 70.000 posti di insegnamento. Ma come faremo a garantire con un quarto o un terzo di risorse professionali in meno la qualità dei piani dell’offerta formativa? Questo intervento spazza via la legge 148/90 e la riforma degli ordinamenti della scuola primaria, contrastata da una parte dei docenti all’inizio ma ormai accettata ed entrata nel costume professionale. Esso introduce di nuovo l’”insegnante tuttologo” e prefigura nuove gerarchie tra i docenti. Ma come faremo a rispettare i principi della contitolarità di fatto e della pari dignità professionale, fortemente sentiti dai docenti, nelle situazioni future in cui solo ad uno dovranno essere assegnate in una sola classe quasi tutte le discipline?

La frustrazione del personale della scuola

L’elemento più rilevante che colpisce l’osservatore esterno ma che si coglie vivo e palpabile all’interno del mondo della scuola è, senza dubbio, la frustrazione del personale. Questo profondo senso di frustrazione colpisce tutti, non risparmia nessuno e compone una miscela esplosiva che spesso produce in molti sfiducia generalizzata, demotivazione professionale, rassegnazione, rifiuto dei doveri, riluttanza o rinuncia di fronte all’impegno, refrattarietà ai progetti.

1.        La frustrazione dei docenti

Non è un caso, secondo una recente e attendibile ricerca Eurispes, che il 57% dei docenti sia scontento della propria professione e aspiri a cambiare mestiere. Non si tratta soltanto, come è evidente, della conseguenza delle basse retribuzioni ma anche del mancato riconoscimento sociale del loro ruolo che a ciò è connesso. Essi aspirano, giustamente, ad un trattamento economico di livello europeo che sembra, purtroppo, lontano dal potersi realizzare, viste le attuali condizioni delle disastrate finanze pubbliche. La frustrazione, quindi, è destinata ad aumentare per il combinato disposto del prevedibile peggioramento delle condizioni di lavoro e per la mancanza sostanziale di prospettive di miglioramento economico.

2.        La frustrazione dei Direttori SGA

Chi ha la fortuna, come nel mio caso, di poter contare sulla collaborazione piena e preziosa di un Direttore dei Servizi generali e Amministrativi solerte e competente sa quanto sia importante questa figura per la qualità del servizio. Senza un Direttore capace, esperto nella gestione del bilancio e del personale ATA, il dirigente non potrebbe svolgere efficacemente il proprio compito specifico e complessivo di direzione, promozione e coordinamento delle attività all’interno degli Istituti. Essi aspirano, giustamente, ad un livello di retribuzione che è proprio dei quadri ad elevata qualificazione professionale. Ma si dà il caso che siano stati anch’essi penalizzati in occasione dell’ultimo contratto di categoria. Chiedevano legittimamente l’equiparazione ai Direttori Amministrativi dei Conservatori e delle Accademie. Sembrava un obiettivo conseguito ma una ignota manina sindacale, nella classica notte buia e tempestosa, ha scritto sul testo definitivo del contratto, cancellando gli accordi precedenti già formalizzati in una bozza, che dovevano accontentarsi del 70%… Riuscirà il prossimo Contratto di categoria ad incentivare adeguatamente questa specifica professionalità?

3.        La frustrazione dei presidi incaricati e la vicenda dei concorsi dirigenziali

Il prossimo anno saranno vacanti circa 4.000 posti da dirigente sui 10.800 in organico. Una Istituzione scolastica italiana su tre è priva di titolare. I concorsi non vengono banditi da oltre 10 anni. In queste condizioni oltre 1500 presidi incaricati hanno assicurato in questi anni un prezioso ruolo di supplenza nell'esercizio della funzione dirigenziale. Essi hanno acquisito sul campo la professionalità e l'esperienza necessarie per esercitare la pienezza e la titolarità giuridica del ruolo dei dirigenti. Da anni i Governi hanno ripetutamente e periodicamente promesso l'emanazione dei bandi di concorso, sia riservati sia ordinari, ma gli interessati attendono ancora vanamente. Ciò crea non solo limiti evidenti alla piena funzionalità del servizio nelle sedi prive di dirigente titolare, a causa della precarietà e del continuo avvicendarsi dei sostituti ma anche evidenti frustrazioni tra gli incaricati. Non è da sottovalutare, infine, la frustrazione dei docenti che vedono preclusa ogni prospettiva di carriera, a causa del contemporaneo blocco dei concorsi ordinari. La situazione è talmente indecente, fuori da ogni logica e da ogni legalità, che l'ANP è stata indotta al passo estremo di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo per costringere il Governo a bandire i concorsi. Intanto anche in questo settore la frustrazione è destinata ad aumentare...

