MA DOVE METTIAMO LA COMPETENZA E LA RESPONSABILITA’?

 

Editoriale n. 41 del 15 febbraio 2002

 

di Paolo Quintavalla

 

La notizia è apparentemente minore e rischia di passare inosservata. Durante l’audizione di fronte alla VII Commissione della Camera in merito alla riforma degli OO.CC. la Cgil Scuola ha proposto di non attribuire la presidenza del Consiglio di Amministrazione (o Consiglio dell’Istituzione) al dirigente scolastico, come è previsto dalla formulazione attuale del DDL in corso di approvazione al Parlamento, ma di mantenere inalterata la situazione esistente che vede la presidenza del Consiglio di Circolo affidata ad un genitore. Questo sindacatovaluta con preoccupazione” tra i punti “contenuti in  alcuni dei DDL attualmente in discussione”:

La presidenza del CDA affidata al Dirigente Scolastico [che] entra in forte contraddizione con la distinzione dei compiti di indirizzo e di controllo, infatti se il CDA ha funzione di indirizzo non può essere presieduto da chi ha titolarità e responsabilità della gestione quotidiana dell'offerta.  Una tale commistione di poteri non garantisce certo la gestione trasparente di tutte le risorse umane e strumentali. Appare quindi più coerente  l'attribuzione della presidenza alla componente dei genitori.

Chi scrive ha vissuto con entusiasmo la stagione pionieristica della prima introduzione degli OO.CC. nella scuola nella seconda metà degli anni settanta e ha condiviso le istanze della “partecipazione democratica” e della costruzione della “comunità educante” raccordata con il territorio. Ma non ha affatto condiviso la deriva assemblearistica e i molti aspetti di vuota e formale ritualità che tali organi hanno assunto nel corso del tempo. In molti, troppi casi l’esperienza ha insegnato che buona parte degli incontri collegiali si rivelavano, al di là delle intenzioni e nella migliore delle ipotesi, perdita di tempo e spreco di energie oppure, nella peggiore, fonte di conflittualità tanto accesa quanto inutile. Ben presto molti hanno dovuto prendere atto, per usare una metafora banale, che il gatto non acchiappava il topo.  Gli strumenti messi a disposizione, infatti, non erano adeguati e coerenti rispetto agli scopi dichiarati.

I punti critici sui quali si è determinata la frizione sono sostanzialmente due, la competenza e la responsabilità. Esaminiamo i due aspetti:

Resta da sottolineare che il dirigente scolastico non solo è l’unico soggetto che offre assolute garanzie di competenza professionale e di responsabilità giuridica ma è anche l’unica figura, collocata strategicamente al centro del processo organizzativo all’interno del complesso sistema di relazioni, equidistante da tutti gli interessi in gioco tra le varie componenti della comunità scolastica. Il D.S. essendo preposto alla gestione unitaria delle risorse umane, finanziarie e materiali dell’Istituto scolastico e rivestendo il ruolo di unità centrale del processo organizzativo è, conseguentemente, l’unica figura che può e deve porsi come garante dei diritti di tutte le componenti in ordine:

·        alla libertà di insegnamento dei docenti

·        all’effettivo esercizio dei diritti degli alunni e della qualità dell’apprendimento

·        al perseguimento delle ragioni e dei fini istituzionali e della qualità del servizio

·        al rispetto della libertà delle scelte delle famiglie e dei diritti dell’utenza

·        alla realizzazione del piano dell’offerta formativa in un ottica di integrazione e dialogo con altri soggetti istituzionali del territorio

Evidentemente tutte queste ragioni per la Cgil Scuola non valgono. La posizione di questo sindacato è retrospettiva rispetto al nuovo assetto giuridico autonomistico delle istituzioni scolastiche e alle nuove attribuzioni giuridiche dei dirigenti scolastici.

Sul piano generale e astratto la distinzione tra funzione di indirizzo e funzione di gestione, che viene chiamata in causa per giustificare la negazione della presidenza del CDA al dirigente scolastico, ha una sua plausibilità. Ma sul piano specifico e concreto appare priva di ogni funzionalità per le ragioni sopra esposte. Ed è curioso che si giustifichi il fatto in questi termini: “non può essere presieduto da chi ha titolarità e responsabilità della gestione quotidiana dell'offerta”. Si deve dedurre che dovrebbe presiedere tale organismo chi non ha alcuna responsabilità? E che dovrebbe presiedere tale organismo chi non ha alcuna competenza specifica e accertata?

Ed è altrettanto curioso che tra le motivazioni ci sia questo timore“certo”: “Una tale commistione di poteri non garantisce certo la gestione trasparente di tutte le risorse umane e strumentali”. Ma la legge 241/90 non basta per la trasparenza degli atti e delle procedure? Si teme, forse, una gestione occulta con trafugamento notturno degli atti? Non è, forse, nella scuola tutto soggetto a verifica e controllo da parte di organismi e soggetti istituzionali diversi? E non deve il dirigente scolastico, a norma del nuovo contratto, rispondere in ogni caso pubblicamente dei risultati complessivi di gestione e del proprio operato?

A chi giova un dirigente magari dimezzato e impastoiato da una presidenza formale e solo di facciata attribuita ad un genitore fatalmente privo di competenza? Quale sarebbe il vantaggio reale per l’istituzione scolastica e per la funzionalità del servizio? Si ha, forse, paura che il dirigente scolastico abbia poteri corrispondenti alle connesse responsabilità?

Osserviamo, di passaggio, che queste posizioni provengono da quello stesso sindacato che ancora negli anni ottanta propugnava l’ipotesi irresponsabile del “preside elettivo” (anch’esso privo di specifiche e accertate competenze e fatale ostaggio del Collegio dei Docenti). E provengono, purtroppo, da quello stesso sindacato che non ha perso occasioni durante quest’ultimo anno per imporre alla categoria un contratto economicamente dimezzato. E c’è da consolarsi solo se si pensa al peggio, come nel caso di CUB e UNICOBAS che sembrano proporre ancora oggi, nella scuola della complessità, l’abolizione della figura del dirigente scolastico!

Occorre dire, per completezza di informazione, che mentre nelle vicende contrattuali il fronte dei sindacati confederali era unito, in questa specifica occasione si è diviso. La Uil scuola si è dissociata da queste ipotesi e sia nel recente congresso, sia nella recente audizione parlamentare si è così espressa:  Promemoria per la 7ª commissione camera deputati - Riforma degli organi collegiali nelle scuole dell'autonomia - Oggi la scuola autonoma è la rappresentanza dello Stato in materia di offerta formativa. Gli organi collegiali della scuola sono fermi ad una legge di 27 anni fa. Un modello ormai superato che ha pochi punti di contatto con le nuove scuole dell'autonomia. Secondo la proposta Uil, il collegio dei docenti va strutturato per dipartimenti, suddivisi per aree disciplinari o per singole discipline. Nel consiglio d'istituto, la partecipazione va resa più moderna e aderente alle esigenze di ogni territorio con presenze esterne in grado di indicare le potenzialità del territorio (impresa, lavoro) oltre che genitori e studenti. In questa ottica il dirigente scolastico può presiedere il consiglio d’istituto.”

Non abbiamo alcuna simpatia né alcuna nostalgia per i modelli autoritari. Crediamo, invece, che sia nell’interesse della scuola nel suo complesso l’adozione di un modello funzionale di dirigenza autorevole. In questo senso l’attribuzione della presidenza del CDA al dirigente scolastico è pienamente richiamata e giustificata dal complesso di responsabilità e di competenze che connotano sul piano giuridico-professionale la sua figura.