4.        La frustrazione dei Dirigenti

La nostra specifica frustrazione, in genere, è nota, almeno a chi esercita questa professione. Siamo diventati i parafulmini di tutte le situazioni anomale, i capri espiatori e i collettori di tutte le frustrazioni. Terminali obbligati dei ritardi, delle inadempienze dell’Amministrazione, privi spesso di strumenti e di risorse, costantemente alle prese con una normativa elefantiaca e farraginosa che alimenta a dismisura il contenzioso e ingrassa le tasche degli avvocati. Dirigenti presidenti di Collegi Docenti che rischiano, talvolta, di trasformarsi in psicodrammi collettivi, non appena le tante frustrazioni si sommino o si scontrino fino a raggiungere il livello di guardia. Equiparati a datori di lavoro, senza capacità di spesa, e martiri obbligati della normativa incoerente sulla sicurezza degli edifici scolastici. Responsabili di risultati ma spesso costretti all’impossibilità di attivare validi rapporti di collaborazione. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Resta da osservare che questi problemi esistevano anche diversi anni fa, in una situazione in cui gli stipendi dei presidi e dei direttori didattici erano indecenti e scandalosamente bassi rispetto ai compiti e al ruolo rivestito.

I dirigenti scolastici avevano nel primo contratto un obiettivo fondamentale da conseguire: l’equiparazione retributiva con le altre dirigenze pubbliche. Il suo recente esito ci ha chiarito che tale obiettivo è stato parzialmente raggiunto (solo per la parte che riguarda lo stipendio tabellare). L’obiettivo dell’allineamento per la parte riguardante la retribuzione accessoria permane, quindi, come condizione minima anche in questo secondo contratto. I D.S. sono consapevoli di essere ancora in credito, visto che giocano il loro campionato, diciamo così, nella serie C della dirigenza pubblica. Non hanno dimenticato che questa legittima aspirazione alla serie B è riconosciuta valida e di diritto in ben tre atti di indirizzo. Non hanno dimenticato le tante promesse sempre tradite delle diverse forze politiche. Ma non può bastare, certamente, l’allineamento con gli altri dirigenti pubblici italiani. Questo rappresenta, sicuramente,  l’obiettivo minimo, legittimo e dovuto. Anche i D.S. italiani aspirano all’equiparazione retributiva con i dirigenti scolastici europei, soprattutto se si viene a sapere che una preside inglese rifiuta la retribuzione di 60.000 sterline ( circa 90.000 euro, corrispondenti a circa 180 milioni di vecchie lire)…

Non sappiamo se nella prossima Finanziaria siano previste risorse per il nostro contratto. Se nulla fosse stanziato sarebbe una ulteriore beffa umiliante per una categoria a cui è stato promesso ripetutamente, formalmente e pubblicamente il completo allineamento retributivo.

Chi ha fortemente creduto nell'Autonomia ora si accorge che questa rischia di trasformarsi in nozze con i fichi secchi. Chi ha fortemente creduto nella Dirigenza ora di accorge che questa rischia di trasformarsi in un guscio tanto pieno di impegni, doveri e responsabilità quanto povero di riconoscimenti e di gratificazioni. Certo, continueremo a dirigere le scuole sia pure in un mare di guai, in comunità affollate, per varie ragioni, di scontenti e con sempre minore entusiasmo, anzi, con crescente, amaro disincanto...

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